“Per le sue dichiarazioni il 5 Giugno sarà chiamato a rispondere per il reato d’istigazione a delinquere per alcune frasi di un suo scritto (un appello rivolto da molti intellettuali a favore di alcuni anarchici del movimento no-tav ). Che tipo di magistratura pensa che sia quella che incomincia ad operare sulle “parole” e non sui “fatti” ?
E’ questa una delle domande che in modo provocatorio abbiamo avuto la possibilità e l’onere di rivolgere ad Erri De Luca , il famoso scrittore, poeta e traduttore definito nel 2009 lo scrittore del decennio. E la risposta altrettanto netta e schietta non si è fatta attendere.
“A Torino c’è un reparto speciale di magistratura che si occupa esclusivamente della repressione del movimento NOTAV. Hanno prodotto più di mille incriminazioni e ultimamente si sono permessi di incriminare per terrorismo quattro giovani accusati di danneggiamento di un macchinario. Sono stati sconfessati dalla Cassazione che ha cancellato quell’aggravante forsennata. Questo tipo di magistratura agisce da guardiana di un’opera criminale che con le perforazioni sta già sfarinando amianto sui boschi, nell’aria, nell’acqua, nella salute pubblica di una vallata. Che incriminino anche le parole è conseguenza di un generale abuso di potere”
Ma andiamo per ordine e vediamo qual è la frase oggetto del reato di istigazione a delinquere: “La Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti.. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa”…. E se questa è la frase che ha portato la Magistratura di Torino, dietro espressa denuncia della Società che sta costruendo la famosa Torino Lione (Ltf s.p.a), ad incriminare lo scrittore Erri De Luca per il reato d’istigazione a delinquere ex art. 414 del c.p., la risposta dello scrittore e vorrei dire del poeta non si è fatta attendere: “Quelle parole stanno tra virgolette come prova del crimine. Quelle mie parole stanno in manette tra le virgolette. Non posso scioglierle ma posso ribadirle…..L’opera Tav in Val di Susa è di catastrofica nocività per aria, acqua, suolo e salute… per uno scrittore il reato di opinione è un onore”.
Chiamato a rispondere per aver espresso il suo pensiero a favore del movimento NO TAV, dovrà rispondere davanti alla giustizia il 5 giugno nell’udienza preliminare che si terrà a Torino per una frase che nel merito si riferisce a fatti già avvenuti piuttosto che ad un incitamento a delinquere. Invero, è stata la stessa Cassazione che è dovuta intervenire nella vicenda che aveva visto coinvolti alcuni giovani anarchici del movimento no tav, “accusati di aver partecipato a una iniziativa durante la quale venne danneggiato un compressore e cioè un oggetto inanimato. Una cosa, fatta di metallo e fili”, continua Erri De Luca, e per questo imputati di atti di terrorismo. Un legislazione penale che se applicata avrebbe portato ragazzi di non più di vent’anni a rischiare 30 anni di carcere.
Oggi rimane solo il reato di danneggiamento, senza l’aggravante del terrorismo ma non è la prima volta che la magistratura in nome di una “giustizia” formale prende degli svarioni. In questo caso possiamo parlare di un provvedimento abnorme e cioè di quel provvedimento che viola il c.d. principio della prevalenza della sostanza sulla forma. Detto questo non potevamo non rilevare che oggi sono presenti molti movimento spontanei che vedono compressi le loro aspirazioni e i loro diritti. (No muos, No Tav, No Global, No euro ecc.) e oltre che rivolgere la domanda all’attivista Erri De Luca è stato allo scrittore e poeta che abbiamo chiesto:
Ho avuto l’occasione in passato d’intervistare Barbara Balzerani, la quale davanti all’accusa che ancora oggi le rivolgono di aver “sparato” rispondeva: voi che avete il Che Guevara nelle magliette “accusate” me di aver sparato pur avendone pagato tutte le conseguenze ? Davanti a queste contradizioni della società contemporanea pensa che sia ancora il caso di andare a ricercare “Euridice” ? (1)
“Lei cita una mia pagina (riportata in calce) in cui dichiaravo Euridice, (una delle pagine più belle che siano state scritte negli ultimi tempi e che potrete trovare in calce ) alla lettera chi trova giustizia, il motivo fondante dell’ultima generazione rivoluzionaria del 1900, alla quale sia Barbara Balzerani che io abbiamo aderito. Ogni generazione si trova a fare i conti con il sentimento della giustizia. “Non è giusto”: è la prima obiezione che un bambino fa contro il mondo degli adulti. C’è un potere che degrada i cittadini a sudditi, e la politica a un braccio esecutivo dell’economia. Contro questo degrado della democrazia c’è sempre spazio e urgenza di contrasto”.
Colpisce la fantasia e i sentimenti questo poeta e scrittore contemporaneo che non si rifugia nella letteratura e nella scrittura per isolarsi dal mondo, che non focalizza l’attenzione del lettore nel personaggio-uomo ma nel modello-uomo con tutte le sue speranze e contradizioni, che anzi, usa la parola, i sui racconti e i suoi romanzi come una lente d’ingrandimento che esplora le incoerenze della nostra società contemporanea. D’altra parte è la sua Storia, il suo vissuto che ce lo fanno apparire interessante, intimo e maestro di una sapienza antica e benigna. Leggere ad es. “Il peso della farfalla”, un breve racconto di non più di 27 pagine che potrete facilmente trovare su internet, è come passare da una dimensione terrena ad una dimensione aerea dove anche noi proviamo a saltare, senza più pesi nel corpo e nell’anima, da un dirupo ad un altro, da uno spuntone di roccia ad una parete scoscesamente impossibile, senza più sentire il peso della “gravità”…come il re dei camosci.
Ma vi è un ultimo dilemma che assilla la coscienza, un dubbio che vede una commistione tra sacro e profano e che esige una spiegazione, un passato nella vita del maestro che sembra stridere con l’idea che si è portati ad avere dell’uomo che è venuto dagli anni di piombo. Aveva studiato l’ebraico e tradotto la Bibbia…perché ?
Ed è con la successiva domanda e la sua risposta che chiudo questo che più che un articolo o un pezzo, vuole essere un ringraziamento ad un Maestro della letteratura contemporanea e un riconoscimento della fortuna che ho avuto di poter interloquire, sia pure per epistola tecnologica, con un uomo che ha dato tanto al nostro tempo contemporaneo e che difficilmente dallo stesso sarà dimenticato.
Come si concilia la sua passione per la lingua Ebraica e la traduzione di alcune parti della Bibbia che presuppongono un non “ribellarsi al volere-destino di Dio” (almeno nel suo significato più semplicistico ) con l’essere stato e continuare ad essere un eterno “ribelle” ?
Sono un lettore di scritture sacre perché lì dentro l’utensile ” parola” raggiunge il suo massimo grado di efficacia: la parola è la manifestazione fisica della divinità e l’ energia impiegata a fare il mondo. Questa lettura non fa di me un credente e non contraddice nessuna mia opposizione ai vari poteri costituiti.
Pietro Giunta
- (1)Notizie su Euridice, un famoso articolo a “favore” degli anni di piombo come ricerca di giustizia, che creò scompiglio in Magistratura Democratica, l’area del CSM di chiara ispirazione di Sinistra, e che vide l’ex Procuratore di Torino Giancarlo Caselli, dissentire fortemente.
“Euridice alla lettera significa trovare giustizia. Orfeo va oltre il confine dei vivi per riportarla in terra. Ho conosciuto e fatto parte di una generazione politica appassionata di giustizia, perciò innamorata di lei al punto di imbracciare le armi per ottenerla. Intorno bolliva il 1900, secolo che spostava i rapporti di forza tra oppressori e oppressi con le rivoluzioni. Orfeo scende impugnando il suo strumento e il suo canto solista. La mia generazione è scesa in coro dentro la rivolta di piazza. Non dichiaro qui le sue ragioni: per gli sconfitti nelle aule dei tribunali speciali quelle ragioni erano delle circostanze aggravanti, usate contro di loro.
C’è nella formazione di un carattere rivoluzionario il lievito delle commozioni. Il loro accumulo forma una valanga. Rivoluzionario non è un ribelle, che sfoga un suo temperamento, è invece un’alleanza stretta con uguali con lo scopo di ottenere giustizia, liberare Euridice.
Innamorati di lei, accettammo l’urto frontale con i poteri costituiti. Nel parlamento italiano che allora ospitava il più forte partito comunista di occidente, nessuno di loro era con noi. Fummo liberi da ipoteche, tutori, padri adottivi. Andammo da soli, però in massa, sulle piste di Euridice. Conoscemmo le prigioni e le condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali. Ognuno era colpevole di tutto. Il nostro Orfeo collettivo e stato il più imprigionato per motivi politici di tutta la storia d’Italia, molto di più della generazione passata nelle carceri fasciste.
Il nostro Orfeo ha scontato i sotterranei, per molti un viaggio di sola andata. La nostra variante al mito: la nostra Euridice usciva alla luce dentro qualche vittoria presa di forza all’aria aperta e pubblica, ma Orfeo finiva ostaggio.
Cos’altro ha di meglio da fare una gioventù, se non scendere a liberare dai ceppi la sua Euridice? Chi della mia generazione si astenne, disertò. Gli altri fecero corpo con i poteri forti e costituiti e oggi sono la classe dirigente politica italiana. Cambiammo allora i connotati del nostro paese, nelle fabbriche, nelle prigioni, nei ranghi dell’esercito, nella aule scolastiche e delle università. Perfino allo stadio i tifosi imitavano gli slogan, i ritmi scanditi dentro le nostre manifestazioni. L’Orfeo che siamo stati fu contagioso, riempì di sé il decennio settanta. Chi lo nomina sotto la voce “sessantotto” vuole abrogare una dozzina di anni dal calendario. Si consumò una guerra civile di bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro. Quella parte di Orfeo credette di essere seguito da Euridice, ma quando si voltò nel buio delle celle dell’isolamento, lei non c’era.
Ho conosciuto questa versione di quei due e del loro rapporto, li ho incontrati all’aperto nelle strade. Povera è una generazione nuova che non s’innamora di Euridice e non la va a cercare anche all’inferno. (Erri De Luca)”