Urla e silenzio a Kinisia

Mentre i 700 tunisini ospitati nella tendopoli gridano, si rivoltano, fuggono, a Trapani regna ancora il silenzio delle istituzioni, delle forze dell’ordine e del Prefetto.

<<In questi giorni cinque dei profughi sono fuggiti -dichiara il commissario Fazzino, responsabile del servizio di sicurezza- ma tre di loro sono tornati indietro. Dei due di cui non abbiamo notizia, sappiamo soltanto che non si presentano alla distribuzione giornaliera dei viveri. Forse fanno lo sciopero della fame. Difficile dirlo.>>

Se le voci sulle fughe sono contrastanti (addirittura cinquanta, secondo qualche testata locale) dello sciopero della fame ci viene data conferma.

<<Ieri mattina -dichiara un operatore sociale che incontriamo al centro di accoglienza di Kinisia e che preferisce rimanere anonimo- alcuni di loro sono stati portati al Cara di Salinagrande per le operazioni di riconoscimento necessarie al permesso di soggiorno temporaneo. I ragazzi erano convinti che sarebbero stati “liberati” fra qualche giorno. Di fronte alla necessaria smentita degli operatori del centro, hanno dato in escandescenze. Tornati alla tendopoli, pare abbiano tentato di dar fuoco alle tende e ne abbiano divelto cinque.>>

Tende che, ci dicono, non sono ancora state montate.

I “ribelli” hanno passato una notte all’addiaccio e, per ulteriore protesta, da ieri si rifiutano di mangiare.

<<Se a questi ragazzi venissero fornite le giuste informazioni -continua l’operatore- probabilmente molte tensioni sarebbero evitate e anche noi potremmo fare il nostro lavoro più serenamente.>>

 

 

Natya Migliori