Due le imbarcazioni in fuga, da posti differenti, ma con lo stesso e medesimo destino per gli sfortunati protagonisti di quello che avevano, probabilmente, immaginato come un viaggio di salvezza.
La prima imbarcazione aveva a bordo circa 35 persone di etnia Rohingya in fuga dalla Birmania, ove è in atto una sanguinosa repressione nei confronti della minoranza in questione. La barca, secondo la ricostruzione, stava attraversando un tratto del fiume Naf, per raggiungere il Bangladesh quando si è ribaltata. Nell’incidente hanno perso la vita finora 12 persone, di cui 5 bambini. Un incidente similare era già avvenuto poche ora prima nello stesso punto, con altre due vittime.
La seconda imbarcazione, con a bordo circa 70 migranti, invece, si trovava nelle acque maltesi a largo di Tunisi. L’incidente, in questo caso, è avvenuto a causa di uno scontro con una nave tunisina, ed ha provocato 8 morti e un numero imprecisato di dispersi. Tuttavia, nonostante l’urto abbia causato l’affondamento della piccola barca, la maggior parte delle persone erano state già messe in salvo. Durante le fasi di soccorso, hanno partecipato, su richiesta delle autorità maltesi, anche una nave della Marina Militare e una motovedetta della Guardia di Finanza italiane.
Ancora migranti morti nella ricerca di una vita migliore, ancora morti, vittime della disperazione.