Un istituto del genere non può essere chiuso, deve essere sviluppato

Cosa vuol dire assistere per anni una persona gravemente disabile senza alcun aiuto da parte di un personale competente?
Questa è la situazione in cui, per anni, hanno vissuto i familiari delle persone disabili ospitate al Centro Riabilitativo Don Orione. “Ho visitato tantissimi istituti diversi per cercare un posto in cui mio fratello potesse essere curato, ma ho sempre preferito tenerlo in casa piuttosto che lasciarlo vivere in veri e propri lager, in cui il solo odore era nauseante. Il centro Don Orione è l’unico posto in cui i malati vengono trattati con rispetto, e vengono curati con una grande attenzione. “Un istituto del genere non può essere chiuso, deve essere sviluppato!”, queste le parole animate della sorella di uno degli assistiti del centro.
L’istituto nasce nel 2001, dall’approvazione di un protocollo di intesa stipulato tra il Comune e l’Asp. La vicenda dei disabili, attualmente ospitati al Centro Riabilitativo, però ha inizio già nel 1991, quando  dall’istituto psico medico pedagogico Villa Quiete erano stati trasferiti in una Comunità alloggio, Villa Lucciola, e da quest’ultima, nel 2001, spostati ancora una volta all’attuale residenza Don Orione.
Si rischia di far vivere nuovamente a persone già in gravi condizioni, sia mentali che fisiche, il disagio di uno sfratto, di un ulteriore cambiamento di residenza, con la considerevole possibilità di una mancanza completa di assistenza e l’unica scelta di un ritorno alle proprie famiglie. Famiglie che non possono permettersi di curare i propri parenti, famiglie che non sono in grado di dare le giuste attenzioni, famiglie che non hanno le competenze per far guarire genitori, fratelli, nipoti, nonni, che vivono in condizioni di notevole disagio.
La struttura messa a disposizione dal Don Orione è l’unica presente in tutto il Meridione, non esiste nessun altro edificio che offra gratuitamente, ai ragazzi affetti da handicap, un servizio tanto efficiente: 1800 mq suddivisi in tre piani, nei quali i ragazzi sono liberi di muoversi; sono presenti sia spazi al chiuso che all’aperto, un grande cortile infatti è a loro completa disposizione.
“Abbiamo la possibilità di dividere i ragazzi in tre gruppi” spiega il Dottore Zingarelli, presidente del Consiglio di amministrazione della Cooperativa Faro 85, “la struttura è così ampia che questo è stato finalmente possibile. Sono suddivisi in base alla gravità dell’handicap di cui sono affetti: meno gravi, medio gravi e più gravi. Anche se è importante sottolineare che definire alcuni soggetti “meno gravi” è pur sempre relativo considerando che ognuno dei 32 pazienti ospitati dal Don Orione è affetto da gravi disabilità”.
Le attività che vengono svolte al centro sono di stimolazione neuro cognitiva e motoria per i pazienti meno gravi, invece i 12 affetti da disabilità più gravi le uniche attività che si possono svolgere sono quelle di stimolazione dei cinque sensi.  L’Istituto organizza anche diverse gite, escursioni all’esterno: le attività di integrazione sociale sono il passo principale per le persone disabili. Farli sentire accettati, farli sentire parte integrante della società, è questo che il personale del Don Orione cerca ogni giorno di realizzare.
Un servizio tanto efficiente è stato reso possibile dalla cooperazione tra la AUSL, il Comune di Messina, il Don Orione e la Cooperativa Faro 85. Questa, istituita nell’85, ha iniziato la sua collaborazione con l’Istituto nel 2001, con l’unico obiettivo di rendere un servizio di utilità sociale, senza alcuno scopo di lucro. Prima che la collaborazione tra il Centro e la Cooperativa iniziasse è stato fatto un anno di sperimentazione: sì è verificata la professionalità del personale della Faro 85, e dopo i primi 12 mesi è stato stipulato un protocollo per tre anni.
Adesso, a distanza di quasi 10 anni le due strutture sono perfettamente integrate le une alle altre, è impensabile una possibile separazione: “come si fa ad allontanare persone che si sono occupate di assistere i disabili giorno e notte, persone che si sono prese cura di loro per anni, alcune addirittura per decenni! Per i ragazzi portatori di handicap sarebbe un lutto!” Il legame presente, sviluppatosi e rafforzatosi nel corso degli anni, adesso non è diverso da quello che c’è tra una madre e i propri figli, il personale dell’istituto rappresenta la loro famiglia.
Dopo anni di attività e assistenza, adesso il Centro rischia di essere chiuso, per il mancato rinnovo del protocollo, ormai scaduto da giorno 28 Febbraio. Nessuna soluzione viene offerta affinché la struttura continui ad operare, è mai possibile che una cosa del genere venga permessa?

Entrare in contatto con una realtà tanto cruda è sconvolgente. Una realtà che tutti i giorni è sotto gli occhi di ogni cittadino di Messina, ma che allo stesso tempo è completamente sconosciuta. La nostra città offre l’unico centro nel meridione completamente gratuito per la cura e la riabilitazione di persone affette da handicap, è possibile che non si riesca a trovare nessuna soluzione per consentire che l’eccellente lavoro effettuato dall’Istituto continui?