Il San Giuseppe II è un “cianciòlo”, un peschereccio di circa 20 metri, completo di strumentazione per navigare: dai radar al GPS, fino al pilota automatico. Eppure, dal 2006, non è più usato per la pesca, nonostante le ottime condizioni in cui versa.
Da quell’anno, infatti, grazie a un decreto ministeriale che ne ha cambiato il proprietario, il San Giuseppe è adibito a scopo sociale ed è di proprietà dell’associazione di volontariato “L’Aquilone Onlus”, nata lo stesso anno. Da allora, fino al 2008, il peschereccio è stato impegnato prima nel progetto “Un mare senza barriere”, nato dall’impegno dell’associazione insieme al Centro Diurno Camelot, dopo in “Un mare da vivere”, progetto nato in collaborazione con numerose scuole di Messina. Il primo ha visto la partecipazione di numerosi utenti del centro psichiatrico mentre il secondo, conclusosi con un convegno a cui hanno partecipato personalità di spicco del settore, ha riscosso un discreto successo tra gli studenti di scuole elementari e medie di tutta la provincia.
Dallo scorso anno, però, la barca è in cantiere in attesa di riparazioni e di nuove modifiche atte a renderla conforme al trasporto di disabili. Nonostante la completa mancanza di fondi istituzionali, l’associazione “L’Aquilone” ha in programma di completare le modifiche entro il prossimo mese di giugno, per dar vita al progetto “Un mare da vivere senza barriere”, nato dalla fusione delle due precedenti idee. “La nostra speranza è quella di iniziare il progetto nel mese di giugno e portarlo al termine nel mese di settembre, con varie uscite sia nel nostro mare dello stretto, sia nella provincia. A questo, inoltre, si aggiungono delle escursioni che noi faremo sui Nebrodi e sui Peloritani insieme all’associazione Città di Risa, che partecipa con noi in queste iniziative”, spiega Rosario Lo Faro, presidente de “L’Aquilone”. Non si ha la certezza assoluta della partenza nel mese di giugno, proprio perché, come ribadisce Lo Faro, “purtroppo non ci sono fondi per sistemare l’imbarcazione. Stiamo cercando, attraverso i privati, di far sì di poter adeguare quest’imbarcazione.
È una cosa importante e speriamo di riuscirci”. Le speranze di attuazione, nonostante tutto, restano alte. A modifiche avvenute, l’imbarcazione sarebbe in grado di ospitare tre disabili, tre medici, tre assistenti e tre membri dell’equipaggio ad ogni uscita e, anche se il numero può sembrare limitato, “si possono attuare varie uscite giornaliere quindi nell’arco dei mesi l’utenza comincia ad essere considerevole”. Il presidente Lo Faro continua spiegando che “nonostante l’imbarcazione sia in cantiere da due anni, nell’estate del 2009 abbiamo provveduto a portare avanti il progetto con delle imbarcazioni messe a disposizione da soci o altri privati. Il progetto non è stato abbandonato, ma il nostro obiettivo finale è quello di portarlo avanti con la nostra imbarcazione che è nata proprio per questo scopo, insieme all’associazione”. Un’esperienza importante, possibile grazie alla collaborazione della capitaneria di porto, dell’Università degli studi di Messina, dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, della Federazione Italiana Attività Subacquee (Fipsas) e dell’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero del CNR di Messina. Perché le istituzioni non garantiscono fondi per il mantenimento di un progetto simile, resta da scoprire. L’adeguamento della barca permetterebbe a molti disabili di vivere un’esperienza importante, a stretto contatto con un mondo spesso inaccessibile nonostante la sua vicinanza. Sentire il profumo del mare, il suono delle onde contro la barca, il vento contro il viso, sarebbe senz’altro qualcosa di indimenticabile sia per coloro i quali, più sfortunati di noi, non hanno la possibilità di andare in barca da soli e hanno sempre sognato di “volare” sul ciglio dell’acqua, sia per i giovani e i giovanissimi studenti delle scuole, ai quali l’esperienza servirebbe per apprezzare maggiormente ciò che la nostra terra ci offre. L’educazione ambientale diventerebbe, così, lezione di vita: il rispetto per l’ambiente e per il nostro mare si unisce al rispetto per il diverso, vivendo un’esperienza magica in un clima di totale solidarietà.
E allora perché nessuno è in grado di garantire lo svolgimento di un’attività simile? Perché una manifestazione di questo tipo dovrebbe passare inosservata agli occhi della pubblica amministrazione quando nasce proprio a vantaggio dei messinesi e di Messina?
A questo progetto, l’associazione affianca “Solidarte”, un’attività già sperimentata nel 2008, ancora una volta con il supporto del Centro Diurno Camelot. “Solidarte era un’iniziativa a scopo sociale nella quale gli utenti del centro, insieme ai ragazzi della scuola Ernesto Basile, ai volontari dell’Aquilone e di altre associazioni come Città di Risa e Forte Gonzaga, hanno portato avanti questo progetto che riguardava appunto il sociale nell’arte. Si è svolta una manifestazione in cui i ragazzi disabili hanno avuto la possibilità di esternare la loro vena artistica. È stata una cosa bellissima e importante che ci proponiamo di rifare a breve”. Quest’anno, “Solidarte” dovrebbe svolgersi nel mese di giugno, anche se, essendo in fase di programmazione, non si ha la certezza né della data né del luogo in cui si terrà la manifestazione. Lo Faro continua, parlando di un’altra attività svolta dalla sua associazione. Si chiama “Filo Diretto” e si tratta di uno sportello di segretariato sociale a cui chiunque può rivolgersi per richiedere assistenza o un sostegno psicologico. “Anche se Filo Diretto non è sovvenzionato dal comune, dalla provincia o dagli enti pubblici, noi lo portiamo avanti giornalmente con i nostri volontari. Siamo sempre a disposizione e diamo ogni tipo di aiuto per tutti quelli che possono avere bisogno”.
Attendendo l’estate e l’inizio di questi importanti progetti, è possibile visitare il sito laquilone.eu, dove sarà possibile vedere video delle manifestazioni degli scorsi anni e informarsi su tutte le iniziative future. Eliminare le barriere fisiche e sociali tra noi e i più deboli non è poi così difficile, basta volerlo.