Sono nata il 21 settembre del 1912

“Sono nata il 21 settembre del 1912. Ho visto la prima guerra mondiale, anche se la ricordo poco perché ero bambina. La seconda me la ricordo tutta perché l’ho vista scorrere e poi tanti avvenimenti come l’epoca del fascismo.  Io la guerra l’ho passata tutta a Napoli e questa terra è stata martoriata. Ricordo l’esplosione della nave nel porto e poi il Vesuvio quando si è spento”.

 Comincia così l’intervista a Livia Sciascia, facendole ripetere la sua data di nascita. Ha 100 anni, ma tiene a precisare,  con tono compiaciuto che presto ne festeggerà 101.  La signora Livia non è una signora qualunque ma è una donna che nonostante il peso degli anni mantiene un lucidità mentale  una grandezza interiore e una forza fisica che le permettono di vivere nella sua abitazione romana sola e di girare il mondo.  E’ stata testimone oculare del passaggio dalla monarchia alla democrazia e proprio sugli ideali che hanno fondato il nostro stato ha un giudizio molto critico: “E’ rimasto molto poco di quella tensione morale. La tecnica è andata molto avanti e quindi ha cambiato completamente il mondo ma anche la guerra ha cambiato tutto, anche il modo di pensare. Si è diventati molto più egoisti oggi. La libertà è stata intesa solo come fare il proprio comodo. 

Per me qualcosa non funziona nella nostra democrazia. Oggi la patria non si ama tanto. Si amano più i propri interessi”. Prende un sacco di pause la signora centenaria quando ci parla ma non perché non sappia cosa dire, ma perché  pesa ogni esattamente  parola e non vuole che sfugga il significato più profondo. Lo fa anche quando ci dice che ancora  esercita  il suo diritto di cittadina nell’andare a votare: “Io sono stata una donna di destra e continuo ad essere di destra. Il PDL l’ho sempre tenuto  in alta considerazione anche se nella sinistra ci possono essere delle idee che riconosco che possono essere buone. Però questa lotta che c’è fra la sinistra e la destra è disastrosa per il paese. Oggi c’è molta confusione e non si sa che direzione prendere. La politica è scesa molto. La gente non ha quasi più fiducia: troppi scandali, troppi interessi personali anteposti al bene pubblico. Tutti fattori che hanno demoralizzato”.  La note dell’intervista poi hanno toccato il vissuto di questa donna che forse racchiudono un po’ il segreto di questa grandezza: “Nella vita ho sempre lottato, ho avuto tanti interessi occupandomi di tante cose e forse è anche questo che mi fa stare bene in vita.  Io mi sono occupata molto della scuola. Per me la scuola è stata la seconda vita. Ero direttrice del giardino d’infanzia annesso all’istituto magistrale. Ero a contatto con i bambini ma anche con le future insegnanti . Oggi l’educazione è scesa ai minimi termini . Bisognerebbe investire tanto sulla cultura perché più si è colti e più si comprendono tante cose”. 

La signora Livia è molto attaccata alla Sicilia e alle sue tradizioni. Dal 1994 trascorre parte delle sue vacanze a Panarea, la perla delle eolie, insieme alle sue figlie. In questi anni quindi ha potuto vedere la metamorfosi di un’isola che si è trasformata pian piano dalla terra dell’ignoto all’isola della movida: “ Io sono affezionata alla Sicilia perché i miei genitori, i miei nonni e i miei bisnonni erano tutti siciliani e quindi è una terra che porto nel  sangue.  Trovo che i siciliani se escono dalla Sicilia diventano altre persone. Qui perdono tanto.  I siciliani sono persone intelligenti e lavorano molto. Sono lavoratori e invece hanno la nomea che non hanno voglia di far niente. Al presidente Rosario Crocetta direi di valorizzare sempre di più queste isole che sono meravigliose e che vengono trascurate. La prima volta che sono venuta a Panarea era il 1994 mentre qui era un’isola d’élite oggi ha perduto tanto. Non c’è più quella fascia culturale che c’era prima. Ma la cosa che mi fa sempre ritornare qui è il mare.  Il mare meraviglioso con vista su Stromboli e i faraglioni. E’ stupenda la vista da qui. E’ stupenda. E poi qui le persone sono disponibili”.   Dopo una lunga dissertazione sulle bellezze di Roma,  la signora Livia ha arricchito la conversazione dicendo cosa guarda in televisione con qualche sorpresa: “ Io guardo i telegiornali,  e tutto ciò che parla di politica sia di destra che di sinistra: Santoro, Ballarò, Porta a Porta.

Insomma tutte le guardo per sentire tutti i giudizi e farmene una ragione, cioè io sono di destra ma non dico sono solo di destra. Voglio sentire anche la sinistra. Non si possono avere i paraocchi. Tu devi allargare la tua visione. A me quelli che guardano le telenovela mi fanno ridere.  In generale però dico per contrastare la deriva  si torni anche alla meritocrazia. Tutto ciò avviene perché si è snaturato il concetto di libertà. La libertà è un’altra cosa. Innanzitutto è il rispetto degli altri. Penso anche all’accanimento che in Italia si fa contro alcuni personaggi.  Ognuno deve rispettare il proprio ruolo. La magistratura deve tornare ad essere indipendente. La magistratura democratica comanda su tutti. La magistratura non doveva essere politicizzata.  Questo è un male.   Alla fine dell’intervista era giusto chiudere chiedendo gli  umori di chi ha vissuto cosi tanto: “ Sono contenta di tutto quello che ho fatto. Non ho nessun rimpianto ho lottato molto nella vita però ho avuto anche tante soddisfazioni. La più grande soddisfazione sono state le mie due figlie che sono brave e sistemate bene e l’aver avuto vicino negli anni persone che mi hanno adorato”. 

E’ stato difficile mettere un punto a questa intervista. Nonnina Livia è un fiume in piena e ha la capacità di esercitare giorno per giorno un pensiero critico verso quello che la circonda. Negli anni non si è narcotizzata di Tv spazzatura, non ha spento l’ardore della conoscenza, e ha capito pienamente cosa significa la parola libertà.  Non si nasconde dietro la etichette e le bandiere e ha capito dove sta l’essenza della vita:  Godersi ogni attimo  e interrogarsi continuamente perché non esistono verità preconfezionate.  

Claudia Benassai