Un pezzo di carta che ti riporta alla vita

La mia storia, la mia difficile e quasi stancante storia, sembra essere arrivata ad una svolta. Questa mattina, tra la commozione della mia famiglia, ho ricevuto il Durc, il documento unico di regolarità contributiva. Con questo “pezzo di carta” potrò tornare a lavorare, potrò partecipare nuovamente alle gare d’appalto pubbliche. Vi parlo della commozione della mia famiglia perché proprio quel “pezzo di carta” era la cosa che attendevamo di più da quando siamo entrati in questo tunnel che sembrava interminabile, da quando la nostra vita è stata cambiata, da quando la nostra quotidianità è stata alterata dalle intimidazioni, dalle minacce, dagli sguardi “storti” della gente, dalla continua solitudine per via del fatto che noi eravamo “sbirri”.

Quando ho ricevuto le prime intimidazioni è stato come ritrovarsi dinnanzi ad un bivio: una strada indicava la via della giustizia, la via della collaborazione con lo Stato al fine di aiutare a debellare quella montagna di merda che è la mafia; questa stessa strada era quella che mi permetteva di camminare a testa alta, di non avere rimorsi quando mi guardavo allo specchio e quando guardavo negli occhi i miei figli. L’altra strada, invece, era quella dell’omertà, del silenzio, ma allo stesso tempo della continuità: prendendo questa strada non sarebbe cambiato nulla, ma non avrei mai potuto essere in pace con me stesso.

Ho così scelto di aiutare lo Stato. Oggi sono un testimone di giustizia. Dopo un percorso con tante difficoltà, sostenuto dall’affetto insostituibile di mia moglie, sono riuscito ad ottenere questo status. Io e la mia famiglia abbiamo iniziato ad avere la scorta, a camminare per il paese sulle auto blindate e con due carabinieri armati al fianco, 24 ore su 24.

Di certo, quello che non mi sarei mai aspettato è stato il dover “combattere” contro la burocrazia. Il Durc, il documento di cui oggi vi parlo, è necessario per partecipare alle gare pubbliche. I danni che ho subito dalla criminalità organizzata mi hanno ridotto al lastrico. Non ho così potuto pagare contributi e tasse, nonostante abbia avuto la sospensiva prefettizia di cui i testimoni di giustizia possono avvalersi. Insomma, la mafia la stava per avere vinta. Il raggiungimento del loro obiettivo, quello di distruggere la mia azienda, stava per arrivare.

E’ stato terribile, credetemi, sentirsi impotenti dinnanzi ad una così complicata ed articolata burocrazia, pur essendo una vittima della criminalità che lo Stato combatte fortemente, quello stesso Stato dal quale ho atteso per anni questo documento.

Oggi mi sento di festeggiare. Sì, proprio così. Perché il fatto di poter tornare a lavorare, il fatto di poter rialzare l’azienda alla quale mio padre tanto teneva, è la cosa che attendevo di più. E per questo devo ringraziare chi si è speso per questo, come la Confartigianato Sicilia, Confindustria, il ragioniere Giovanni Alessi, Gaetano Montalbano, promotore del “Comitato Cutrò” che vedono raggruppate diverse associazioni per starci vicino e supportarci nei momenti più cupi della nostra avventura e voglio ringraziare i tanti amici che mi sono stati vicini in momenti di debolezza che, inutile nasconderselo, a volte mi hanno fatto pensare di abbandonare tutto. Un ringraziamento anche al mondo politico, quella parte che è stata in prima linea per risollevare le sorti di Ignazio Cutrò e di quanti altri combattono contro i mulini a vento e quella parte che non ha saputo in tempo.

Un mio amico me lo dice sempre: “Tu sei testa dura”. Ecco, forse è stato proprio quello che mi ha “premiato”. Non ho mollato, non ho voluto lasciare questa terra dove mio padre ha sudato sangue per darmi un futuro. Ecco perché oggi è un giorno di festa.

Ma il mio impegno non finisce qui. Con l’associazione che presiedo, “Libere terre”, andrò in cerca anche di questi casi, di gente vittima di danneggiamenti da parte della mafia che non riesce a rimettere in piedi la propria azienda. La mafia non si combatte solo con gli arresti e le confische. La mafia, secondo me, va combattuta anche con il contrasto nei settori in cui essa è più radicata e forte. E allora, come meglio fare se non aiutare le imprese pulite, togliendo terra e lavoro alla mafia? Questo sarà il mio impegno.

In conclusione voglio ringraziare tutti: l’Arma dei carabinieri tutta, dal primo all’ultimo carabiniere, tra tutti il generale Amato, comandante della Legione carabinieri Sicilia. E’ come se i carabinieri ci avessero accolto nella loro famiglia, proteggendoci e confortandoci; è stato e tutt’ora è uno splendido esempio di come lo Stato funzioni, di come esista il rapporto tra l’istituzione e il cittadino. Grazie alla Direzione distrettuale di Palermo, nella persona del procuratore Vittorio Teresi, una persona affabile ed estremamente disponibile. Grazie al magistrato Salvatore Vella, che ha sostenuto me e tutta la mia famiglia durante i momenti più bui di questa storia, e grazie alla magistratura tutta.

Infine, concedetemi un “augurio”: ora e sempre, IN CULO ALLA MAFIA. Oggi la mafia ha perso, la legalità ed i siciliani hanno vinto 10 a 0.