Verso il giudizio per i roghi di Canneto di Caronia

Con una nota i Carabinieri di Santo Stefano di Camastra comunicano la decisone della Procura della Repubblica di Patti di richiedere il rinvio a giudizio per i Pizzino, padre e figlio, e per svariati episodi di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in truffa aggravata e procurato allarme sociale.

A marzo PEZZINO Giuseppe, un 26nne abitante della frazione Canneto del comune di Caronia, veniva arrestato e sottoposto ai domiciliari dopo una lunga attività investigativa, mentre al padre PEZZINO Antonino cl, 1960, veniva trasmesso un avviso di garanzia

Sin dal 2004 la zona era stata interessata da eventi incendiari noti come i roghi di Canneto di Caronia e in un primo momento erano entrati in un procedimento iscritto a carico di ignoti presso la Procura della Repubblica di Mistretta e la creazione di un “gruppo interistituzionale d’osservazione. Per questi fatti e per i danni provocati dagli incendi alcuni abitanti avevano ottenuto dagli enti preposti cospicue somme di denaro a titolo di risarcimento.

Dopo una sostanziale interruzione degli eventi incendiari, nel luglio 2014, tornavano a manifestarsi i roghi che riportavano la frazione al centro di un rilevante interesse mediatico.

Nascono da questi nuovi eventi le indagini portate avanti dai Carabinieri che coordinati dalla Procura di Patti, decidevano di perimetrare l’area con una serie di telecamere occultate in grado di fornire spunti per individuare come si sviluppassero i fenomeni.

L’attività d’indagine permetteva di registrare più di venti episodi e per i quali l’arrestato – in via esclusiva per alcuni, e insieme con il padre per altri – dovrà rispondere dei reati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in procurato allarme e concorso in tentata truffa aggravata.

Di particolare interesse alcuni casi che i Carabinieri ricostruiscono e che permettono di ricostruire il modus operandi dei responsabili.

–         Il “20.07.2014, nella cui data si registrava un incendio aggravato alla mansarda dell’abitazione dei PEZZINO, in cui PEZZINO Giuseppe cagionava l’incendio appiccando il fuoco a cartoni, stracci ed abbigliamento vario posti su due scrivanie in legno. Le fiamme si propagavano all’autoclave, al serbatoio in pvc ed alle travi in legno e l’incendio creava pericolo per la pubblica incolumità (per la vicinanza della ferrovia e la presenza di altre abitazioni attigue). Nella circostanza i Carabinieri verificano che pochi attimi prima del fatto il giovane era stata l’unica persona che si era affacciata dalla finestra, guardandosi intorno con fare sospetto;

–         Il 22.09.2014, allorquando prendeva fuoco un ombrellone da spiaggia in un garage. Nella circostanza i Carabinieri verificano che anche qui, pochi attimi prima del fatto, il giovane era l’unica persona presente;

–         Il 24.09.2014, per il quale sia il padre che il figlio dovranno rispondere di danneggiamento seguito da incendio, avendo danneggiato un pick-up dell’Unione dei Nebrodi. In questa vicenda emerge con chiarezza che il padre ha dichiarato di aver per primo constatato l’evento insieme al cognato che, invece, non era presente. Quest’ultimo, su pressione di Pezzino Antonino, successivamente rendeva ai Carabinieri dichiarazioni che servivano verosimilmente a depistare le indagini e non far percepire la presenza nei luoghi del Giovane Pezzino;

–         30.09.2014, con il primo degli incendi alla Fiat Bravo dello zio di PEZZINO, cui segue un ulteriore episodio il giorno 01.10.2014, di cui si sarebbe reso partecipe solo il PEZZINO Giuseppe;

–         Il 07.10.2014, con le fiamme che interessavano alcuni oggetti posti nella cantina della famiglia PEZZINO, in un locale sotto il livello della strada, raggiungibile attraverso una piccola stradina, episodio di cui si sarebbe reso responsabile nuovamente il PEZZINO Giuseppe.

Tutti gli episodi avevano lo scopo di far crescere il livello d’attenzione mediatica ed istituzionale sui fatti al fine di far credere che quelli fossero inspiegabili fenomeni di autocombustione e che sostanzialmente stessero riprendendo gli anomali fenomeni incendiari e di presunto elettromagnetismo verificatisi nel 2004 nella frazione.

In ciò venivano coinvolti i mass media e, con sapiente azione, i due inducevano il Sindaco di Caronia ad emettere, a tutela della pubblica incolumità, delle ordinanze di sgombero di abitazioni; il tutto consentiva di lamentare disagi derivanti dalla situazione, con vibranti manifestazioni di protesta per esercitare una forte pressione mediatica verso le autorità con lo scopo di far dichiarare lo stato di emergenza (ufficialmente chiesto dal Sindaco di Caronia con nota di prot. 6243 del 20/07/2014), o comunque affinché si riconoscesse la necessità di fronteggiare la situazione con idonee misure finanziarie. In tale ottica, l’intento accertato dagli inquirenti consisteva in atti  diretti ad indurre in errore la Presidenza della Regione Siciliana – Dipartimento della Protezione Civile, al fine di procurare ingiusti profitti derivanti dall’ottenimento di somme di denaro a titolo di indennizzo o contributi di assistenza economica o risarcimenti danni, nonché ad ottenere nuove abitazioni a seguito della possibile delocalizzazione, eventi che non si verificavano per cause indipendenti dalla loro volontà. Dopo gli incendi del 20.07.2014 veniva attivato nella località Canneto di Caronia un dispositivo di vigilanza fissa H24 garantito dai volontari della Protezione Civile regionale, con funzione di prevenzione e soccorso. Appena revocato il presidio, il 15.09.2014, riprendevano in via del Mare, a ritmi incessanti, gli episodi di appiccamento di fuochi che si caratterizzavano tutti per l’avere un fattore comune: pochi attimi prima del divampare delle fiamme, nelle immagini registrate, si vedeva il giovane fare la spola fra i luoghi ed un gruppo di persone che, da lì a poco, percepivano l’evento. Il giovane, sfruttando la reciproca attenzione degli uni verso gli altri, si defilava dal gruppo, cominciando – in modo appartato ed approfittando di copertura offertagli dalla zona prescelta rispetto alla prospettiva degli altri – uno strano andirivieni dall’abitazione o dai luoghi dove, di lì a poco dopo, sarebbe scoppiato un incendio o si sarebbe percepito del fumo. Compiuta la sua azione, si allontanava dai luoghi, prima che si avvertisse il fumo o una sirena antincendio avvisasse i presenti all’evento.   

Così, mimetizzato fra le vittime, il PEZZINO Giuseppe aveva una copertura agevolata agli occhi degli abitanti della frazione. Una mimetizzazione che solo con l’attenta attività intrapresa ha potuto smascherare un cliché che vedeva ogni persona nuova che entrava su quel proscenio accolta quasi sempre dall’altro indagato, PEZZINO Antonio e poi invitata a fare un giro guidato dei luoghi interessati dagli episodi. Il tutto, spesso, mentre il figlio si rendeva abile esecutore di eventuali azioni che, così, agli occhi degli inconsapevoli visitatori apparivano come eventi di autocombustione.  

Un caso sintomatico fra tanti è quello che è accaduto ad una giornalista televisiva locale che il 07.10.2014, attirata dal clamore mediatico, si recò sui luoghi venendo intrattenuta dal PEZZINO Antonino e da altri astanti, mentre PEZZINO Giuseppe scivolava indisturbato all’interno di una cantina; di là ne usciva poco dopo scavalcando una ringhiera, in modo da ricollocarsi nel campo visivo di tutti e dare la sensazione che non si fosse allontanato. Ciò serviva per far credere alla giornalista che l’evento incendiario, che da lì a poco sarebbe stata lei per prima a notare, era un fenomeno inspiegabile di autocombustione.

PG