Un gioco di scatole emotive sulla rete di libere parole

Conclude la rassegna “Incroci” alla Saletta Laudamo  oggi alle 21 e domani alle 17.30 la pièce della drammaturga emergente messinese Auretta Starrantino della “QuasiAnonimaProduzioni” che porterà in scena “Quando, come un coperchio…”con  musiche di Vincenzo Quadarella ed allestimento di Valeria Mendolia, con Oreste De Pasquale nei panni di Bruno e Giada Vadalà nei panni di Amalia.

«Il coperchio di questo spettacolo è nella sensazione come un masso ma ha il significato di un peso mentale che ti grava dall’alto – spiega Auretta Sterrantino – su questo cardine ho costruito questa storia che vuole anche essere un omaggio a Montale, Consolo, Lucio Piccolo, Bufalino che sono presenti nella tessitura del testo o con sprazzi di citazione ed in modo preponderante nelle suggestioni del loro pensiero

Ombre, suggestioni sulle quali si dipanano e si riflettono, come dentro un bicchiere d’acqua trasparente di evocazioni, l’arsura “quasi nuova, diversa” ed il malessere di vivere di un intellettuale a caccia di consenso e gravato dal peso di una coscienza che fatica a tradursi in parola e catarsi; e della sua compagna capace ancora di carpire, almeno nelle intensioni, la poesia delle piccole cose.

“Fisso e vagante mentre passano i giorni intagliati sul legno tenero della mia anima, disegni, forma confusa che muta ogni giorno, ogni ora, ogni anno.”

Vita che in realtà non muta nei personaggi , almeno apparentemente, invischiati come sono in una tela scatolare di vicendevoli dipendenze emotive e mentali; che cigolano solo dentro la libertà pulsante del pensiero, che in modo sottaciuto è seme e rigenera.

“Come l’onda che si perde e si confonde ma mai torna a sé stessa” si muove la dinamica emotiva duale dei personaggi dentro le vane ombre di un promontorio sul mare lambito dalla luce imminente dell’alba e dal rumore salmastro del mare, che è come un coperchio dell’anima distrutta mentre la casa diviene regno e rifugio, quasi claustrofobico, dell’emotività.    

Uno spettacolo che appare come sospeso tra uno spazio di “fuga di stanze sulla parete”  ed il tempo lento di un mondo introiettato,  un lungo poema di fogli scritti a macchina.

Quando, come un coperchio“- rivela Oreste De Pasquale- “è uno spillo che punge l’anima, senza far male, stillando quelle gocce di pensiero e infinito che l’uomo tende sempre a tenere nascoste.”
Giada Vadalà,  al terzo spettacolo con la Quasi anonima produzioni, puntualizza il bello di questa continuità per la sua crescita come attrice e su Bruno ed Amalia così si esprime:  “I personaggi sono abbastanza delineati ma comunque pieni di mille sfaccettature in un testo che è un mix di poesia e quotidiano. Insomma, una coppia tutta da raccontare.”
Dentro lo spazio teatro che diventa coperchio è come vedessimo insomma  un vaso di Pandora che, scoperto, ci rende forti e vulnerabili nel pensiero “perché nei labirinti del tempo con spazi ondulati e vane ombre anche la notte ha la sua luce, il velame, respiro d’universo che ci soffia parole”.

Giuseppe Finocchio