L’associazione Addiopizzo di Messina continua con le iniziative culturali e stamani nel corso di una conferenza stampa ha presentato l’evento che venerdì alle 18.00 nei locali di via Roosvelt avrà come protagonista lo scrittore Marcello La Rosa che presenterà il suo libro “Il fenomeno mafioso. Il caso Messina.”.
Insieme a lui interverranno la professoressa Maria Antonella Cocchiara, il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche il professor Giovanni Moschella, il direttore del dipartimento di scienze forensi di Messina Gaetana Russo e la responsabile Cultura del comitato Addiopizzo Messina Marisa Collorà. “Il libro è nato- ha spiegato l’autore- perché la città di Messina e il suo tessuto criminale è stato trascurato dalla letteratura specializzata sul fenomeno mentre è chiaro ormai a tutti che la pericolosità criminale di questa città non è assolutamente marginale rispetto ad altre realtà: rispetto a Palermo e Catania emerge un rapporto di collaborazione e non di sudditanza. Il modello organizzativo malavitoso poi si è strutturato sul modello calabrese e un personaggio di spicco della criminalità locale come Gaetano Costa ha “importato” riti e rituali tipici della ‘ndrangheta e tutte le ramificazioni che sono sorte dopo hanno seguito il suo mito e la sua forza ‘carismatica’ “. Il libro dunque è diviso in due sezioni: nella prima parte viene sviluppata una ricostruzione storico criminale della situazione messinese attraverso i punti cruciali della sua evoluzione, nella seconda si presentano alcune linee interpretative delle dinamiche della gestione e approvvigionamento del denaro.
Questa parte l’autore l’ha potuta raccontare attraverso gli atti processuali e in particolare attraverso le testimonianze rese dai collaboratori di giustizia che approfittando della legge premiale dei primi anni ’90 hanno ricostruito i retroscena delle attività criminose. I clan erano legati al meccanismo delle estorsioni ognuno aveva una zona di competenza e nessuno poteva prevalicare la zona di un’altra famiglia se non voleva instaurare una catena di delitti. Talvolta però non c’erano suddivisioni perché gli affari erano abbastanza redditizi. Emblematico il caso della costruzione nel 1990 del campo comunale a San Filippo che ha permesso di incassare ai clan un miliardo e mezzo delle vecchie lire. Allora le attività di denuncia non esistevano e gli imprenditori vittime hanno potuto restituire il clima di assoggettamento e di terrore solo quando sono stati sentiti in fase processuale .
Nella pagine del libro, inoltre, quello che colpisce e che spinge ad una attenta analisi è la compiacenza della società civile che non solo riconosceva il ruolo del boss mafioso considerandolo una sorta di benefattore, capace di intervenire là dove le istituzioni sembrano assenti, ma anche i legami stretti che intercorrevano con la politica: “Ci si affidava alle famiglie per tutte le necessità – ha detto La Rosa- anche per impiegare il figlio disoccupato. I clan diventavano nelle campagne elettorali un cabina di regia, incidendo in un senso o nell’altro, tanto che si va a comparare alcuni dati politici si capisce che i pacchetti dei voti erano divisi per zone.” Tra gli interventi conclusivi significativo quello di Marisa Collorà che ha evidenziato come la presentazione di un libro rappresenti anche un modo per approcciarsi ad una rivoluzione culturale: “La nostra associazione, avendo come mission la lotta alla criminalità organizzata e la conoscenza di essa, ha voluto fortemente questa iniziativa.
Ci sembra significativo che la nostra sede possa rappresentare il contesto culturale della presentazione di un libro che tratta di mafia e soprattutto della mafia messinese, dalle origini ai giorni nostri. Accendere i riflettori su una realtà sconosciuta, taciuta e per certi aspetti ambigua, diventa necessario al fine di comprendere le logiche che stanno dietro ai fatti di mafia”.