Il libro è stato presentato davanti ad un pubblico gremito. Michele Ainis, noto costituzionalista messinese è tornato nella sua città d’origine per presentare il suo primo romanzo:Doppio Riflesso.
Un’opera che scaturisce dopo trent’anni di preparazione e rappresenta un viaggio culturale nelle epoche letterarie in cui la figura del doppio è stata protagonista. Il romanzo, come ha sottolineato in apertura il moderatore Antonio Saitta:un distillato di vita e suggestioni. Il professor Gaetano Silvestri invece ne ha invece rimarcato le peculiarità . “Ci sono i classici, c’è Oscar Wilde, Italo Calvino ma anche Pirandello. Questo romanzo è un giallo esistenziale. Esistono più livelli di comprensione” E riguardo alla forma il professor Silvestri non ha dubbi: “Questo libro riecheggia Calvino anche nello stile. Un libro sui libri che raccoglie l’eredità che spesso tocca alle opere letterarie”.
Ci consoliamo sul fatto che la letteratura abbia ancora qualcosa da dire”. Alessandro Notarstefano invece ha saputo ricreare le suggestioni giuste, per incuriosire i potenziali lettori, non svelando troppo dell’opera. “Il protagonista è un uomo che ha perso la sua identità, che non ha memoria e che deve continuamente cercare di riafferrarla. Le parole, nel libro, acquistano nuovo significato, come pensava già R. Barthes che credeva che le parole letterarie ci portano dove non avremmo mai pensato.
Lo stile invece è quello dell’utilizzare la propria lingua come se fosse una parola straniera.‘Scoperta di parole altre che devono essere di nuovo riutilizzate’. Un libro sui libri della letteratura. All’interno ci perde, ma questo rappresenta un elemento costitutivo. Il tema riguarda la nostra esistenza: Vivere e non esserci più. Il tema del doppio è giocato sulla vita e la morte e sulla domanda emblematica: Dove sta la verità?” L’autore del libro Michele Ainis non ha nascosto la sua emozione per la sua presenza a Messina. “Questa serata è spettacolare per il tono culturale degli interventi” Poi però l’autore ha detto che il vero protagonista è il lettore: “I segni sono sempre tanti. Quando scrivi qualcosa cerchi di catturarla in una pagina“. Ma il libro è sempre di chi lo legge. È come uno specchio infranto.
Sui motivi che hanno spinto un costituzionalista a scrivere un romanzo l’autore è stato chiaro: Diritto e letteratura hanno molti punti di contatto. Uno ad esempio è la forma. Se scrivo cerco sempre degli effetti sonori per tenere un effetto di affabulazione. Nella nostra lingua poi non usare determinate parole significa perdere qualcosa. I sinonimi dicono sempre cose diverse. Credo che dovrebbe esistere un museo delle parole perdute”. Insomma quello che traspare dal libro e dalla presentazione è la voglia di comunicare, di cercare di carpire la conoscenza attraverso parole nuove. Quelle che hanno perso significato e che non sono comprese nella comunicazione di tutti i giorni.
Il motivo poi per scambiare idee è fornito dallo stesso costituzionalista-romanziere:“Questa crisi porta la voglia di confrontarci con gli altri”.