L’Associazione Peppino Impastato aveva deciso, sin dalla metà di novembre, il programma di iniziative per ricordare l’ottavo anniversario della morte di Felicia Bartolotta, madre di Peppino.
Pino Manzella aveva proposto un filmato del 2004, relativo a un’intervista che gli alunni della Scuola Media di Cinisi avevano fatto a Felicia; si era deciso di associare un altro filmato di Paolo Chirco, relativo alla manifestazione del Forum Sociale Antimafia fatta il 9 maggio 2004; Paolo Arena aveva suggerito di riproporre un recital da lui portato in scena lo scorso anno, con i ragazzi del liceo Scientifico e dell’Istituto Tecnico di Castellammare del Golfo, relativo a quattro donne vittime della mafia: tutto era legato al fatto che i ragazzi fossero rintracciabili e disponibili
Sul sito peppinoimpastato.com il primo dicembre veniva pubblicato, con il logo di Casamemoria, e in evidenza, in modo da non potere essere scavalcato da altre notizie, un programma in cui si diceva che il 7-12, alle ore 18.30, sarebbe intervenuto il neopresidente della Regione Rosario Crocetta, per l’apposizione di una targa che attribuiva alla costruzione di Corso Umberto 220 il vincolo di tutela culturale: dopo di ciò i partecipanti, sindaco, presidente, Impastato e Santino in testa, avrebbero percorso i fatidici Cento passi per recarsi alla casa di Badalamenti, dove, al primo piano, per una conferenza stampa e sarebbero tornati lì alle 21 per la proiezione di un documentario chiamato “Recordis” e per un ricordo di Felicia fatto da tre donne, Felicetta Vitale, moglie di Giovanni Impastato, Luisa Impastato, figlia di Giovanni e Felicetta , e Anna Puglisi, moglie di Santino.
Paolo Arena dava notizia della disponibilità dei ragazzi a recitare e si poteva redigere la locandina con il programma definitivo e chiedere al sindaco le relative autorizzazioni.
Ecco il testo della richiesta: “Egregio sig. sindaco, il 7 dicembre anche la nostra associazione ricorderà, senza grandi pretese, Felicia Impastato. Come può rilevare, gli orari non dovrebbero coincidere o recare disturbo alle altre iniziative. Pertanto, dalle ore 17 alle 19 le proiezioni e lo spettacolo teatrale, avranno luogo, ove non esistano intoppi, presso il garage della ex casa del boss. Con la presente, oltre che fare la consueta richiesta di sedie, locale e luce, la invito, come sempre, a intervenire, anche se, credo, che sarà indaffarato. Un saluto affettuoso”
Ed ecco la risposta del sindaco: “In riscontro alla Sua Le comunico che in tale data ed in tali orari è prevista ( ore 18,30) la visita del Presidente Crocetta presso la Casa Badalamenti e non appare pertanto opportuno autorizzare in concomitanza un’altro avvenimento. Risulta altresì che alle ore 21.00 è fissata la proiezione del documentario su Felicia Impastato al 1° piano di casa badalamenti. Non commento il suo ultimo periodo della sua nota che è emblematico ed offensivo. Di conseguenza, poichè le manifestazioni di cui sopra sono state richieste e concordate con l’Amministrazione con largo lasso di tempo mentre la vostra perviene soltanto in data 5:12.2012, non può trovare accoglimento”.
Il rifiuto del sindaco è sembrato più un gesto di ritorsione o una risposta pretestuosa, che un atto motivato: non c’era infatti concomitanza di iniziative. A parte quell”un’altro” con l’apostrofo, errore imperdonabile, stupisce la considerazione di “emblematico e offensivo” con cui il sindaco definisce l’ultima parte del messaggio, in cui è scritto: ”Come sempre la invito a intervenire, anche se credo, sarà indaffarato”.
Confesso di essermi arrovellato a chiedermi che cosa può avere spinto il sindaco a pensare che “indaffarato” sia una parola d’offesa o a credere che in me c’era intenzione di offenderlo, e a scrivere, per di più, che questa era una cosa “emblematica”. Emblema di cosa? Di una mia eventuale posizione di ostilità nei suoi confronti? E perché? Siccome sono uno studioso dei comportamenti umani, ho cercato di capire e gliel’ho chiesto con un’altra email in cui gli ho scritto “sarei curioso di conoscere la motivazione che lo ha portato a credere che “indaffarato”, cioè impegnato, occupato a svolgere le sue funzioni istituzionali, potesse essere una parola d’offesa”, ma non ho ricevuto risposta. E mentre mi apprestavo a riempire facebook con la notizia; “per il sindaco di Cinisi “indaffarato” è parola d’offesa”, Giovanni Riccobono si è recato da lui, gli ha fatto presente che non c’erano interferenze, che non poteva ostacolare un gruppo di persone che aveva come scopo il ricordo di Felicia e che ci servivano solo una ventina di sedie: così ha ottenuto il permesso, dalle 17 alle 19, anche le sedie e tutto è stato risolto.
Ma torniamo al 7 dicembre: con una puntualità incredibile, già alle cinque la casa del boss è piena di gente: preparata la scena e sistemato il computer abbiamo proiettato Il primo video dove si vede Felicia che risponde con serenità ai ragazzi di Cinisi e alle loro domande, spesso impegnate, che parla dell’importanza della cultura per emanciparsi dalla mafia, che accenna alla morte del marito e alla sua convinzione che non si sia trattato di un incidente, che fa una chiara differenza tra il terrorismo politico e quello mafioso, quello di cui Peppino era stato accusato e quello di cui era stato vittima. Insomma un ricordo di questa donna nell’impegno cui si è dedicata negli ultimi anni, cioè l’incontro con le scolaresche e con i ragazzi che andavano a trovarla.
Il secondo video, girato e montato abilmente da Paolo Chirco, è anch’esso un documento storico sul corteo del 2004, cioè pochi mesi prima della morte di Felicia: si vedono, davanti alla porta di casa Impastato molti giovani urlare i loro slogan e Felicia commossa e soddisfatta, che alla fine distribuisce uno per uno, un mazzo di garofani rossi.
Nella rassegna di tante persone spicca il viso di Guido Orlando, un compagno scomparso da poco. Segue lo spettacolo “Felicia, Rita e le altre…” : un pezzo è dedicato a Francesca Serio, la madre di Salvatore Carnevale, il sindacalista di Sciara ucciso nel 1955: il testo è quello di “Le parole sono pietre”, di Carlo Levi. L’altro brano è dedicato a Felicia: si tratta della deposizione integrale della sua testimonianza al processo contro gli assassini di Peppino.
La terza è la madre di Placido Rizzotto, ucciso a Corleone nel 1948, nella ricostruzione che ne viene fatta da Giuseppe Fava in un suo dramma. Per ultima Rita Atria, la diciottenne ragazza di Partanna, con la lettura integrale delle pagine del suo diario e del suo tormentato percorso, dall’incontro con Paolo Borsellino, alla presa di distanza con la famiglia mafiosa, al suo suicidio, due giorni dopo la morte del giudice.La bravura e la forza comunicativa degli “attori”, è tale da provocare nei tanti presenti una forte emozione e commozione.
Una sola considerazione: nessuna delle tante televisioni private era presente: come al solito pare che sia più importante riprendere presidenti e onorevoli e intervistarli. Intanto sappiamo riservatamente, da una telefonata all’ARS, che Crocetta non verrà, perché oberato da altri impegni, e quindi decidiamo che non è il caso di stare ad aspettare: a Casamemoria c’è Beppe Lumia, che, da qualche tempo sembra essere diventato il regista, più o meno occulto, della politica siciliana, c’è il sindaco, il sovrintendente ai beni culturali, Umberto Santino, Claudio La Camera, che rappresenta il Museo della ndrangheta e un certo Benn Plassmann, classificato come esponente di un Centro Echolot di Berlino. Come al solito, di Cinisi non c’è quasi nessuno.
E così, otto anni dopo la sua morte questa donna, che dovrebbe appartenere a tutto il paese e a tutta la regione, rimane nel cuore solo di coloro che l’hanno conosciuta, amata e ammirata.
A sera, su facebook, trovo questo messaggio:
“Ciao Mamma Felicia…oggi sono otto anni. Otto anni in cui, i tuoi insegnamenti hanno continuato a vivere dentro di me, indicandomi la strada, anche quando, tutto sembra andare storto. A volte, quando stupidamente penso di non farcela, perchè intorno non c’è la voglia di cambiare, penso a quello che tu hai passato, penso al fango che hai visto gettare sulla memoria di tuo figlio e so che tu non ti sei fermata, pur avendo intorno tanta ostilità. Penso a quanto sia stata fortunata a poterti conoscere, perchè quelle due ore in tua compagnia, mi hanno davvero cambiato la vita. Che il mio abbraccio ti arrivi, ovunque tu sia…” (Cristina Donzelli)
(Salvo Vitale)