Siamo di fronte all’ennesimo blocco burocratico-istituzionale

Nessuna risposta ufficiale, nonostante l’invito rivolto all’amministrazione comunale di prendere parte il 23 novembre  alla  Conferenza stampa a Palazzo dei Leoni, quando sembrava che il Comune di Messina avesse fatto dietro-front alla delibera di giunta contestata dal circolo arci Thomas Sankara. Infatti, lunedì stesso l’assessore all’urbanistica rendeva esplicite dichiarazioni sull’intenzione di cambiare prassi amministrativa:  <> articolo pubblicato su “Tempo Stretto” a firma di Antonclaudio Pepe. Eppure nelle stanze di Palazzo Zanca nulla si sa, nulla si risponde. Siamo di fronte all’ennesimo blocco burocratico-istituzionale consequenziale all’adozione da parte del governo del “Pacchetto Sicurezza” che nei fatti non garantisce i diritti  umani fondamentali delle cittadine e dei cittadini migranti.

E’ grave che un’amministrazione dello stato non risponda ad un’opposizione presentata da un ente di tutela che sottolinea l’urgenza sociale della querelle. Ancor di più pericola ci appare la scelta dell’Amministrazione di non intervenire nell’adozione di una prassi per il rilascio della certificazione per la “carta soggiorno”. Infatti, l’amministrazione ha deliberato esclusivamente sulla certificazione relativa al ricongiungimento familiare ed alla regolarizzazione contributiva dei migranti, ha “chiuso” il precedente ufficio idoneità alloggio  quindi non è possibile ottenere una certificazione comunale relativa all’ottenimento della “carta soggiorno”, ovvero permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo. Una vera e propria omissione di legge perché l’Amministrazione Comunale è l’unico soggetto obbligato al rilascio di tale certificazione. La città non risponde, nessun altra protesta pubblica spinge ad una levata di scudi da parte del comune di Messina, è l’effetto di una politica da apartheid. La consapevolezza di una violazione di legge non spinge l’amministratore a rettificare le scelte intraprese, perché i destinatari sono cittadini senza voto e spesso senza volto.

 

Cronistoria

La disponibilità di un alloggio, garantito dal datore di lavoro, idoneo e “certificato” dall’Amministrazione Comunale o dall’AUSL, costituiva già prima del pericolosissimo pacchetto sicurezza un ostacolo a diritti costituzionalmente garantiti e sanciti in Convenzioni internazionali ratificate dall’Italia, ed era già una norma vessatoria e discriminante. Un vero incubo per quei migranti con un contratto di affitto non registrato o con una casa non abbastanza grande secondo i parametri minimi dell’edilizia residenziale pubblica. Il Circolo Arci Thomas Sankara ha promosso negli anni mobilitazioni di vario tipo, sit-in, scioperi della fame per riuscire a mitigare il peso della burocrazia e il rapporto con l’amministrazione comunale per il rilascio di tale certificazione.Infatti, già qualche anno fa, l’amministrazione comunale di centro-destra aveva optato per una procedura che non rispondeva affatto a criteri di semplificazione, efficacia, garanzia del diritto, richiedendo certificazioni e perizie di ogni tipo (impianto elettrico, perizie giurate,etc), travalicando di gran lunga l’intenzione della legislazione allora vigente. La mobilitazione ha portato ad una semplificazione della procedura stabilita in seno al Consiglio Territoriale per l’Immigrazione in accordo con l’Amministrazione Comunale : l’autocertificazione del padrone di casa. Negli anni abbiamo sempre monitorato l’accesso a tale certificazione, e abbiamo registrato, già ad inizio del 2009, l’inizio di ulteriori verifiche ovvero il mancato accoglimento di domande corredate da ricevute postali per il primo rilascio del permesso di soggiorno e da ricevute di iscrizione e/o variazione anagrafica in attesa da mesi della nuova residenza. Poi i tempi di rilascio si sono inspiegabilmente allungati, mesi di attesa, che sono diventati anche quattro in alcuni casi. Infine, ad agosto senza preavviso l’ufficio preposto non ha accettato più alcuna istanza, in attesa di “armonizzare” il procedimento amministrativo al pacchetto sicurezza. l’Arci ha quindi presentato un reclamo d’urgenza al sindaco ed agli assessori con delega per l’immigrazione ed i servizi sociali, per interruzione di pubblico servizio. A fine settembre la giunta comunale sceglie di risolvere la questione con l’adozione di una delibera, che equipara il certificato di idoneità alloggiativa al certificato di abitabilità. In piena violazione di legge si introducono requisiti illegittimi e si aprono le maglie a rilevazioni fatte esclusivamente da periti esterni rendendo il procedimento gravoso anche dal punto di visto economico. A settembre il circolo Arci Thomas Sankara ha immediatamente presentato opposizione alla delibera.