ma non c’è da esultare.
In questi giorni a destra e a sinistra si è fatto un gran parlare dei Gilet Jaune (Gilet Gialli) e finora io ho invece preso tempo, in controtendenza, prima di dire la mia. Ho cercato di mantenere un silenzio sacro per l’importanza che do ai fatti che stanno succedendo in Francia.
Sono avvenimenti che vedono una protesta di Popolo, come da tempo non se ne vedevano in Europa, che per molti francesi ha riecheggiato la storica reminiscenza della memoria della Presa della Bastiglia e dei fatti della Rivoluzione Francese. Una protesta che non è né di destra, né di sinistra, non è scaturita dalle velleità elettorali e di consenso di alcun partito o movimento politico, non è stata lanciata da associazioni o sindacati.
Essa è nata spontaneamente dal tamtam di Facebook e da video e gruppi virali contro l’aumento del prezzo della benzina e del gasolio, ma celano un risentimento e una rabbia, una frustrazione profonda nei confronti dell’Esecutivo guidato dal Presidente francese Emmanuel Macron.
Andando su un piano di valutazione politica e umana delle richieste dei Gilet Jaune, sostengo che esse sono giuste: il rincaro dei prezzi della benzina e del gasolio non reggono a una presunta motivazione ecologica, perché l’inquinamento si riduce incentivando i trasporti pubblici e le auto elettriche, o per esempio imponendo giorni in cui l’auto non si usa nei grandi centri.
Tra l’altro l’auto e altri mezzi di trasporto sono indispensabili per quei cittadini della provincia che spesso si spostano per lavoro, così che questa protesta e prima ancora i provvedimenti di Macron hanno di fatto creato una spaccatura tra Centri Urbani e Campagne, Centro e Periferia, e hanno dato alla situazione l’aspetto di uno scontro tra Ricchi e Poveri, tanto che i portavoce dei Gilet definiscono Macron “ Presidente dei Ricchi”. Questa definizione la ritengo un fatto grave, su cui il Presidente deve riflettere, e lo ha probabilmente fatto visto che ha ceduto a buona parte delle richieste dei manifestanti.
Sia la destra che la sinistra ( e pure i gialli italiani, i 5 stelle) osannano e tifano per i Gilet perché ritenuti rappresentanti del Popolo, degli sfruttati, di chi subisce lo strapotere dell’elite macroniana al potere in Francia.
E forse hanno pure in gran parte ragione
Ma il fatto per cui io non mi unisco all’entusiasmo dei compagni e degli amici a sinistra che adesso stanno esultando è dovuto a diverse ragioni. Innanzitutto non mi voglio unire all’eccitazione per quelle azioni violente perpetrate da una parte, quella più estremista, dei Gilet, che si scaglia contro le vetrine dei negozi, contro i poliziotti ( che eseguono gli ordini del Governo, unico responsabile della repressione – e ricordiamoci di Pasolini e delle origini proletarie, popolari di gran parte degli sbirri). In più questo clima che si crea in Francia mi pare propedeutico all’avanzamento della destra neofascista del Rassemblement National di Marine Le Pen, l’unica forza politica che al momento mi pare possa incamerare il consenso di quella parte dei francesi che sono delusi da Macron, mentre io auspicherei chiaramente che fosse Jean Luc Melenchon con la sua France Insoumise a trasformare in vera politica il disagio dei francesi.
Tuttavia in questo clima in cui le destre europee come in Italia, con il Governo Gialloverde avanzano e vincono mettendo in pericolo la democrazia e i diritti di tutti, ho da temere fortemente un Governo dichiaratamente fascista nel cuore dell’Europa, perché dichiaratamente fascista è, e non lo nasconde anzi, ne è orgogliosa, la sedicente paladina della Patria e dei valori francesi.