di Marika Piazza MaiaChiara Fleres
Una giornata calda e ventilata ha accompagnato la manifestazione tenutasi in via Mariano D’Amelio in occasione del 24° anniversario della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddi Walter Cosina e Vincenzo Li Muli.
Diverse sono stati gli eventi organizzati nel corso delle tre giornate dedicate alla memoria grazie alla collaborazione e all’impegno attivo di diverse realtà italiane.
In quella Palermo ibrida, smembrata tra l’indifferenza dei vigliacchi e il coraggio dei pochi, erano le ore 16:58 del 19 Luglio 2016. La via D’Amelio era gremita di gente proveniente da varie parti d’Italia… In quella via, alle 16:58 regnava il silenzio.
Un silenzio di rabbia. Un silenzio di speranza. Un silenzio di resistenza.
Una domanda sorge spontanea… Ma i siciliani dove sono??
Dubbio lecito dopo una sconfortante constatazione della sempre più consistente indifferenza della cittadinanza.
…e questa diminuzione di partecipazione è una circostanza, se non LA circostanza, che DEVE essere attenzionata. Cosa significa questo? Quello che siamo diventati, quello che, invece, non siamo affatto o quello che, forse, non siamo mai stati? Eppure sui social è presente tanta di quella partecipazione nei giorni della commemorazione della scomparsa di qualche noto personaggio di turno che viene davvero impossibile non chiedersi: “ma dove sono tutti? Cos’è che stanno facendo in concreto?”
Riflettiamo anche su un altro punto: in questo giorno,19 luglio di 24 anni fa, la Via piangeva di rammarico nel suo ovvio mutismo. Quel giorno più che mai ogni singola pietra, ogni singolo mattone dei palazzi, ogni più recondito angolo comprendente Via D’Amelio si è sentito abbandonato. E qualora pensaste che si stia esagerando con l’utilizzo dei vocaboli, riflettete nuovamente…perché questa Via D’Amelio l’esplosione e l’odore della morte.. li ha sentiti…SUL SERIO.
Il dott. Borsellino ha sempre definito Palermo come una “terra bellissima e disgraziata”, ma noi crediamo che solo con la giusta maturità è possibile riuscire a dotare questa frase del suo corretto significato. Se solo amassimo NOI STESSI e la nostra dignità di essere CITTADINI, comprenderemmo realmente cosa sia il “dovere morale” per garantire la conservazione e lo sviluppo della comunità stessa pagando GIOIOSAMENTE un debito nei confronti di chi ha rischiato e continua a rischiare la vita per noi… e pensare che noi cittadini abbiamo sempre questa strana tendenza a dimenticare tutto questo!!
Però vogliamo dirvi un’altra cosa. La partecipazione negli anni è sempre più ridotta, è vero… ma avete mai sentito quell’emozione di vita che si riesce a respirare, nonostante il ricordo della disgrazia avvenuta?
Avete mai guardato gli occhi di chi ci crede veramente? Avete mai urlato “RESISTENZA” con la gioia e la forza di voler andare avanti, insieme a chi Paolo lo ricorda con il suo sorriso sornione e non per forza dentro una bara? Avete mai provato ad alzare in alto, più in alto possibile, contro il vento, contro tutto l’Agenda Rossa? Avete mai visto una foto in cui sorride, sapendo giorno per giorno che quello poteva essere il suo ultimo momento..? Bellissimo, ci sarebbe da innamorarsi della limpidezza di quello sguardo che parlava di onestà e rinascita. E allora, chiediamoci: se Paolo Borsellino credeva in questo, e se ci credevano anche il dott. Giovanni Falcone e tutti coloro che consapevoli hanno perso la vita… perché non possiamo crederci anche noi che non incorriamo in nulla, se non nel “rischio”di costruire la nostra realtà attraverso quel semplice primo passo che faccia da mentore per tutti gli altri? Perché ci sentiamo limitati nel dare l’esempio di “bravo cittadino”?
La comunità siamo noi; e la comunità garantisce la cultura; e la cultura, pensate un po’, genera il cambiamento.
Pensiamo ad un semplice vaso da giardino. Viene comprato solo, vuoto. Ma, adesso, pensate anche al vostro balcone o al vostro terrazzo; se prestate la giusta attenzione, riuscirete a trovare quel triste vaso vuoto comprato sullo scaffale di un negozio qualunque, riempito e arricchito con bei fiori colorati e profumati che ogni giorno vi regalano un confortevole angolo nella vostra casa. Ma i fiori, per mantenersi tali, hanno bisogno di una costante cura e attenzione. Hanno bisogno di acqua, concime, luce. Ecco…al momento la nostra realtà è un po’ come il triste vaso
vuoto che può diventare parte di un bellissimo giardino con le giuste cure. Noi siamo la cura alla corruzione, all’ingiustizia, alla legge del più forte. Noi siamo il rimedio a questo male. Noi e solo NOI possiamo far rifiorire la nostra società, e per “noi” intendiamo ognuno di noi.
“Nuove generazioni, non rassegnatevi! Qua non si tratta di credere nel “sogno utopico”di sconfiggere la mafia. Nessuno vi dice o vi chiede di combatterla, rischiando la morte come hanno scelto di fare molti altri in passato. Qua si tratta di un qualcosa di estremamente più semplice: INIZIARE ad essere persone civilizzate; che agiscono e non parlano. Persone che sono consapevoli cosa NON vogliono essere. E questo, credeteci, è tutto quello che serve. La capacità di scegliere; la capacità di SAPER scegliere.
Per questo il nostro Paolo credeva tanto in voi, giovani ragazzi. In questo dovete credere, credere come ha fatto lui senza conoscervi. Perché se c’è una cosa che non possono portarci via sono i valori, gli ideali, i pensieri, le nostre aspettative, i nostri obiettivi. Non arrendetevi, non rassegnatevi a questa realtà che, è vero, sembra andare in putrefazione per l’inquietante libero arbitrio altrui. Siate autori della vostra vita, imparando a costruirvi ciò che vi circonda e non spettatori di un qualcosa manipolato da altri. Provate ad avvicinarvi a queste tematiche, che voi ne siate mai venuti a contatto o no… ne vale la pena. Vale la pena sentire vostro il brivido della RESISTENZA. Vale la pena sentirvi coraggiosi, non per rischiare la vita, ma per credere in un qualcosa di pulito davanti a cui la maggior parte si è arresa. Iniziate ad essere quel: “io c’ero; io ho fatto; io ho aiutato; io ho contribuito” e, vedrete, che presto quel singolo “io” diventerà un confortante “noi” che vi accompagnerà nel vostro percorso circoscritto, in un primo momento, al vostro vivere locale.”
Ma dobbiamo smetterla di parlare di mafia associandola unicamente alla città di Palermo. Tutti noi siciliani, nessuno escluso, siamo coinvolti in questo dovere di lotta e rinascita. Quindi, l’appello che adesso facciamo è rivolto alla città di Messina che scarseggia notevolmente nella partecipazione attiva a questa tipologia di tematica.
Pertanto, invitiamo i cittadini messinesi ad iniziare ad avvicinarsi a questo mondo che, solo apparentemente sembra lontano da noi; così come il 19 luglio di quest’anno(ma così come tutti gli anni) ha fatto il loro primo cittadino, recandosi personalmente sul luogo della celebrazione con distinta voglia di muovere quel passo concreto nel dare l’esempio di cui abbiamo parlato pocanzi. Indipendentemente dall’evento in sè non facciamo della lotta alla mafia una fonte di guadagno o visibilità, ma al contrario cerchiamo di aiutarci e sostenerci nel rispetto, nell’onestà e nella collaborazione reciproca. Siamo un movimento giovane, ma pieno di energie, ingenuo e voglioso di crescere sempre più, imparando ad agire nel sociale e Ricordiamoci, prima di perdere le speranze che può esistere Stato senza mafia, ma non mafia senza Stato. Ricordiamoci che può esistere politica senza mafia, ma non la mafia senza corruzione.
E allora iniziate ad urlare questo SI solo ed esclusivamente per la vita, quella vera, quella pura.di sensibilizzare specialmente le giovani generazioni all’ honeste vivere.