AnnaMaria Scarfò
Madri,mogli,sorelle sono loro i giudici. Gli uomini ridono. Ecco il paese. “E’ colpa tua . Ecco la sentenza
“E’ colpa tua, vai via”.
“Io non ho fatto niente, dovete ascoltarmi”
“Vai via puttana”.
Il velo del silenzio, dell’omertà, del pregiudizio, di pratiche arcaiche ha bollato per sempre una ragazza di 13 anni. Anna Maria Scarfò oggi è una donna. Una donna martoriata, vessata ma allo stesso tempo coraggiosa. Le sue parole di denuncia contro belve che si reputano uomini hanno squarciato il clima asfittico, ansiogeno e omertoso di un paesino del sud, San Martino a Taurianova(RC), che oggi forse cerca riscatto sperando che questa storia, segno di una barbarie senza fine, non faccia rumore. Una situazione che stride però con la drammaticità che gli occhi di Anna Maria hanno visto, le calunnie che sue le orecchie hanno ascoltato, e la bocca che per due anni ha emesso suoni di grida silenziose, fino a quando nel “gioco” orrendo di chi crede che la donna sia una merce da giostrare, usare, malmenare, violentare, la giovane non bastava più.“Portaci tua sorella “le dissero. Il desiderio di porre fine e ribellarsi imperò,ma la macchina della giustizia , ha portato con sé e scatenato la macchina del fango , dei detrattori, di chi emette sentenze partendo dal proprio vissuto, dalla propria casa, e vedendo in quegli uomini oggi sotto torchio : Padri, figli,mariti esemplari. La prospettiva cambia e come si legge nel prologo del libro-testimonianza dedicato alla vicenda di Anna Maria: “Madri,mogli,sorelle sono loro i giudici. Gli uomini ridono. Ecco il paese. “E’ colpa tua . Ecco la sentenza”.Dal libro, alla realtà il passo è breve ma anche più autentico. Vero come la realtà. Vero come un pugno all’occhio. Ed è così che ieri Cinquefrondi ha restituito la faccia di una storia poco romanzata. Vittima e imputati ma anche sostenitori di Anna Maria. Uomini e donne che hanno voluto manifestare la propria solidarietà alla vittima, e imputati con famiglie al seguito in cerca della loro giustizia. Due sponde, che hanno lasciato un vuoto sancito da una decisione che ha puntato al rinvio del processo in Cassazione e che, per la prima volta, sente la presenza e la paura dell’esterno, del giudizio critico di una società civile, e di un potere mediatico che a parere della difesa degli imputati sta puntando troppo i riflettori sulla vicenda di Anna Maria. E così che una manifestazione silente fa fracasso, la solidarietà viene chiamata strategia orchestrata e costruita ad hoc da parte della difesa di parte civile e le parole dell’avvocato Rosalba Sciarrone tra le varie parti mettono fanno un po’ di chiarezza sulla natura di un processo considerato troppo partecipato: ” Questa è la solidarietà di uomini e donne che hanno letto la storia di Anna Maria, e si sono mosse in veste di persone fisiche e non come associazioni, per esprimere la propria vicinanza a una ragazza che è stata lasciata sola dal paese e dalle istituzioni”. Del resto la giovane ragazza di San Martino non ha mai cercato pubblicità, ha vissuto la sua tragedia in solitudine, tra aule giudiziarie e occhi sospettosi che da anni l’hanno ostracizzata. Una tragedia troppo grande, pensieri troppo grandi per una giovane che ha visto rubati sogni e aspirazioni. Certo, questo non è la sede per allestire processi, si rimanda alle sedi opportune, ma è il posto (civile) dove fiumi di violenza non richiamano indifferenza, ma vicinanza e abbracci stretti seppur ideali alla grande donna che corre, corre, come un fiume in piena, forte del proprio coraggio, accompagnata da una grande famiglia, e da tutte quelle persone che hanno aperto una finestra condita di solidarietà su storie di violenza e sopraffazione.
Nel video l’intervista all’ avvocato Rosalba Sciarrone