Abdullah ha 35 anni ed è un ingegnere edile etiope. E’ scappato dalla sua città perché perseguitato politico. Era uno dei 94 uomini soccorsi in mare nelle ultime ore dalla Sea Watch, l’organizzazione umanitaria tedesca che si occupa di soccorsi ai migranti nel Mediterraneo.
Dopo una traversata di 21 giorni attraverso il deserto, Abdullah è giunto in Libia dove è stato tenuto prigioniero e torturato affinché i suoi parenti potessero mandargli altro denaro.
Il gommone si trovava a circa 60 miglia dalle coste libiche, ma intravista una motovedetta dello stato nordafricano, in molti si sono gettati in mare mentre gli altri hanno continuato ad urlare ‘Per favore, no Libia’.
“Loro ci riportano indietro e ci rivendono”.
Uno fra i tanti, Abdullah, che racconta delle sevizie subite e del mercato di schiavi nella cittadina di Cufra, dove gli uomini vengono venduti come la più banale delle merci.
“Somali ed eritrei valgono circa 800 dollari. Sono stato prigioniero per 7 mesi, ci torturavano ogni giorno, almeno tre volte al giorno”,
La Sea Watch, sbarcata a Messina, ha fornito un primo soccorso ai 94 migranti, tra i quali due neonati di pochi giorni di vita.
Nelle stesse ore, una speciale indagine di Eurobarometro rivela che, mentre in stati come la Svezia l’immigrazione è considerata in maggioranza come un’opportunità, nella nostra penisola il 58% degli italiani pensa ancora che gli immigrati tolgano lavoro ai propri connazionali.
In seguito due servizi di Angela Caponnetto per RAInews24, mostrano le atrocità di questo viaggio per la sopravvivenza, viaggio da lei documentato direttamente