Una Rosa per Roxana

Rieti. Ha lasciato l’ospedale come si conviene a una piccola star. Approfittando del momento giusto, camuffandosi con la casacca e i pantaloni verdi da portantina, sotto l’occhio vigile delle guardie giurate.

Alle 15.56, da un’uscita ovviamente secondaria, è sbucata una Ford Mondeo grigio metallizzata, con a bordo, accanto al guidatore, proprio lei: Roxana Rodriguez, 32 anni, la suora salvadoregna che una settimana fa ha messo al mondo Francesco Alessandro. Un maschietto di tre chili e mezzo, paffuto come lei, registrato all’anagrafe solo con il cognome della madre perché del padre «Roxy» continua a dire di non sapere nulla, di essersi accorta della gravidanza solo al momento delle doglie.

Si suppone, ma si suppone soltanto, che nello spazioso bagagliaio dell’auto, fra montagne di pannolini, fiori, giocattoli e tutti i regali ricevuti da Roxana in questi giorni di ospedale, abbia trovato posto anche la carrozzina di Francesco Alessandro, con lui dentro, al sicuro. Si suppone soltanto perché per tutto il pomeriggio il direttore sanitario dell’ospedale, il professor Pasquale Carducci, ha continuato a offrire solo una parte della verità: «Ho firmato alle 13 il permesso di uscita per madre e figlio». Se poi tutti e due i letti siano vuoti adesso, beh, questo non lo ha voluto dire.

Roxana deve aver cominciato a preparare le sue cose di buon mattino. Del resto le condizioni, sue e del bambino, avrebbero consentito il ritorno a casa già da lunedì, o forse anche da prima. Si è aspettato probabilmente nella speranza che si placasse un po’ il clamore. Un clamore che forse è l’unico vero cruccio di Roxana perché per il resto l’ha spiegato bene lei: «Meglio una mamma felice che una suora scontenta».

Ma s’è lamentata parecchio, ieri mattina, prima con la dottoressa Dini, in reparto, poi con l’assistente sociale Anna Fontanella, che tanto le è stata vicino -efficacissimo filtro con il mondo esterno- e alla fine con Sandra, l’amica salvadoregna che l’ha aspettata al freddo per ore. «Perché tutto questo scandalo?», si è sfogata con tutte e tre. E loro l’hanno vista così amareggiata che non hanno avuto neppure il coraggio di raccontarle la verità.

La verità è che sono piombate a Rieti -riconoscibili a occhio nudo per le stradine del centro- diverse troupes di tv sudamericane che chissà cosa darebbero per un’intervista con Roxana. Un continente intero -storicamente avido di telenovelas- sta aspettando, a loro dire, le prime foto di Francesco Alessandro. Vengono da Buenos Aires, da Città del Messico, da San Salvador stessa.

Hanno un chiodo fisso, come tutti gli altri del resto: dove si è rifugiata con il bambino? I più svelti hanno fatto fare controlli sulla targa della Mondeo per scoprire che appartiene a un signore di Marino, Castelli Romani. Il riscontro non è privo di significato: a Marino, in via Garibaldi 119, c’è la sede centrale delle Piccole discepole di Gesù.

Questo vuol dire che l’associazione non l’ha abbandonata: ha provveduto anche all’auto per portarla via dall’ospedale, e si occuperà di lei anche in futuro. Ma quell’auto arrivata a prenderla potrebbe anche voler dire che è proprio Marino il suo rifugio e non il «centro di accoglienza fuori regione» annunciato dalla diocesi, nell’ennesimo, comprensibile, tentativo di depistaggio.

Resta un ultimo mistero. Che Roxana abbia deciso di farsi suora dopo una delusione d’amore questo di sapeva, che sia tornata a casa nella primavera scorsa e allora chissà cosa potrebbe essere accaduto, anche questo si sapeva. Non si riesce a sapere chi in ospedale, l’altro giorno, le ha fatto arrivare un bigliettino con una rosa rossa. Un papà che non ha resistito?