La violenza contro le donne esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli di istruzione, di reddito e tutte le fasce di età. la tolleranza da parte del contesto sociale di appartenenza è sempre stata enorme e quando la vessazione si verifica all’interno della casa, come molto spesso avviene, è sempre difficilissimo arrivare allo svelamento, alla verbalizzazione e alla sua condanna.
Nessuna società può affermare di esserne indenne e in alcuni paesi è più visibile che in altri. Anche tra le stesse donne oggi ci sono quelle più vulnerabili alle vessazioni e quelle più reattive. Le più acculturate sono quelle che denunciano con più facilità e sopportano per meno anni. Il temine “violenza domestica” si riferisce alla violenza commessa contro le donne e le bambine da una persona facente parte della famiglia della vittima, compreso il partner convivente, e altri membri del gruppo familiare.
La famiglia, quindi, non è sempre il luogo degli affetti e della fiducia, della protezione e del riparo, ma si presenta come il luogo della infelicità.Non esiste un unico fattore al quale ricondurre la violenza nei confronti delle donne. Molteplici fattori, di natura sociale o culturale, hanno mantenuto le donne in una
posizione di particolare vulnerabilità alla violenza rivolta contro di esse. Tutti questi fattori sono manifestazioni di rapporti di forza storicamente squilibrati tra i sessi. Tra di essi troviamo ancora forte la concezione della famiglia come espressione di rapporti di forza, come desiderio di controllo della sessualità femminile.La mancanza di risorse economiche è spesso causa o rafforza la vulnerabilità delle donne ed incide sulla loro difficoltà di sottrarsi ad una relazione vessatoria.
Molte donne ogni anno vengono uccise dai loro mariti, ex mariti o compagni: il femminicidio è una delle nove realtà criminali di rilievo in cui le vittime hanno solo il difetto di essere donne che si ribellano alle vassazioni o che semplicemente pensano diversamente dai loro auguzzini.
I figli sono spesso testimoni di traumatizzanti scene di violenza domestica o essi stessi hanno subito vessazioni fisiche e sessuali; tutto ciò costituisce un grande fattore di rischio per i bambini. I bambini, testimoni o vittime di violenza, a volte imparano a ricorrere alla violenza come modo di affrontare i
conflitti e di affermare la propria forza: assumono a come modalità normale della relazione la violenza , fisica o verbale che sia. Anche il consumo eccessivo di alcool e di altri stupefacenti è stato individuato come fattore scatenante di un comportamento aggressivo e violento dell’uomo nei confronti delle donne e dei bambini. Le donne che vivono in famiglie violente fanno i conti con l’isolamento, la solitudine, la sfiducia negli altri, la mancanza di fiducia in se stesse, soprattutto quando hanno limitate possibilità di parlare con l’esterno, con istituzioni, forze dell’ordine, centri antiviolenza.
La sfida, oggi, per gli stati, è quella di porre fine all’impunità degli autori delle vessazioni, di prevenire la violenza con strumenti sempre più di sistemici, ovvero con piani nazionale antiviolenza , che pongano al centro l’educazione e la formazione dei giovani, la ricerca di sistemi di protezione delle vittime più complessive, la creazione di una diffusa opinione pubblica che consideri la violenza domestica crimine a pieno titolo.
Carmen Currò Presidente Cedav-onlus Centro donne antiviolenza Messina