La questione gravissima del prezzo ingiustificato dei farmaci antitumorali assume i contorni immorali di una gigantesca e scandalosa speculazione economica praticata sulla sofferenza di milioni di pazienti trasformati in vittime finanziarie. Evidenzio, in modo verificabile anche sulla rete, i prezzi dei farmaci introdotti da anni, dopo il capostipite Glivec, per la cura della leucemia mieloide cronica. Elenco di seguito questi farmaci con il relativo prezzo imposto dalle rispettive case farmaceutiche: Bosulif prezzo 6.172 euro per ogni mese di cura. Ponatinib 9.820 euro per ogni mese di cura. Tasigna prezzo 6.497,340 euro per ogni mese di cura. Sprycell 6.626 euro per ogni mese di cura. Si tratta di farmaci che controllano la leucemia mieloide cronica, ma non la sradicano, ne impediscono però l’evoluzione verso la fase blastica terminale ed hanno cambiato il destino infausto di molti pazienti vittime di tale patologia, purtroppo il rovescio della medaglia è che si tratta di farmaci che bisogna assumere per tutta la vita determinandosi in tal modo gravi effetti cardiotossici cumulativi. Oltre questi effetti gravissimi l’aspetto preoccupante è anche, come dicevo nella introduzione, il prezzo immorale ed insostenibile imposto dalle industrie e dalle multinazionali del farmaco. Da anni esponenti autorevoli della ricerca ed esperti di oncologia ed ematologia su riviste prestigiose come Blood hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze drammatiche di tali politiche speculative, vedi l’appello pubblicato su Blood il marzo 2013 da 120 scienziati ematologi ed oncologi di diverse nazionalità. Nei paesi dove questi farmaci non sono erogati dal servizio sanitario pubblico nazionale, come negli Stati Uniti, molti pazienti non possono curarsi e la leucemia mieloide cronica non essendo controllata evolve rapidamente verso la fase blastica terminale causando la morte atroce dei pazienti. Negli altri paesi come il nostro invece queste speculazioni destabilizzano l’erogazione dei farmaci perché creano gravi dissesti finanziari nei bilanci del servizio sanitario pubblico. Molti studi indipendenti sui prezzi imposti dalle multinazionali del farmaco smentiscono la giustificazione addotta dalle industrie riguardanti i costi della ricerca, approfonditi studi dimostrano che tale tesi giustificatoria è totalmente infondata e falsa. Secondo anche il professor Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Farmacologico italiano Mario Negri di Milano, solo l’8% di questi guadagni speculativi è investito e speso nella ricerca, il resto è puro e gigantesco profitto a vantaggio di questi stessi gruppi industriali e finanziari. Numerosi scandali, che purtroppo si ripetono, confermano che l’obiettivo di massimizzare i profitti è posto al di sopra di ogni esigenza medica, scientifica ed etica. Emblematica la vicenda del caso del farmaco Lucentis anche per le modalità con cui è stato introdotto alcuni anni fa per la cura della maculopatia. Un altro farmaco più economico per la maculopatia Avastin, essendone scaduto nel frattempo il brevetto, fu infatti attraverso pressioni corruttive sull’Aifa da parte della Novartis insieme alla multinazionale La Roche sostituito con il suddetto costosissimo Lucentis: 900 euro furono imposte per ogni singola fiala! La Novartis fu in seguito condannata per conflitto di interesse avendo condiviso tali operazioni corruttive con La Roche con la quale aveva in comune interessi e profitti finanziari elevati legati alle quote delle azioni del capitale finanziario della stessa multinazionale farmaceutica La Roche. Lo scandalo fu scoperto solo grazie alla denuncia di un coraggioso medico. A causa della scellerata scelta, deliberata dopo le pressioni corruttive, messa in esecuzione dall’Aifa di ritirare Avastin ed introdurre il costosissimo Lucentis molti pazienti non si erano più potuti curare diventando ciechi per l’evoluzione inesorabile della maculopatia.
Un’altra vicenda emblematica delle degenerazioni speculative finanziarie nella ricerca è la gigantesca speculazione praticata con l’imposizione del prezzo sul nuovo farmaco antivirale per l’epatite C attraverso trattative con il Ministero della Sanita e l’agenzia del farmaco Aifa. All’inizio il farmaco costava circa 80.000 euro per ogni ciclo di cura ed era riservato ai casi dei pazienti terminali, successivamente attraverso altre trattative segrete, stigmatizzate in modo durissimo dal professore Silvio Garattini, il prezzo è stato parzialmente ridotto. Si tratta di una gravissima violazione del principio di trasparenza nell’acquisto di beni e servizi nella Pubblica Amministrazione come ha denunciato lo stesso professore Silvio Garattini nella sua memoria presentata alla commissione Affari sociali. I prezzi dei farmaci in questione sono chiaramente ingiustificati, di fatto spesso le nuove cure introdotte non derivano dalla ricerca promossa dalle multinazionali farmaceutiche, queste infatti si limitano ad acquistare da laboratori privati le formule delle molecole o le scoperte di nuove cure e farmaci ed attraverso una spregiudicata catena speculativa rivendono le nuove cure applicando profitti stratosferici e moltiplicativi rispetto al prezzo originario. Tutto questo è stato documentato anche in una puntata della trasmissione Presa diretta, guidata da Riccardo Iacona, consultando ed intervistando l’autore della scoperta del nuovo farmaco antivirale per l’epatite C citato prima.
Bisogna essere doverosamente molto disincantati e non avere alcuna credulona ingenuità sul mondo della ricerca e della sanità che non è quello che molte madonnine piangenti in camice bianco, spesso rappresentate da vegliardi incanutiti, astuti e vissuti baroni universitari, ci propinano con le loro miracolose apparizioni lacrimose in televisione. Ci chiedono da anni continui finanziamenti per la ricerca che se fossero gestiti bene saremmo felici di sostenere. Molti di questi baroni sono famosi personaggi pubblici e non sono affatto in privato quei benefattori dell’umanità che vogliono apparire sui mezzi di comunicazione. Accumulano ricchezze e prestigio anche grazie alle loro apparizioni miracolose e taumaturgiche in televisione. Vi ricordate di Poggiolini e dei lingotti d’oro sotto il letto accumulati insieme all’ineffabile moglie? Avete dimenticato il glorioso benefattore e ministro della sanità Francesco De Lorenzo condannato per gli emoderivati contaminati dall’HIV da lui autorizzati per essere acquistati e forniti dalla sanità pubblica? Anche loro erano madonnine piangenti e criminali come molti che ancora oggi in televisione si commuovono ed in privato chiedono compensi e somme in nero esorbitanti per le loro prestazioni professionali che dovrebbero garantire nelle strutture pubbliche. Voglio evidenziare anche un altro grave pericolo dei farmaci per la leucemia mieloide cronica, minimizzato fin dall’inizio della loro introduzione nella pratica clinica e molto sottovalutato, cioè la cardiotossicità dei loro principi attivi chiamati inibitori delle tirosinchinasi: il nilotinib, il dasatinib. il bosutinib e l’inclusig.
Le tirosinchinasi sono enzimi che presiedono, organizzano e controllano la citogenetica delle linee cellulari leucemiche. Purtroppo questi inibitori citati bloccano anche altre tironsichinasi vitali come quelli dell’endotelio delle coronarie e di altri vasi periferici determinando gravi infarti mortali e l’occlusione dei vasi arteriosi e venosi periferici con conseguenti amputazioni degli arti. Bisognerebbe trovare strade alternative e più sicure rispetto a quelle praticate oggi, ma se l’obiettivo resta il profitto è difficile che tali vie siano intraprese. Gli inibitori delle tirosinchinasi hanno aperto una miniera infinita adatta a garantire colossali profitti, la ricerca è di fatto pilotata ed orientata ad individuare nuovi inibitori delle tirosinchinasi anche per altre patologie con l’obiettivo evidente di massimizzare i profitti garantiti dai brevetti dei farmaci Per motivi di sicurezza pubblica, come nel caso del nuovo farmaco antivirale per l’epatite C, il professore Silvio Garattini ha proposto di sospendere od abolire i brevetti e molti hanno anche avanzato la proposta finalizzata ad abbattere i prezzi dei farmaci antitumorali di finanziare con fondi pubblici un istituto farmacologico europeo per la produzione dei farmaci antitumorali.
Saranno ascoltati?