Tanti meriti ma niente risorse, “Meter” a rischio chiusura

Meritevoli ma non abbastanza da convincere la Regione Siciliana a destinare il contributo annuo per le attività dell’associazione.

E’ il caso dell’Associazione Meter che da due anni non percepisce alcun fondo dalla Regione, rischiando nei fatti la chiusura e venendo meno, così, a quella lunga storia di lotta alla pedopornografia che dal 1989 vede l’associazione – guidata proprio dal fondatore Don Fortunato Di Noto – occuparsi di prevenzione e contrasto agli abusi sui minori con rammarico per le conquiste –  ampliamente riconosciute – ottenute a favore dei più piccoli. Oggi questa multiforme realtà dei servizi di Meter a tutela dell’infanzia rischia di volgere al termine.

Servono, infatti, a Don Di Noto 63mila euro annui, utili nella realizzazione delle attività. Non è una novità, da sempre le procure siciliane e non solo hanno fatto ricorso a Meter per ottenere aiuto e consulenza. Ogni anno si fanno i conti e purtroppo le cifre del fenomeno che si consuma dietro la rete aumentano di continuo.  Enorme è infatti il giro di affari dietro la infanzia violata e i vizi dei pedofili in rete e pensare che proprio l’anno scorso debuttava, con tanto di attenzioni mediatiche, il nuovo portale di Meter online. Meter ha contribuito nel corso di questi lunghi anni a scovare ben 57 mila siti pedofili e come ricorda il sacerdote di Avola “siamo gli unici al mondo ad aiutare economicamente le famiglie dei bambini vittime dei pedofili durante i lunghi anni dei processi. Siamo gli unici ad aver identificato e ritrovato, dopo indagini durate fino a 15 anni, alcune vittime che erano apparse da bambine nei video online”.

 Tra le risposte che Meter ha messo a disposizione delle autorità e delle istituzioni anche il Rapporto annuale curato da un Ufficio altamente specializzato per la ricerca e l’elaborazione dei flussi dati della rete internet, dove operano e rispondono professionisti qualificati ed esperti per ogni situazione di azioni dannose sui minori, su problemi di disagio, maltrattamento, sfruttamento e violenza. Una specie di collettore della raccolta delle segnalazioni da utenti internet.

“In 20 anni- dice don di Noto- abbiamo accolto, accompagnato e aiutato più di 1.200 vittime di abuso, con le nostre denunce sono stati arrestati e indagati migliaia di soggetti in tutto il mondo, più di 1.500.000 i siti pedopornografici denunciati, attività di formazione e informazione in Italia e all’estero, contributi parlamentari, attività accademiche, pionieri nel campo della tutela attraverso i mass media. Il nostro numero verde 800 45 52 70 (conta più di 25,000 segnalazioni). La crescita del numero di segnalazioni è avvenuta anche attraverso il form compilabile dagli internauti su associazionemeter.org: questo indica l’efficacia delle attività di prevenzione e sensibilizzazione nello sviluppo di una coscienza collettiva a tutela dei minori. Ora ci troviamo seriamente compromessi nelle attività a tutela dei bambini – commenta rammaricato Don Di Noto – per ragioni imputabili ad una politica che ha tagliato e distrutto punti di riferimenti sociali.”

“Sono arrabbiato. Perché qui non è un problema di soldi, di somme. Ma prima di tutto di civiltà” era già stato questo il commento del fondatore di Meter all’indomani del bilancio 2013 del governo Crocetta (l’anno scorso) che ricalcava in parte i tagli adoperati dal precedente esecutivo regionale a guida Raffaele Lombardo. E proprio ai fondi per le realtà culturali e sociali che in questi anni Meter ha fatto affidamento. Una prassi che ha visto in Sicilia equipararsi i fondi destinati al sociale, realtà come Meter – che vanta 9 gruppi territoriali in tutta la Sicilia – rispetto a associazioni legate al parlamentare in ogni collegio dell’Isola con attività discutibile e spesso non adeguatamente rendicontate. Siamo stati convocati dalla commissione Bilancio prima dell’approvazione della Finanziaria, e lì abbiamo portato la documentazione e il rendiconto del nostro lavoro, ma non è servito. In Sicilia Meter ha 9 gruppi territoriali. I fondi ci servono per scopi molto concreti. Ci sono anzitutto gli affitti da pagare per queste sedi: lo scorso anno, a causa del taglio, ho dovuto chiudere una sede storica, quella di Ragusa, dopo dieci anni di attività, e lì il gruppo oggi si riunisce in case private. E’ un peccato perché era una realtà molto viva per la città. 

Proprio l’anno scorso Meter è stata convocata dalla commissione Bilancio prima dell’approvazione della Finanziaria. In quella sede Don Di Noto ha portato la documentazione e il rendiconto del proprio lavoro, ma non è servito con buona pace per gli affitti da pagare per queste sedi. Nel 2012, a causa del taglio, Meter ha dovuto chiudere una sede storica, quella di Ragusa, dopo dieci anni di attività, invitando il locale gruppo a  riunirsi in case private. Una sconfitta per una realtà molto viva per la città. 

L’appello di don di Noto è forte e scuote anche la stessa Conferenza episcopale italiana: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto”.

“Stiamo riducendo la caccia ai pedofili, l’accoglienza, la ricerca”, spiega don Di Noto.  “In passato arrivavano somme variabili fra i 5 mila e i 10 mila euro all’anno. Poi, più nulla anche dai vescovi”. Meter come le realtà del volontariato soffrono delle regole incerte delle donazioni e la crisi delle stesse rallenta ulteriormente il flusso seppur esiguo di risorse. “Nemmeno dalla Cei arrivano contributi. Con la crisi le offerte si sono ridotte e a pagarne le conseguenze sono anche queste associazioni, che vanno avanti col volontariato. “La carità ha bisogno di risorse e la lotta alla pedofilia e l’aiuto concreto ai piccoli non possono dipendere solo dal volontariato, pur rimanendo l’anima dell’associazione. E’ davvero amaro il dover constatare – ribadisce don Fortunato – che una realtà che ha fatto la storia in Italia della lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e inventato un modello d’intervento sia stata lasciata da sola dalle istituzioni”. Meter, non dimentichiamo, come continui a ricevere importanti riconoscimenti che si aggiungono alle innumerevoli attestazioni di stima di comuni e associazioni di impegno sociale.

“Non per questo getteremo la spugna! Proseguiremo a camminare magari con una sola gamba. Osserveremo la rete con un solo occhio, ma il nostro impegno non verrà mai meno, in un modo o nell’altro.  Siamo delle sentinelle e siamo sempre in ascolto di tutte le vittime” e su questo don Di Noto sembra non retrocedere di un passo.

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