Dopo la parola ‘lavoro’ e ‘diritti’, a sinistra il termine più adoperato è ‘scissione’. Scissione è spesso la soluzione praticata a seguito di un insuccesso sul piano politico-elettorale, programmatico o anche nel caso di vittoria (vedi Partito Democratico) la paventata scissione serve a mettere ordine alle diverse anime per evitare fughe in avanti.
Nella storia della sinistra italiana la parola scissione ha significato anche un venir meno ai patti con gli alleati e viceversa.
Nel primo caso capita che i più nostalgici ritornino alle case di appartenenza, magari rispolverando suppellettili e simboli che in passato hanno rappresentato milioni di italiani, sacrificando la disciplina di partito; nel secondo caso la scelta netta di “tagliare le ali” come fatto dal segreterio del primo Pd Walter Veltroni alle politiche del 2008.
In Italia parlare di sinistra significa parlare di “Botteghe oscure”, del Partito che fu di Togliatti e Berlinguer e della storia recente del centrosinistra.
Dall’evoluzione del Partito Comunista italiano, il più grande e temuto d’Europa anche dopo la caduta del Muro di Berlino, si sono sviluppati tre tronconi diversi. Il principale ha seguito ciò che fusancito con la cosiddetta “svolta della Bolognina”, quando l’allora segretario Achille Occhetto tra le lacrime annunciava la nascita del Partito democratico della sinistra, lasciando alla minoranza dissidente di Fausto Bertinotti, Pietro Ingrao e Armando Cossutta il richiamo esplicito al comunismo nella loro tentata “Rifondazione” del Pci. Il terzo troncone invece ha visto personalità come Giorgio Napolitano, Luciano Violante e Massimo D’Alema perseguire una via socialdemocratica per il post-comunismo.
1) Tipo sinistro intransigente: da Bertinotti a Vendola
Alla prima prova di Governo, la galassia delle sinistre, alleate con il centro hanno dimostrato l’ennesimo limite: l’intransigenza.
Intransigenza che consuma l’ennesima scissione. Ottobre 1998, Rifondazione comunista di Bertinotti decide di togliere la fiducia al Governo di Romano Prodi e sancire la fine dell’alleanza con l’Ulivo. Per un voto Prodi viene sfiduciato alla Camera. Un gruppetto di rifondaroli in rotta con la dirigenza bertinottiana, decidono nell’ottobre di quello stesso anno di dissociarsi e dare al centrosinistra il sostegno di un nuovo soggetto partitico a sinistra e in aperta competizione con la formazione bertinottiana: nascono i Comunisti italiani guidati da Olivero Diliberto.
A distanza di dieci anni i giochi sembrano ripetersi. A Palazzo Chigi torna il professore. Era il 2006, l’Unione (coalizione con dentro stavolta anche Rifondazione comunista) vince di un soffio le elezioni. E’ il gennaio del 2008, quasi due anni dopo il Governo Prodi torna a misurare la lealtà dei numeri, nel frattempo ridimensionatisi con il pallottoliere berlusconiano a sfilar senatori. Prodi sfida l’aula e il suo coraggio reincontra la paventata sfiducia al Senato. Da allora a sinistra cambiano i cartelli: Nichi Vendola perde la corsa alla segreteria di Riforndazione a vantaggio di Paolo Ferrero e con la minoranza si riorganizza, dapprima in Rinascita per la Sinistra e successivamente dando vita alla prima Sel, quella di Sinistra e Libertà dopo l’esperimento di fare risultato con tutte le altre sigle della sinistra radicale alle politiche del 2008 con Sinistra l’Arcobaleno.
Nichi Vendola acquisisce spessore e in accordo con i dissidenti dei Verdi come Paolo Cento e Loredana De Petris, alfieri di Bertinotti come gli ex capogruppo alla camera e al senato per Rifondazione Gennaro Migliore e Alfonso Gianni arriva alla definizione di ciò che oggi è Sinistra Ecologia e Libertà.
2) Tipo sinistro filo governativo: da Rodotà alla rielezione di Napolitano
Nel frattempo il filone principale degli eredi di Berlinguer e Togliatti, intraprendono la via del riformismo con i Democratici di Sinistra prima e con l’abbraccio sponsale con i cattolici democratici e i liberal del La Margherita, formazione che nel frattempo aveva raggiunto le percentuali che avevano i Ds in molte regioni del Sud a tradizione “popolare” e del Nord produttivo e della finanza “bianca”. Nasce il Partito Democratico, anticipato alle europee del 2009 dalla Lista Uniti nell’Ulivo e confermando percentuali del 30% nelle varie competizioni. Se volessimo stabilire un continuum, i post-comunisti assumono sempre più le connotazioni di personalità come Giorgio Napolitano, riconfermato nelle scorse settimane al Colle in via eccezionale, rispetto ad autorevoli ma fortemente legate al movimentismo costituzionale della tradizione di sinistra come il Prof. Stefano Rodotà, protagonista ed antagonista di Napolitano ai tempi della “bolognina” come nel recente scontro per la corsa al Qurinale.
3) Tipo sinistro permaloso e narciso: da Di Pietro, Ingroia e Landini al correntone ‘rodoteo’
Oggi il dato è assai complesso. Alle scorse politiche i partiti di centrosinistra come il Pd e Sel, non sono riusciti a garantirsi una maggioranza autosufficiente per dare vita all’annunciato “governo del cambiamento” bruciando sul nascere il segretario democratico Pierluigi Bersanicandidato alla premiership. Contestualmente, l’ennesimo esperimento “radicale” fallisce con le percentuali esigue della neonata formazione di “Rivoluzione civile”, guidata dal pm Antonino Ingroia, storica e controversa figura dell’antimafia siciliana. E’ di questi giorni lo scioglimento da parte dei partiti e movimenti federati della coalizione che comprendeva Federazione della sinistra, Verdi, Italia dei Valori e movimenti come quello di De Magistris e la sponda Fiom guidata da Maurizio Landini. Nell’arco di meno di 24 ore successive allo scioglimento al teatro Eliseo, alcuni esponenti della sinistra incontrano Domine Stefano Rodotà. In platea anche pezzi del “grillismo” meno ortodosso e più affine alle battaglie storiche della sinistra di lotta e di governo. Lo scopo dell’incontro è stato quello di riorganizzarsi dopo il boccone amaro del governo di larghe intese fra Pd e Pdl. Così tutta l’area che ha sostenuto o auspicato un esecutivo di rottura e si è raccolta idealmente intorno alla campagna del Movimento 5 stelle per l’elezione di Stefano Rodotà al soglio quirinalizio, ha usato come pretesto un convegno organizzato dalla rivista Left per guardarsi in faccia e pianificare l’opposizione al ‘governo dell’inciucio’.
Il correntone rodoteo ha visto confluire attorno allo stesso palco – oltre al suo leader carismatico – i piddini Pippo Civati e Laura Puppato, Sergio Cofferati e Giorgio Airaudo, il capogruppo di Sel Gennaro Migliore, il leader della neonata ‘Azione Civile‘ Antonio Ingroia, il professor Marco Revelli e il capogruppo grillino al Senato Vito Crimi. Un piccolo tavolo davanti al pesante panneggio rosso del teatro romano, un microfono volante, un’atmosfera da assemblea politica dei bei tempi che furono che da qualche anno mancava sulla scena politica italiana.
Se la sinistra fa fatica a riconciliarsi con se stessa, anche per via di un walzer di sigle a contendersi elettori sempre meno affiatati all’ideale di antagonismo ” sempre e comunque”, difficilmente ci riuscirà con l’intera società, divisa tra protetti e conservatori che a sinistra non voteranno mai e truppe che al narcisismo dei singoli leaders preferisce la diserzione dalle urne o l’arruolamento al Grillo di turno.
Diserzione o arruolamento, basterebbero meno proclami e più etica delle responsabilità magari conciliandola con l’etica della convinzione. Responsabilità e convinzione devono stare insieme perché nell’altro campo giocano troppo spesso sulle divisioni dell’avversario “tafazzista”.
Una squadra unita, invece, farebbe la differenza, anche e soprattutto per il bene della democrazia italiana.
Ai posti di manovra sono già Fabrizio Barca, Matteo Renzi e Debora Sarracchiani per la guida del Partito Democratico. Cosa faranno i cespugli?