Va in scena la follia

Una curiosa e quanto mai singolare iniziativa interesserà a breve il capoluogo veneto: la città ospiterà la sesta edizione del Festival dei Matti, che avrà luogo dal 29 al 31 maggio e che vedrà la partecipazione dei più fieri oppositori del sistema manicomiale antecedente alla tanto dibattuta “Legge Basaglia”. La rassegna, organizzata con il patrocinio di Provincia di Venezia e Università IUAV, è stato ideata e curata da Anna Poma, fervida sostenitrice delle più innovative teorie in merito alla salute mentale.

Si tratta di un progetto volto alla valorizzazione delle potenzialità creative e comunicative insite nella follia, troppo spesso ignorate e mortificate se non addirittura calpestate, ridotte in cenere.

Saranno giornate particolarmente intense, articolate in incontri, discussioni ed interventi ad opera di autori emergenti e protagonisti del dibattito sociale del nostro tempo. Il festival si concluderà con uno spettacolo teatrale “dentro la follia”, dedicato all’eclettica ed intrigante figura di Goliarda Sapienza.

I promotori del progetto, decisi a liberare la pazzia da stereotipi e tabù, hanno dato vita ad un’iniziativa volta a persuadere anche i più scettici dell’inesistenza di evidenti linee di demarcazione fra “sano” e “patologico”. Si spera dunque di demolire ogni qualsivoglia preconcetto, di restituire dignità e rispetto a chi in passato è stato privato persino dei più elementari diritti, perché al di là dei comuni parametri di presunta normalità.

La sesta edizione del festival, intitolata “Politiche e Poetiche”, è incentrata sulla necessità di eliminare ogni residuo di una mentalità ipocrita e conservatrice, ogni traccia di convinzioni palesemente anacronistiche, profondamente radicate in chi sembra preferire l’isolamento ad una più umana accettazione. “Nonostante la chiusura dei manicomi – spiega Anna Poma – troppi muri continuano a segregare la follia e coloro che sono giudicati matti. Si tratta di una condizione umana che la società, per dirsi civile, dovrebbe saper accogliere come fa per la ragione – prosegue la donna, riproponendo le teorie del celebre Franco Basaglia – Allora occorrono le politiche, ma le politiche da sole non bastano. Servirebbero politiche che prendano il largo dai dati di fatto e poetiche capaci di farsi mondo: vogliamo impegnarci affinché non rimanga un’utopia, ma diventi realtà”.

Durante la rassegna verranno presentati alcuni romanzi volti a sensibilizzare il grande pubblico in merito alla discussa questione dell’assistenza sanitaria ai pazienti psichiatrici. Si tratta di opere di indubbio spessore, redatte con passione e partecipazione, preziose testimonianze di chi ha conosciuto, seppur indirettamente, la crudeltà della logica manicomiale. Venerdì 29 Nicoletta Bidoia introdurrà “Vivi. Ultime notizie del Signor Luciano D.” (Edizioni La Gru, 2013), toccante racconto della vita di una fra le tante vittime di pratiche sanitarie desuete e avvilenti, costretta a trascorrere più di trent’anni in un ospedale psichiatrico. “Ho deciso di narrarvi le vicissitudini del Signor Luciano spinta dalla gratitudine e dal desiderio di custodire la sua voce. Volevo offrire un riscatto alla sua invisibilità, all’esilio ed alla dimenticanza in cui era stato relegato per tutta la vita”. Queste le parole di Nicoletta, desiderosa di sottrarre all’oblio il ricordo di chi in vita si è sentito dimenticato dalle istituzioni, dalla società, dall’intero genere umano.

Un’altra fra le opere letterarie presentate durante lo svolgimento della manifestazione, “…E tu, slegalo subito. Sulla contenzione in psichiatria” (Alphabeta Verlag, 2015), verrà raccontata dalla stessa autrice, Giovanna Del Giudice. Si tratta di un’analisi del barbaro ed inefficace metodo della contenzione alla luce della straziante vicenda di Giuseppe Casu. L’uomo, venditore abusivo di frutta e verdura presso Quartu Sant’Elena, ha perso la vita nel Giugno del 2006, dopo aver trascorso sette giorni nell’ospedale psichiatrico di Cagliari, legato al suo letto ed abbandonato a sé stesso. L’evento ha indotto chi di dovere ad attenzionare l’inenarrabile e cruenta realtà della contenzione psichiatrica, a valutarne i limiti e ad introdurre misure sostitutive.

L’ultimo giorno del festival verrà interamente dedicato alla poliedrica Goliarda Sapienza, attrice di teatro, di cinema, poetessa e scrittrice. La donna, oggi icona della letteratura femminista, ha vestito i panni di paziente psichiatrica ed ha subito numerosi elettroshock, dopo aver tentato il suicidio nel 1962. “Goliarda rappresenta la sintesi di tutto ciò che ci proponiamo di trasmettere – afferma Anna Poma – La sua storia e la sua poetica così straordinariamente intrecciate, il carico politico delle sue trasgressioni, il manicomio, la sfida ai metodi di cura mettono in luce quanto normalità e follia siano realtà inscindibili.”

L’intrigante vita di Goliarda verrà raccontata durante un reading performativo, dedicato alla lettura di alcuni estratti dei suoi più noti lavori. Verrà inoltre rappresentata la pièce teatrale di Cristiana Raggi, La Signora G. Conferenza spettacolo su Goliarda Sapienza, redatta anche grazie alla collaborazione di Fabrizio Cabitza. “La narrazione verte sulla drammaturgia – ci racconta l’autrice – Comprende parti scritte da Goliarda, estrapolate dai suoi libri e taccuini, ma anche la messinscena metateatrale della ricerca artistica e umana che ho fatto su di lei in tutti questi anni”.

Cristiana è ben consapevole del ruolo che una figura simile può assumere nella demolizione di atteggiamenti discriminatori ed ottuse convinzioni: “Un concetto sul quale noi lavoriamo molto è la memoria. Ė necessario che esperienze come quelle di Goliarda non si dimentichino: si tratta di irrinunciabili testimonianze, fondamentali per accrescere la nostra consapevolezza, la nostra responsabilità civile”.

Il Festival dei Matti è il culmine di una miriade di iniziative affini, nate allo scopo di rendere partecipi i più ignari delle indicibili crudeltà che pochi decenni or sono erano considerate pratiche mediche di tutto rispetto. Del resto, come ci ricorda Nicoletta Bidoia “c’è ancora la nostra ipocrisia da guarire, la nostra presunzione di essere sani”.