Non ha dimenticato la sua origine milicese, Roberto Caccamo, attore che in questi giorni sarà impegnato nel portare in scena una serie di spettacoli che mirano a raccontare storie di uomini e donne che si sono distinte nell’ambito della legalità. Storie che spesso faticano ad emergere perché offuscate da altre più risonanti, ma non per questo meno importanti, come quella del professore Adolfo Parmaliana, che ha speso la sua vita nell’ ostinata ricerca di una società improntata sugli ideali di legalità.
L’opera teatrale già nel nome racchiude il messaggio che vuole trasmettere, “Ginestre storie di donne e uomini ribelli alla mafia” ma la genesi ci è stata spiegata dall’attore siciliano: ”Io vivo e lavoro a Prato da tredici anni, ma sono legato alla mia terra in maniera viscerale. Conoscevo il professor Parmaliana, perché seguivo attentamente la sua attività politica. Ricordo anche con profonda amarezza quel tragico giorno della sua morte. Mi ha lasciato spiazzato. Ora posso dire che nonostante non fossimo legati da un rapporto di amicizia, nutro verso questa figura una stima incondizionata. E’ un punto di riferimento. Man mano è cresciuto questo desiderio di rendergli omaggi e facendo teatro abbiamo creato storie che presuppongono un impegno civile. L’idea è proprio di presentare sulla scena personaggi meno conosciuti , come Carmela Iaculano, moglie pentita di un boss mafioso che ha maturato la sua “conversione” dopo che la figlia l’ha invitata a cambiare vita. Questa donna si è creata una verginità morale di tutto rispetto. E ancora Emanuela Loi, morta durante la stage di via D’Amelio. Di questa donna della scorta abbiamo ricostruito proprio gli ultimi mesi di vita, speranze e sogni infranti”.
Roberto Caccamo ci ha spiegato che alla fine di ogni spettacolo, tutti i partecipanti potranno chiedere delucidazioni e chiarimenti al Centro studi Falcone e Borsellino di Prato, che ha patrocinato il progetto, e che desidera creare una sana cultura antimafia. Infatti, l’obiettivo primario è quello di parlare alle scuole: “Spero che l’affluenza sarà numerosa,- ha detto in conclusione l’attore- qui poi della mafia c’è una visione assai edulcorata. La realtà delle stragi, che tra un po’ andremmo a commemorare sembra lontana e distante. Alla fine una delle cose più importanti che vogliamo trasmettere ai giovani è la differenza che esiste tra il rispetto nato dalla stima e il rispetto nato dalla paura. C’è una differenza abissale che va chiarita perché ci sono persone che sono morte per quello in cui credevano. Noi alla fine regaleremo emozioni, ma nello stesso tempo suggeriremo delle domande”.
La regia dello spettacolo è curata da Antonello Nave e Carlo Belitti e la messa in scena è stata fortemente incoraggiata dall’associazione culturale Altroteatro di Firenze che si occupa mettere in scena opere che hanno come filo conduttore la denuncia sociale. Cettina Parmaliana, moglie dello stimato professore ha mostrato il suo entusiasmo per l’iniziativa e ci ha rivelato che molti si sono chiesti come mai queste iniziative non nascono proprio in Sicilia. L’auspicio è che la compagnia teatrale approdi anche qui. Intanto oggi la prima della sceneggiatura debutta al Giardino del cinema terminale di Prato.