Arrivati davanti al cancello in ferro il campanello non c’è. Ma basta chiedere “c’è nessuno?” e la casa – con i suoi padroni – si dimostra subito accogliente e aperta a tutti. Non c’è nemmeno quasi il bisogno di presentarsi e chiedere di visitare l’attrazione del posto. Palmira Ganci ci anticipa: “Siete qui per la casa di mio padre, vero?”.
Il papà della signora Palmira non è famoso, e la casa che siamo venuti a visitare non è quella dove ha vissuto. Anzi, è ancora incompleta. Nascosta dietro alla panoramica, a Messina, a due passi da quella in muratura dove vive ancora la famiglia della signora Palmira, c’è una struttura rotonda. È un piccolo gioiello d’ingegneria, ma è soprattutto un enorme gesto di amore.
La storia di questa casa ha il sapore retrò delle invenzioni del XIX secolo. È la storia di un uomo innamorato della moglie, che quando lei si ammala e il medico le consiglia di stare molto tempo al calore del sole, progetta e inizia a costruire quella casa particolare: una piattaforma rotonda su una struttura rialzata rispetto al livello del suolo.
Ricorda le giostre, e infatti è stata la protagonista di una striscia nel fumetto Topolino. Grazie a quella piccola storia per bambini, la casa era stata conosciuta in tutto il mondo. Ma non a Messina, la città dove si trova.
Questa casa gira su se stessa – a manovella o con la forza del vento – per captare più ore di luce al giorno e venire così incontro ai bisogni della compagna di una vita.
È questa la sua vera particolarità: a differenza delle altre case rotonde sparse per il mondo, è l’unica a non essere a motore. Trent’anni fa, insomma, a Messina veniva progettata una casa “verde”, ecologica nel suo muoversi accompagnata dal vento, e venivano anticipati i tempi sulla nuova sensibilità in materia di energia pulita.
Il signor Ganci ci ha messo tutto il suo tempo libero e il suo amore per portare avanti un sogno, mettendo da parte i soldi necessari di mese in mese, ordinando da Genova e Taranto i materiali – usati nei cantieri navali – per costruire il suo pegno d’amore per la moglie.
«Purtroppo non ce l’ha fatta a vederla completata – racconta la figlia – Adesso dobbiamo pensare a cosa farne». Di buttarla giù non se ne parla nemmeno, gli occhi di Palmira luccicano ancora di lacrime trattenute quando pensa a quella casa. Le piacerebbe che qualcuno aiutasse lei e sua sorella a terminarla: «La Regione potrebbe farsene carico e farla diventare un museo, un luogo visitabile dai turisti» immagina. Invece adesso questo gioiello resta sconosciuto a molti.
Ma anche in questa storia, come in tante altre, si ripete il paradosso che sembra inseguire Messina: patria che ha dato i natali a persone, idee, opere geniali e uniche nel mondo; allo stesso tempo città che non sa valorizzare le proprie bellezze. Neanche per trarne profitto. Neanche per arricchirsi.
E così la prima casa al mondo che gira con la forza del vento resta lì, nascosta e sconosciuta, con la sua storia d’amore ben rinchiusa in un segreto fra pochi intimi che – in modo più o meno fortuito – ne sono venuti a conoscenza.