“Io proverei ad avere la stessa crudeltà che hanno avuto loro: non abbatterli, ma pestarli a sangue”,
“È ufficiale: i cani che hanno ucciso il piccolo Giorgio verranno abbattuti su richiesta del Magistrato. Evviva! E voi pseudo-animalisti, pregate per quelle due belve sperando che le ritroviate in Paradiso, spero presto!”
Queste sono soltanto alcune fra le dichiarazioni disseminate per i social network, qualche ora dopo la morte di Giorgio, 14 mesi. Il bimbo avrebbe perso la vita in circostanze non ancora chiare, “per mano” dei due cani di casa, esemplari di Dogo Argentino di cui il grande pubblico non conosce sesso né età. Gli animali, immediatamente posti sotto sequestro, sono stati allontanati dall’abitazione e condotti presso il Canile Municipale di Catania, a pochi chilometri da Mascalucia, dove si sarebbe invece consumato il “delitto”.
Nonostante molti fra i dettagli di quanto accaduto non siano stati resi noti, opinionisti adirati, animalisti stizziti e persino semplici vacanzieri annoiati non hanno esitato a dire la loro: in pochi minuti le maggiori piattaforme web hanno raccolto un numero inimmaginabile di sentenze lapidarie e condanne intransigenti, opera di un pubblico privo delle giuste conoscenze e competenze.
Fra la moltitudine di voci, poche sono quelle degli esperti: fra questi Marcello Messina, istruttore e comportamentista cinofilo specializzato nel recupero comportamentale di cani aggressivi e fobici.
Operante nel settore da oltre quindici anni, Messina ha partecipato ai nostri redattori le sue opinioni in merito a quanto accaduto nel corso di un’incisiva conversazione chiarificatrice.
Sebbene ciascuno sostenga una propria versione degli accadimenti, non si sono ancora appurate le dinamiche dell’evento. Esistono dei fattori che possono definirsi “scatenanti”? Un simile gesto può essere davvero improvviso o è necessario rintracciarne le cause?
“Nel corso dei miei quindici anni di attività sono stato più volte contattato per valutare cani che hanno aggredito bambini, adulti ed anziani. Ebbene, in nessun caso ho riscontato casi in cui gli animali sono impazziti dal nulla: spesso in precedenza alcuni fra gli atteggiamenti dei cani sono stati sottovalutati o valutati antropomorfizzando (dando interpretazioni umane) l’animale. Ancor peggio, si è ricorso a “soluzioni fai da te” per la loro risoluzione, portando la maggior parte delle volte ad un peggioramento del problema. Ogni aggressione ha una causa, una ragione: questo sicuramente non giustifica il fine ma invita sempre a ricercare la motivazione profonda del comportamento in questione. Solo così si può giungere ad una soluzione e programmare un’eventuale programma rieducativo.”
Qualora quanto accaduto fosse motivato da una distrazione, da un’imprudenza, forse da un semplice movimento, sarebbe comunque possibile parlare di aggressività? Cos’è davvero l’aggressività canina?
“Le forme di aggressività nel cane sono diverse e si dividono in intraspecifiche (stessa specie) ed interspecifiche (verso specie diverse). Ad esempio un cane aggressivo verso un suo simile non per forza lo è nei confronti dell’uomo.
L’aggressività è per definizione quell’ impulso alla lotta come reazione a uno stimolo minaccioso rivolto a lui stesso, al suo territorio o alle persone che ama.
Non si tratta necessariamente di una problematica comportamentale, più frequentemente di una caratteristica naturale che non può mancare nel cane, in quanto ha un ruolo primario per la conservazione della specie.
Nel caso dell’assalto ad un bambino potremo parlare di aggressività da dolore, predatoria, da timore o territoriale.
Per poter capire più specificatamente quale sia la forma d’aggressività che ha spinto i due dogo argentini bisognerebbe effettuare dei test caratteriali e delle osservazioni dirette. In caso contrario le nostre sarebbero soltanto mere speculazioni, come troppo frequentemente accade.”
C’è chi ha parlato di abbattimento e chi di riabilitazione: quale ritiene sia la soluzione idonea?
“Posso affermare con certezza che i cani morsicatori possono essere riabilitati ed avere così una seconda occasione, se adottati da una nuova famiglia. Moltissimi fra i casi di cui mi sono occupato si sono conclusi con ottimi risultati: nonostante avessero morso in passato, provocando anche lesioni di gravità non trascurabile, dopo un accurato lavoro hanno trovato una casa in grado di prendersene cura. Naturalmente non si tratta di un percorso semplice da seguire e la loro attuale condizione di serenità si deve anche alle numerose associazioni animaliste che si sono prodigate nel trovare una famiglia idonea ad accoglierli.
In nessuno fra i casi di cui mi sono occupato si sono ripresentate ricadute, almeno sinora.
Se abbattere o riabilitare i due dogo dipenderà dalla commissione che valuterà i due soggetti e dalla della loro condizione.”
Parliamo dei dogo argentini: è davvero una razza pericolosa?
“Ho letto moltissime informazioni sul dogo argentino in questi giorni, diffuse o redatte sia da giornalisti che da colleghi: la maggior parte di quanto letto è assolutamente privo di fondamenti scientifici e tecnici.
Lo standard descrive il dogo argentino come: Gioioso, franco, amabile, non diffidente, abbaia poco perché ben cosciente della sua forza. Non deve mai essere aggressivo, tratto del carattere che deve essere attentamente tenuto sotto controllo.
In un dogo argentino acquistato presso un allevamento serio e regolarmente riconosciuto, non rintracceremo mai alcun genere di aggressività, dal momento che in un programma di selezione è necessario non perdere di vista gli insegnamenti del creatore della razza. In questo caso si sarebbe dovuto trattare di un cane da caccia alla grossa selvaggina, non aggressivo verso l’uomo.
Bisogna naturalmente diffidare da chi si propone l’acquisto di cuccioli a basso costo, di dubbia provenienza. Esorto chiunque desiderasse un dogo a contattare il DOGO ARGENTINO CLUB ITALIA, che potrà sicuramente fornire informazioni in merito a cucciolate selezionate con accuratezza e attenzione.”
Esistono razze maggiormente predisposte all’aggressività?
“No, ma esistono proprietari non predisposti all’accudimento di un cane.”
Spesso sentiamo parlare di “cani non adatti ai bambini”. Si tratta necessariamente di soggetti propriamente violenti?
“La violenza è una pulsione squisitamente umana: un soggetto violento è solito recare danno intenzionalmente. Questo non si verifica nei cani.
Io non parlerei di razze idonee, piuttosto preferirei focalizzarmi su singoli soggetti. Sicuramente la responsabilità principale è del proprietario/genitore, che deve accertarsi dell’idoneità del proprio esemplare al contatto con i bambini, preferibilmente rivolgendosi ad un professionista del settore. È auspicabile inoltre frequentare un corso di educazione, per migliorare la relazione fra i piccoli membri della famiglia e il proprio animale domestico.”
Raccomandazioni per le famiglie: come gestire al meglio il rapporto fra bambini e quattro zampe?
“Sicuramente non lasciar mai che i bimbi interagiscano con l’animale in assenza di adulti vigili e responsabili. Raccomando inoltre di non sottovalutare i comportamenti di bambini e cani: se notate un’eccessiva irruenza da parte dei più piccoli, correggeteli. È assolutamente necessario insegnare sin da subito il rispetto per l’alterità animale.”