Una siringa nel petto e un laccio emostatico al braccio

Con queste parole si apre la nostra intervista con Alessandro De Pascale, autore insieme a Antonio Parisi di un libro inchiesta che chiamare “Libro Scoop” è poco. Il libro edito dalla imprimatur srl , “Il caso Parolisi: sesso, droga e Afghanistan”, ci offre quello che la giustizia Italiana nella sua imperfezione non è riuscita ancora a darci: un movente “valido” per la morte di Melania Rea.

Ma andiamo per ordine: Melania Rea è stata uccisa il 18 aprile del 2011 tra le 14 e le 15, ma il suo corpo seviziato da 35 coltellate, seminudo, con due siringhe conficcate sul petto e sul pube, venne scoperto due giorni dopo a Ripe di Civitella (Teramo).  Dell’omicidio, dapprima indiziato e poi condannato in primo grado all’ergastolo, è stato accusato il marito Salvatore Parolisi, militare di carriera con all’attivo missioni in Afghanistan ed in ruolo come addestratore militare. Per i giudici di primo grado l’omicidio sarebbe stato frutto di un raptus sessuale determinato dal rifiuto della povera Melania d’avere rapporti con il marito. Tutto qua o poco altro.

E’ chiaro che davanti ad un libro come quello di Alessandro De Pascale, che unisce in una sottile linea rossa, come dice lo stesso autore,  Parolisi al sesso, alla droga e all’Afghanistan, siamo stati incuriositi per due ordini di motivi: primo perché Alessandro è già conosciuto nel mondo del giornalismo per le sue inchieste- vedasi la precedente “Telecamorra. Guerra tra clan per il controllo dell’etere”, dove con lucidità e spietata analisi ci racconta la realtà delle piccole emittente partenopee piene di soldi e d’intrallazzi – e secondo perché ci suonava strano il passaggio mentale che da un delitto “passionale” porta a tutto lo squallore che dal libro emerge. Per questo abbiamo deciso di farci dire direttamente dall’autore il perché ed il per come di tutta questa vicenda.

E tenendo a mente che il marito di Melania Rea, Salvatore Parolisi, è stato arrestato per la prima volta il 18 luglio 2011, cioè diversi mesi dopo la morte di Melania, su ordine della procura di Ascoli Piceno,  siamo partiti proprio dalle siringhe trovate nel corpo e dalle 35 coltellate.

Esatto, diciamo che hanno trovato dei segni sul corpo, una siringa conficcata nel petto e un laccio emostatico. Perché un certo tipo di criminalità organizzata, parliamo di quella criminalità strutturata, affiliazione mafiosa o camorra. E non mi riferisco ai Clan Napoletani che sono più vicini alla criminalità sud-americana, capaci di ammazzarsi per il controllo di un marciapiede. Ma nel caso della camorra parliamo dei Casalesi. In altri termini d’organizzazioni criminali che inviano anche messaggi attraverso gli omicidi e questo mi è confermato dagli avvocati che seguono i Casalesi e da magistrati che indagano sui Casalesi. E tutta l’inchiesta è partita da li.

Ma questi 35 colpi di coltello che sembrano portare alla pista del delitto passionale come si conciliano con il nuovo quadro probatorio che si propone nel libro ?

Guarda: anche nella sentenza (quella di primo grado che ha visto la condanna di Parolisi all’ergastolo) è detto che il delitto è stato compiuto con tecniche di tipo militare. Per fare un passo indietro; diciamo che i segni possono essere dei messaggi ma secondo me e secondo gli inquirenti che seguono la criminalità organizzata e il narcotraffico i segni importanti sono la siringa nel petto e il laccio emostatico. (Pare che gli esami tossicologici siano stati fatti – per vedere se Melania faceva uso di droga – pare, ma non ne risulta traccia alcuna nella sentenza o nell’ordinanza di custodia cautelare).

 A questo punto e sposando la teoria probatoria del libro emergono alcune incongruenze. Il coinvolgimento di due diverse Procure nell’indagine, quella di Ascoli Piceno e quella di Teramo, determinato dalla competenza territoriale del commesso delitto e due momenti temporali diversi tra le 35 coltellate e i segni delle siringhe.

Nella sentenza c’è scritto che come attività di depistaggio, pochi giorni dopo il delitto o meglio dopo l’ora e il giorno in cui risulta che il delitto sia stato commesso, Parolisi sarebbe tornato sul luogo e avrebbe compiuto questi (siringa e laccio emostatico) che loro chiamano sfregi per depistare. Ora, io mi faccio una domanda: nel momento in cui, in quella zona d’Italia tutte le forze dell’ordine, amici, conoscenti, chiunque cercava il corpo di Melania, possibile che Parolisi, ammesso che fosse l’assassino, si sia preso la briga di tornare sul luogo del delitto per fare degli sfregi a rischio di essere beccato? E per cosa, per depistare?

Ora se il libro fosse solo un’altra inchiesta giornalistica, come tante altre, ci saremmo fermati qua, ma poiché il libro è anche uno spaccato della vita militare dei nostri soldati in Afghanistan abbiamo continuato con piacere ad ascoltare Alessandro.

Essendo stato in Afghanistan, ha notizia se tra i nostri militari si faccia uso di droghe?  Se, come nelle iconografie dei soldati Americani in Vietnam pieni di droga e alcol, anche i nostri ne facciano uso?

E’ accertato. Ma facciamo una premessa: la magistratura e le forze dell’ordine hanno bisogno di riscontri oggettivi, noi giornalisti no. Noi possiamo raccontare anche una serie di coincidenze e capire se c’è un filo anche sottilissimo che lega casi diversi e proporre una teoria alternativa. Noi abbiamo fatto esattamente questo, perché ci siamo resi conto che c’è un filo che lega Parolisi a tutta un’altra serie di episodi. E ad esempio Parolisi prima di tutto è un Alpino della julia e nel 2011 ha delle casse di armi della julia di ritorno dall’Afghanistan, occultata all’interno viene rinvenuta dell’eroina. All’inizio non si capiva bene se era hashish  o eroina, però contattata la procura competente loro mi hanno parlato di polvere.

 Vi è poi un altro episodio di una soldatessa che tornata dalla missione in Afghanistan vene beccata a spacciare a Genova e nel processo dichiara di avere iniziato in missione e che nelle caserme al ritorno dall’Afghanistan gira eroina. L’ha detto lei…

Nel libro c’è un’ intero capitolo che si chiama “L’uso di droga tra i militari” e si fa un excursus di tutti i vari casi che sono venuti alla luce nei vari battaglioni che si sono succeduti in questi anni. Possiamo quindi dire che l’uso di droga tra i militari è assodato.

Scusi e l’immagine che ne abbiamo noi di soldati sicuri e senza paura?

Allora, guarda la questione è questa. Io sono andato in Afghanistan e ho girato a mio rischio e pericolo. Però io mi metto nei panni di questi poveri ragazzi: se pensi che le stagioni e gli avvicendamenti durante l’anno sono sei perché non puoi, anche  psicologicamente,  rimanere oltre un certo numero di mesi perché la situazione è veramente difficile, loro (sia i civili che i militari) fanno una vita da reclusi…  perché al di fuori dell’orario di lavoro non puoi mettere il naso fuori dal compound o dalla base militare.  Se pensi che quando esci fuori sei un costante obiettivo e rischi continuamente che ti sparino addosso o salti per aria, se pensi che a questi ragazzi è successo sicuramente di vedere un loro compagno o un commilitone morto o ferito…Allora io mi rendo conto che è veramente difficile affrontare tutto questo e che quindi nel migliore delle ipotesi a sera ti abbondoni all’alcol e nella peggiore… e considerato che in Afghanistan è vietata la vendita di alcolici mentre l’eroina è l’unico prodotto con cui l’Afghanistan partecipa incontrastata nel mercato globale…

Scusi ma in questo quadro generale che si delinea, a Parolisi che ora dovrà affrontare il processo d’appello possiamo trovare delle scusanti o delle attenuanti? O possiamo immaginare la possibilità di una revisione del processo che tenga conto del nuovo quadro probatorio delineato nel libro?

Sempre tenendo conto delle anomalie procedurali del processo di primo grado (dove nell’ambito di un giudizio abbreviato che prevede una riduzione per legge della pena si è comminato un’inconciliabile ergastolo che comporta il massimo della pena e quindi senza sconto di pena,  e considerando che nulla si conosce degli atti d’indagine che nascono da due procure differenti per le note vicende sulla competenza territoriale del commesso delitto e che sono segretati) e dalle dichiarazioni rilasciate dall’avvocato di Parolisi che ha detto che questo libro Scoop verrà portato il primo giorno dell’Appello (a settembre) perché rileva tutta una serie di elementi nuovi che quantomeno cambiano il quadro (probatorio) e alleggeriscono la posizione dell’assistito 

E la sottile linea rossa che unisce i vari capitoli del libro continua….

Pochi giorni dopo la morte di Melania Rea, viene arresta per associazione a delinquere di stampo mafioso Laura Titta con l’accusa di favoreggiamento di un boss dei Casalesi. Questa soldatessa era stata addestrata da Parolisi, era stata trasferita a Napoli ed era stata congedata e nonostante il congedo dopo il delitto chiede di essere trasferita ad Ascoli proprio nel reggimento addestrato da Parolisi.

Stante questi fatti ed il lasso temporale tra le coltellate ed i segni, possiamo ipotizzare che Parolisi non sia l’autore degli sfregi (il laccio emostatico e le punture), ma che questi siano proprio un messaggio nei suoi confronti ?

 Si. E’ un’altra delle ipotesi. La questione è che intorno a questo delitto ci sono tutta una serie di cose inquietanti, perché l’altra parola rilevante del libro è la parola sesso. Ma sesso non inteso come amanti…ma riferito a una questione che è denunciata dal PM Paolo Ferraro, che sostiene di aver visto Melania Rea in Procura a Roma pochi giorni prima della morte. Lui ipotizza, dato che  aveva vissuto alla Cecchignola (cittadella militare di Roma) e la caserma di Parolisi dipende dalla Cecchignola… Lui sostiene che alla Cecchignola ci siano tutta una serie di riti Satanici e Sessuali e che loro prima della nascita della bambina fossero dentro questo gioco. E una delle ipotesi è proprio questa: che lei una volta avuta la figlia si sia voluta tirare fuori e dato che in questa setta s’ipotizza ci siano alti gerarchi militari …., sia stata fatta fuori inviando un messaggio a tutti gli adepti….state zitti e tacete…esatto.

In ognuno di questi casi, la Camorra, il narcotraffico, il movente sessuale, ma non legato….parliamoci chiaro non c’è un movente. Per come è stata emessa la sentenza l’unica cosa che realmente è debole, è proprio il movente. Perché nella sentenza si scrive: che Parolisi vedendo la moglie fare….i suoi bisogni naturali… eccitato…lei abbia negato il rapporto sessuale…, poi dico la bimba rimasta poco vicino sull’altalena ed in più con tutte queste amanti vere o presunte. La moglie abbia negato il rapporto sessuale, dicevamo, e preso da un raptus sessuale l’abbia uccisa con 35 coltellate. 

E la sottile linea rossa che unisce i vari capitoli del libro continua….

Un’altra parte interessante del libro si chiama i “Misteri del Contingente Italiano” che unisce in questo ipotetico filo rosso Parolisi, la droga, il narcotraffico a tutta una serie di militari morti in Afghanistan in circostanze particolari e mai del tutto chiarite. C’è uno che si è suicidato ma che pochi giorni prima parlando con i genitori diceva di aver scoperto una cosa gravissima ma che avrebbe fatto risparmiare all’Italia parecchi soldi…Lui era addetto ai rifornimenti nell’aeroporto di Kabul e il padre non crede nel suicidio.

Certo che è inquietante questa immagine che abbiamo in Afghanistan alla luce di tutte queste situazioni-

 Si perché la questione è che la maggior parte dei giornalisti, anzi il 98% dei giornalisti che vanno in Afghanistan vanno “enbedded” (l’atto d’accompagnare qualcuno a letto), quindi vanno all’interno delle basi, vanno in giro con i militari….quindi c’è un problema informativo serio…ho capito, fanno la foto alla medaglia o alla pallottola…esatto, o alla ricostruzione, o alla distruzione del campo di papaveri, quando poi i rapporti ONU dicono che la produzione di papaveri rimane stabile o in lieve diminuzione in vari posti ma nell’area sotto il controllo Italiano è in crescita…e parliamo di variazione a tre cifre. Si parla di aumenti di  100 o 150 per cento.  

E la sottile linea rossa che unisce i vari capitoli del libro continua….

Sempre nel capitolo dei misteri del contingente italiano c’è poi la storia di un Agente esperto dell’antidroga, un Carabiniere Sardo, che viene ucciso sopra le montagne della roccaforte dell’alleanza nord… nella zona di Massud (Il leone del Panshir eroe della resistenza antisovietica ed ucciso dai Talebani), in circostanze poco chiare e c’è chi dice che stesse lavorando ad un’operazione antidroga molto ma molto importante. E non si è mai capito bene chi sia stato a spararlo perché le versioni non coincidono.

Abbiamo notizie che la droga che circola in Italia possa venire d’Afghanistan o è quella che viene dall’America del Sud ?

No, no, no. Questo è certo. I rapporti del Dipartimento dell’Agenzia Antidroga segnalano un calo dei prezzi all’ingrosso notevole e la presenza al 70% con punte dell’80% di droga Afgana sul mercato negli ultimi 5 anni. Anche perché le aree dove si produce eroina nel mondo sono sostanzialmente due quella della zona Asiatica che si caratterizza per il suo colore bianco e che non si produce quasi più e quella che chiamiamo  Brown Sugar di colore marrone che viene esclusivamente dall’Afghanistan. La questione è che prima l’Afghanistan produceva ed esportava oppio grezzo e la raffinazione avveniva nei paesi confinati…In Afghanistan non sapevano manco cos’era l’eroina…Invece, il conflitto, la guerra ha fatto si che la raffinazione avvenga direttamente in loco e questo significa che la quantità esportata diminuisce ma il valore aumenta perché con 10 chili di oppio ricavi un chilo di eroina.

“Poi nel nostro viaggio in Afghanistan abbiamo incontrato direttamente una testa di ponte della camorra Casalese che ormai si è stabilito a Kabul e fa l’intermediario d’eroina. Tanto che i Casalesi che non si erano mai occupato di narcotraffico di eroina …si erano occupati di altre cose ma non di droga …..

Il nome ce l’abbiamo ?

Non lo posso dire. Mi dispiace, quando verrà arrestato lo saprà

E mentre trascrivevo questa lunga intervista, il libro “Il caso Parolisi: sesso, droga e Afghanistan” incomincia ad avere i suoi lettori entusiasti e ad interessare le forze armate, gli altri giornalisti e gli esperti in materia, tanto che gli autori hanno aperto un’apposita pagina FB per le discussioni e gli interventi.

Pietro Giunta.