Gioco d’azzardo, droga di stato?

– Pubblicità-

Per chi ancora non lo sapesse, il gioco d’azzardo consiste nello scommettere denaro o altri beni, sul futuro esito di un evento, e il risultato è determinato esclusivamente dalla sorte, infatti, in tutti i giochi d’azzardo il giocatore rimane un soggetto assolutamente passivo. I giochi d’azzardo più comuni sono: lotto, scommesse sul calcio e sulle corse di cavalli, slot machine, videopoker, giochi da tavolo (roulette, giochi di carte), etc

A differenza di quanto comunemente si pensi, la storia del gioco d’azzardo è strettamente legata alla storia dell’uomo, infatti, in siti archeologici sumeri e assiro-babilonesi, sono state ritrovate numerosi astragali, piccole ossa di animali che, secondo gli studiosi, avevano la funzione ludica paragonabile a quella dei nostri dadi. Lo stesso gioco, veniva praticato certamente dalla civiltà egiziana. Una curiosità legata al gioco dei dadi oltre che connaturata al gioco in generale, è la propensione a barare, tale propensione viene confermata dal ritrovamento di dadi appesantiti da un lato. Se il gioco dei dadi vanta la storia più lunga, è al gioco del lotto che si possono ricondurre le radici culturali del gioco d’azzardo in Italia, diffuso già nella Genova del XVI secolo.

Malgrado la crisi economica stia mettendo in ginocchio diverse famiglie, ci sono sempre più italiani che amano giocare d’azzardo. Lotto, Superenalotto, ippica, videopoker, casinò online e infine “Gratta e Vinci” attirano morbosamente l‘attenzione di quel 27% di italiani che tentano la sorte. Credo che l’impressione generale che ne vien fuori è che, più è grave il periodo di recessione economica, più coloro che hanno meno risorse, cercano di trovare una via attraverso questa pratica.  Quest’affermazione è motivata dalla constatazione del trend di crescita del gioco d’azzardo autorizzato nel nostro paese è in continuo aumento, generato dalle manovre economiche che introducono annualmente nuove offerte, si pensi alla doppia giocata di lotto e superenalotto nel 1997, nel 1999 del bingo, nel 2003 le slot machine, nel 2005 le scommesse on line, nel 2006 i punti gioco per scommesse, fino ad arrivare al 2011 dove si apre la possibilità scommettere al supermercato, utilizzando il resto che viene corrisposto alla cassa per sfidare la sorte.

Da un punto di vista strettamente aziendale, il gioco d’azzardo ha dato ottimi risultati, si pensi che nel 2008 è passato da 42 a 50 miliardi di euro incassati con i giochi d’azzardo. Quella del gioco d’azzardo è la quarta industria italiana dopo Fiat, Telecom, Enel, Ifim. E se analizzassimo la spesa pro-capite annua, l’Italia vanta il primato mondiale con oltre 500 euro a persona spesi in questo tipo di attività. Che il fenomeno del gioco d’azzardo si stia ampliando a dismisura è una cosa palese a tutti, non lo è allo stesso modo l’attenzione verso quelle conseguenze negative derivate da questo accrescimento.

L’Associazione Psichiatrica Americana (APA American Psychiatric Association) ci illumina su una realtà molto spesso sottaciuta, quale possibile effetto negativo della diffusione del gioco d’azzardo. In termine tecnico la denominazione è G.A.P., ossia sindrome da “gioco d’azzardo patologico”. Per capire la portata di questa patologia, essa ha un’enorme affinità con i comportamenti d’abuso e le dipendenze.

A questo proposito, desidererei riportare il pensiero di Rolando De Luca (2008) psicoterapeuta esperto in dipendenza da gioco d’azzardo – I giochi di fortuna sono pratiche ne utili ne produttive, bensì inseparabili dal rischio e dalla pura perdita. Giochi “d’azzardo” appunto, che non creano abilità ma distruggono i delicati equilibri della vita, accecando le persone con la speranza di vincite che rivoluzionino la propria esistenza”.

Accecati da questa fortunata possibilità sono sempre più spesso, giovani, impiegati, pensionati che, si ritrovano al bar a ordinare un “caffè e due Gratta e Vinci”…

Bisogna riflettere sulla diffusione di questo tipo di giochi…nel passato ad esempio, la possibilità di poter giocare d’azzardo era riservata solo ad alcune classi sociali, quelle appunto che  frequentavano i cosiddetti casinò. Oggi le casalinghe, i cassintegrati e i pensionati trovano anch’essi l’occasione di “tentare la fortuna” mentre si prendono un caffè al bar o passando nella tabaccheria sotto casa e tra poco, lo faranno anche cassa del supermercato.

L’aspetto  attraente di questo tipo di giochi è sicuramente la possibilità della vincita immediata…che di recentemente non si rivolge solo a casalinghe, pensionati e adulti in genere…ma, secondo la Dott.ssa Marzia Spagnolo, responsabile del Gap, si rivolge anche ai giovanissimi, si pensi alle recenti edizioni di Gratta e Vinci, che è chiaro che guardano esplicitamente ai ragazzi e ai bambini: Spiderman e Indiana Jones per esempio. La stessa dott.ssa precisa una cosa inquietante…liberarsi dal gioco, paradossalmente, è più difficile che liberarsi dall’eroina. Con il percorso giusto dalla droga in qualche anno puoi essere fuori, dal gioco è più complesso…e ahimè quando le famiglie si rendono conto che esiste un problema di dipendenza di gioco e decidono di rivolgersi allo specialista, è sempre molto tardi poiché imbrigliati oramai nella spirale del gioco. Accade spessissimo che il giocatore che decide di farsi curare, arriva nei centri che è  già indebitato fino al collo, o puramente lo fa perché non può esimersi, avendo messo in atto comportamenti devianti, come le truffe o raggiri vari, tutti finalizzati al reperimento di danaro.

Se lo Stato ritiene che questo tipo di giochi, strizzino l’occhio soltanto all’adulto consapevole delle proprie azioni, si sbaglia profondamente, così come è un ingenuo se crede che basti un semplice spot pubblicitario che suggerisca al cittadino di “giocare con prudenza” !

Ritengo che forse, sarebbe stato più prudente riflettere ab origine sulle conseguenze, e non solo economiche, che il gioco d’azzardo poteva comportare…oramai è tardi per fare questo tipo di discorso, si può fare molto sulla prevenzione, ma questo presuppone necessariamente il riconoscimento del gioco d’azzardo come una dipendenza, al pari di qualsiasi altra dipendenza e come tale va curata in appositi centri come le Ausl, i Sert, le comunità, servizi che seguono appunto le dipendenze.

Secondo il neuroscienziato Rosario Sorrentino, direttore dell’Ircap (Istituto di ricerca e cura degli attacchi di panico) alla Pio XI di Roma, la febbre per il gioco d’azzardo e’ diventata “una vera piaga, soprattutto per i giovani e rischia di essere la malattia emergente del nostro millennio. Con i circuiti del piacere perennemente stimolati nel nostro cervello da messaggi e sollecitazioni esterne, il gioco d’azzardo patologico e compulsivo rischia di diventare la nuova tossicodipendenza senza droga, lo ‘sballo’ in questo caso è costituito proprio dalla ritualità, dalla sequenza dei comportamenti che ruotano intorno al gioco”.

La realtà è questa. Siamo di fronte ad un’emergenza sociale, dovuta alla diffusione di questo tipo di giochi che agiscono in maniera subdola, attraverso messaggi deviati che colpiscono soprattutto le persone più fragili da un punto di vista sociale, professionale e culturale.

Vedi Allegato: 

– Pubblicità-