Che tra le due città ci sia rivalità è un dato acquisito. Fece scalpore nel centenario del terremoto del 1908 la polemica da parte dei reggini contro ‘Poste Italiane’ che, in occasione dell’anniversario, dovettero annullare il filatelico sul “Terremoto di Messina” non citando Reggio. Fatto grave per il valore simbolico e per la verità storica. Morivano, infatti, quasi centomila persone tra Reggio, Messina e le due Province. Tornando ai giorni nostri, restano però ancora molti i nodi mai risolti che politica, geografia e storia, sembrano non aver risolto. Una lingua di mare a separare le due città, una striscia di navi e traghetti a solcarne le rotte ed unire quello che resta dello stivale. Le due città sanno però che se vogliono emergere nell’area del Mediterraneo qualcosa insieme devono comunque farla. Finiti i tempi di “governi amici”, passerelle e spole tra i due capoluoghi e la capitale, tra deputazioni pronte a contendersi risorse per una o l’altra città, oggi è giunto il tempo delle alleanze territoriali.
Saltato il progetto faraonico del “Ponte sullo Stretto”, la cui Spa ha garantito gettoni ad un Consiglio di Amministrazione che ha prodotto poco o nulla, sabotato l’Aeroporto dello Stretto, con tratte migliori da Lamezia Terme o da Catania, e recuperando in extremis la Metromare (tratta essenziale per la mobilità pendolare tra le città di Reggio e Messina) la crisi finanziaria sembra suggerire di ripensare al problema dei collegamenti nello stretto a partire dal trasporto pubblico locale ed interurbano.
In tema, la città di Reggio Calabria negli anni sembra aver superato con successo il problema ad esempio della partecipata ATAM, la gemella reggina della nostra ATM, la prima con un servizio di mobilità interna alla città decisamente migliore dell’azienda messinese e con bilanci meno dissestati e nel tempo ripianati. A vista non occorre molto anche a valutare l’integrità e la modernità dei mezzi. Lungo il lungomare reggino sfrecciano gli autobus rossi tirati a lucido con cadenze periodiche e non affidate a corse improvvisate. Sulla flotta messinese il commento è pleonastico.
Dalla città dei “bronzi” un’interessante idea progettuale che riguarda anche la vicina Messina. Confindustria Reggio Calabria e Atam hanno, infatti, avviato un’interlocuzione istituzionale che potrebbe portare a una profonda innovazione nel sistema di mobilità urbana nell’area dello Stretto. Il presidente degli industriali reggini, Andrea Cuzzocrea, ha infatti incontrato l’amministratore unico dell’azienda dell’area metropolitana, Vincenzo Filardo, per gettare le basi di un rapporto di collaborazione tra la stessa Atam e il mondo imprenditoriale cittadino.
Il progetto che inizia a delinearsi è ambizioso e prevede il coinvolgimento di diversi attori, pubblici e privati, della vita sociale ed economica dell’area dello Stretto, con l’obiettivo di una completa integrazione dei servizi di trasporto terrestri e marittimi tra Messina, Reggio e Villa San Giovanni. E prende corpo anche l’ipotesi di un’attiva partecipazione del tessuto produttivo messinese, ormai legato a quello reggino dalla costituzione della “Stretto Servizi Industrie”, la società delle due associazioni provinciali di Confindustria, che dovrà assurgere a strumento di sviluppo dell’economia del territorio.
L’incontro tra Cuzzocrea e Filardo è stato caratterizzato da toni cordiali ma, al contempo, da un’impostazione fortemente operativa. Il presidente degli industriali e l’amministratore unico hanno analizzato uno scenario caratterizzato dalle criticità finanziarie del settore che rischiano di vanificare gli sforzi compiuti dal management in direzione del risanamento economico aziendale e di una maggiore efficienza dei servizi erogati. In questo contesto, si è condivisa tra Cuzzocrea e Filardo “una strategia d’azione – ha affermato il presidente di Confindustria Reggio Calabria – volta a superare questo difficile momento, andando oltre il semplice obiettivo della sopravvivenza dell’azienda e puntando alla diversificazione dei servizi, con un salto di qualità che non potrà avvenire senza il coinvolgimento e l’impegno degli industriali. L’ingegnere Filardo – ha aggiunto Cuzzocrea – non è solo un manager competente ma dispone anche di una visione ampia e chiara dei problemi di questo settore e delle possibili soluzioni concrete”.
Difficile prevedere se l’idea progettuale trovi interesse nell’altra sponda. Resta il fatto che Reggio e Messina, sviluppando sinergie e risorse territoriali, potrebbero rappresentare un precedente che superi i limiti burocratici delle rispettive amministrazioni con ricadute sociali e lavorative importanti. Il trasporto intermodale è un capitolo che se non affrontato nelle sedi strategiche rischia di avere ripercussioni soprattutto per la città di Messina. In Italia, infatti, ormai si è sviluppato un interessante traffico accompagnato su nave tra la Campania e la Sicilia, per evitare ai camion la lunga percorrenza dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria ed il traghettamento dello Stretto di Messina.
La riunione tra i vertici di Confindustria e dell’Atam si è conclusa con la predisposizione di un cronoprogramma di massima che, in tempi brevi, dovrà portare alla verifica della fattibilità del progetto e all’apertura di un tavolo operativo per la sua concreta realizzazione.
L’amministrazione Accorinti saprà cogliere l’opportunità di questo progetto? Nel programma elettorale del neo sindaco, al paragrafo ‘trasporti’ “si propone nel medio-lungo periodo la creazione di una Flotta Comunale per l’attraversamento dello Stretto sulla rotta Tremestieri-Reggio Calabria; con l’utilizzo di due navi (+ 1), l’iniziativa consentirebbe di realizzare elevati profitti a beneficio della comunità, di offrire un servizio di attraversamento a costo sociale per i residenti nelle due città dello Stretto e di ottenere una elevata ricaduta occupazionale”. Reggerà questa idea alla prova delle reali esigenze di mobilità dello Stretto, fermo restando l’assoluta importanza del ‘green shipping’ e l’estensione dell’area SECA prevista dall’Europa entro il 2015 a tutto il Mediterraneo a “dodici stelle”?