Il martirio di Graziella Campagna continua

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“Il martirio di Graziella non è finito nell’85, anno in cui è stata uccisa, ma si perpetua nel tempo tutte le volte che la sentenza viene modificata come è successo ieri con la scarcerazione del suo omicida, Girlando Alberti Junior. Si protrae nel dolore di quel appuntato dei carabinieri, il fratello Pietro che si è tormentato alla ricerca della verità contro tutto e tutti. E non è la prima volta che questo criminale viene graziato durante questi 24 anni”. Così esordisce l’avvocato Fabio Repici, legale della famiglia Campagna nel corso della commemorazione della giovanissima Graziella, vittima di “Cosa nostra”, che si è svolta sabato 12 dicembre, nel Palasport di Saponara.

La ragazza di appena 17 anni e originaria del piccolo comune tirrenico è diventata il simbolo di tutte quelle persone che combattono la mafia perché ha visto qualcosa che non doveva vedere, ne ha pagato il prezzo con la morte e ha ottenuto giustizia solo dopo 22 anni. Proprio venerdì scorso, il suo killer è uscito di prigione per motivi di salute ma è stato posto agli arresti domiciliari. 

Graziella lavorava in una lavanderia dove, un giorno, si era impossessata di un’agendina che un cliente aveva dimenticato in una giacca. Quel cliente era il boss Gerlando Alberti Junior che, in quel periodo, era ricercato insieme a Giovanni Sutera. La scoperta di quella agendina e dei suoi contatti poteva compromettere la sua latitanza. Per questo Graziella venne rapita alla fermata dell’autobus e brutalmente giustiziata come un comune affiliato di Cosa Nostra: uccisa con cinque colpi di lupara a Forte Campone.

Ad onorare la sua memoria all’insegna del titolo suggestivo “Graziella per non dimenticare”, c’erano ospiti d’eccezione quali Beppe Fiorello, che, nel 2008, è stato protagonista del film tv “La vita rubata” dove indossava i panni di Pietro Campagna, poi il regista e l’altro giovane attore di quest’opera, Graziano Diana e Alessio Vassallo (Pasquale Campagna nella fiction), i senatori Giuseppe Lumia e Gianpiero D‘Alia, entrambi componenti della commissione di inchiesta su mafia e altre associazioni criminali, l’assessore comunale alla cultura, Giovanni Ardizzone, l’avvocato Cicero che ha sostenuto dagli inizi la famiglia di Graziella e naturalmente i fratelli, Pietro e Pasquale. Toccante la testimonianza di Don Ciotti che non ha potuto partecipare per un lutto improvviso ma ha indirizzato una lettera ai familiari.

“Chiederemo in sede parlamentare i perché di questa decisione da parte della magistratura e, soprattutto – ha aggiunto D’Alia – perché un boss che manifesta problemi di salute non si trova in un luogo adeguato per curarsi anziché a casa propria. Intanto, bisogna avere fiducia nello Stato”.    

“Graziella era una ragazza bella e pulita” – ha affermato il sen. Lumia. Così merita un po’ di giustizia attraverso più rigore e più leggi in materia di criminalità da parte del Governo: per questo mi batterò per disporre il regime di carcere duro e il 41 bis”. C’è da credergli cecamente visto che il senatore è stato spesso preso di mira da “Cosa Nostra”, soprattutto quando presiedeva la commissione antimafia nel 2000-2001 e da Bernardo Provenzano che sembra avere pianificato un attentato nei suoi confronti, mai andato in porto, in base alle confessioni dei pentiti rilasciate alla Procura di Palermo.

Poi è stato il turno del fratello Pasquale Campagna: “Quello che è successo ieri è sconvolgente ed offende la dignità di mia sorella, della nostra famiglia e di tutti gli italiani”. Così Pasquale ha espresso il dolore di tutta la famiglia per la concessione dei domiciliari ad Alberti Junior.  

“Chi pensa a quella ragazza? – ha detto. Dobbiamo impedire che venga ammazzata ogni volta. Visto che la pena non è mai certa, ci affidiamo all’ispezione disposta dal ministro Alfano perché chi ha ucciso mia sorella torni in galera. Anche gli Italiani hanno bisogno di risposte”.  

Anche il padre dei fratelli Campagna, ormai scomparso, è stato ricordato quando Pasquale ha mostrato la sua foto sullo schermo.

“L’Associazione Nazionale dei Magistrati dovrebbe piangere vergogna per gli errori commessi e perché continua a mandare a casa gli assassini – ha accusato l’avv. Repici. Un organo di stampa ha dichiarato che Le assoluzioni sono segno di autorevolezza da parte dello Stato…Io mi auguro che lo Stato sia un po’ meno autorevole e più giusto”.    

Prima dell’intervento di Fiorello, non poteva mancare la proiezione di qualche minuto de “La vita rubata” proprio nella scena in cui Fiorello (Pietro Campagna) trova il corpo abbandonato di Graziella a Forte Campone. Momenti di forte commozione per tutti. Impressionante notare che quella stessa foto del capofamiglia Campagna, mostrata pochi minuti prima, è rimasta impressa per tutto il tempo della proiezione…                

“Tanto entusiasmo per me: vi ringrazio ma questa doveva essere una giornata di festa per Graziella invece è stata macchiata – ha commentato Fiorello. Ieri sera, alla notizia dei domiciliari di Alberti Junior, ero in seria difficoltà perché non sapevo come consolare i familiari. Poi, ho assistito all’ennesima prova di coraggio e determinazione dei fratelli che mi hanno accolto con parole calde e di conforto. A un certo punto, sono stati loro a dirmi Forza Beppe, ce la faremo ancora una volta.        

“Il mio mestiere porta a fingere per interpretare un ruolo – ha chiarito Fiorello – ma, nel caso di Graziella, nel rappresentare la storia straziante di questa famiglia, credo di aver finto molto poco. Mi è bastato parlare con queste persone addolorate per capire l’essenza dell’amore e della perdita. Mi sono calato nella mia dimensione familiare, quella di mia moglie e dei miei figli. Mantenere saldi i principi di vita. Per questo dico a voi ragazzi: non fatevi ingannare dai falsi miti. E questo vale anche per quello che vedete in Tv: bisogna distinguere tra film che parlano solo di mafia e film che parlano di lotta alla mafia”.
“ll film tv La vita rubata ha subito diverse contrarietà perché è basata sulla vittima Graziella – ha continuato. I vari rinvii a cui è stata soggetta la messa in onda fa capire che lo Stato non sempre sta dalla parte delle vittime”.

In effetti, il ministro della Giustizia dell’epoca Clemente Mastella ha disposto di rimandarla per impedire qualunque ingerenza con l’esito della sentenza dei giudici che sarebbe stata decisa dopo una settimana dalla data di trasmissione.      

“Non bisogna mettere sul piedistallo i boss – ha affermato l’attore. Hanno commesso crimini terribili che vanno puniti con condanne esemplari e non discutibili come quello di Gerlando Alberti Junior. I pentiti sono collaboratori di giustizia che non per questo vanno elogiati”.
“La mafia non ha più i soliti usi e costumi – ha concluso. I boss non si presentano più con la coppola e magari non ammazzano più con la lupara. I boss hanno stretti rapporti con i piani alti dei palazzi delle istituzioni”.                  

 A SEGUIRE, SONO DISPONIBILI LE INTERVISTE DI:

– BEPPE FIORELLO su MAFIA 
– AVV. FABIO REPICI SU ASSOLUZIONI– MAFIA
– SEN. GIUSEPPE LUMIA SU MAFIA

      

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