‘Volevo essere brava’: l’assillante ricerca del ‘corpo giusto’

Otto donne alle prese con un corpo da ‘aggiustare’. Sette attrici su un palco a raccontare la continua lotta contro una fisicità nemica, imperfetta. Un palco essenziale, per far fuoco su sette realtà complesse e straordinariamente semplici. Alcune bilance a terra, i simboli che racchiudono con disarmante semplicità un dramma-racconto che si anima nelle parole, studiate e dirette, di 7 vite, nude e crude. Questo e veramente molto altro è “Volevo essere brava”, in debutto domenica 1 marzo alla chiesa di Santa Maria Alemanna, con la regia di Paride Acacia e le coreografie di Sarah Lanza

La rassegna teatrale Atto Unico regala così un’ora di pura realtà. Liberamente tratto dal romanzo “The perfect body – Il corpo giusto” di Eve Ensler, “Volevo essere brava” estrapola dalle pagine del testo 8 storie, 8 interviste che l’autrice ha rivolto ad altrettante donne più o meno famose, in continua lotta con almeno una parte del proprio corpo. Un corpo da ‘aggiustare’ per diventare perfetto, per diventare ‘giusto’.

Paride Acacia ha voluto rinchiudere queste 8 vite in una palestra-spa-lager, all’interno della quale si alternano raccontando le proprie storie, con un’ironia irriverente che rispetta il proprio essere denuncia, e al tempo stesso silenziosa richiesta di comprensione.

“Ho sempre amato e letto con grande interesse Eve Ensler, conosciuta ai più per il suo testo ‘I monologhi della vagina’. Ho letto con grande voracità anche ‘Il corpo giusto’ e ho deciso di accostarmi a queste tematiche perché credo che l’universo femminile, che non conosce differenze di etnia e classe sociale nell’unire tutte queste donne nella ricerca di un corpo ‘giusto’, sia assolutamente stimolante” risponde Paride Acacia alla domanda in merito alla motivazione che ha spinto un uomo a interessarsi di una realtà prettamente femminile. Una realtà raccontata senza filtri e senza vergogna, attraverso monologhi dalla potenza spiazzante. “Lo spettacolo è liberamente tratto dal romanzo della Ensler. Ne abbiamo fatto una versione di denuncia ma anche un grande spettacolo di intrattenimento. Quindi tanto intrattenimento, ma con qualche riflessione dentro. Non è uno spettacolo militante che rivela un femminismo un po’ radical chic. E’ un femminismo che potremmo definire a 360° e con molte più sfumature, almeno nella mia lettura. Io parto d’altronde da un testo per me veramente valido e forte”, continua il regista. Ed è proprio questo che traspare: uno spettacolo che rispetta pienamente i caratteri di un umorismo che potremmo definire pirandelliano. Un umorismo che suscita il sorriso storto di chi oltre a sorridere riflette, non senza avvertire qualche pugno allo stomaco. Uno spettacolo che racchiude in ogni singolo monologo una carica di emozioni e sensazioni che colpiscono lo spettatore senza possibilità di difesa. “La cosa emozionante è che ogni monologo contiene una quantità di informazioni  straordinaria. Si rischia quasi di perdersi” ci racconta Gabriella Cacia, Eve Ensler nello spettacolo, l’autrice del testo ispiratore, lei stessa in lotta perenne con il proprio corpo.

8 donne che si raccontano senza imbarazzo. Senza il timore di apparire ‘strane’ o addirittura ‘pazze’. 8 donne che raccontano con spiazzante naturalezza un vissuto che ha dell’incredibile. E dietro queste donne, 7 attrici, 7 vite che riescono a mettere del proprio, spogliandosi e rivelandosi per quello che sono: donne, prima di tutto. “Sono 7 attrici alle quali ho voluto dar modo di raccontarsi. Collaborano con me da molti anni. Ognuna di loro ha qualcosa da raccontare e ognuna di loro ha saputo ben leggere lo spirito del racconto. Si sono ben adattate alla messa in scena. Invece dei soliti noti, compreso me, stavolta ho preferito mettere in scena attrici che da anni studiano, lavorano, e per le quali è ora arrivato il momento di mettersi in gioco”, continua Paride Acacia, che nel raccontarci cosa significhi per un regista dirigere solo donne conclude: “Lavorare con sette donne ha controindicazioni, ma anche aspetti assolutamente positivi. Sono abituato a lavorare con tanti uomini e donne. Nel musical si è veramente tanti. In una realtà ridotta in cui il microcosmo è quello della donna ovviamente gli adattamenti sono diversi. Però in questo momento, in cui ancora dobbiamo debuttare, è assolutamente stimolante. C’è una leggera ansia benefica, ma ancora siamo sotto il livello di guardia. Poi con 7 donne sul palco c’è una carica straordinaria. Una carica punk fortissima!” .

 Gaia Stella Trischitta