Il racconto dell’alluvione

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Inizia in via Giovanni Piliero la storia di Giuseppe De Luca, Brigadiere della Guardia di Finanza, e di un bambino di soli due anni, rimasto sotto le macerie immobile sul petto della zia, e trovato dallo stesso De Luca poche ore dopo l’alluvione che ha colpito Giampilieri e Scaletta Zanclea lo scorso 1 ottobre. Il racconto del Brigadiere parte a mezzanotte quando, nel tentativo di raggiungere la casa della madre costruita nel bel mezzo della tristemente celebre Via Puntale, quasi si lancia in un canion di fango alto qualche metro per inoltrarsi nel paese. “Ero con mia figlia Dalila e mio genero Santi, siamo arrivati nella Via Giovanni Piliero, non toccata dai detriti e dal fango. C’erano dei gradini per scendere in Via Puntale ma arrivati lì ci siamo resi conto che era impossibile già da 15 metri prima accedere alla strada. Ho continuato a camminare senza pensarci due volte, perché ero disperato, e tenendomi da un pezzo di ferro e una radice sono riuscito a mettere i piedi in quella che era la Via Puntale”. Intorno a lui non c’era altro che l’oscurità e un muro di fango altissimo, un vero e proprio canion in cui terra e pioggia dominavano su tutto. Nonostante il disorientamento, De Luca ha continuato a camminare cercando la casa della madre. “Non potevo rischiare di camminare sul fango perché sarei potuto affondare” continua il Brigadiere, “quindi la prima cosa che feci fu mettere un piede dentro il torrente per cercare di capire quanto i miei piedi avrebbero resistito alla forza dell’acqua. Così ho continuato lungo questa specie di fiume cercando la strada di casa di mia madre e le viuzze intorno, ma al buio pesto e completamente disorientato non riuscivo a capire dove mi trovavo”. Continuando a scendere lungo la strada, prima un tubo del gas completamente scoperto, poi le grida d’aiuto di alcuni abitanti del luogo, non hanno fermato la sua corsa contro il tempo: “sono arrivato alla casa dei Neri e ho visto Marica nel punto più alto che lanciava grida d’aiuto con le braccia alzate, ma sentendola parlare di feriti ho pensato che non fossero in pericolo di morti e così ho continuato. La cosa più importante per me era trovare casa di mia madre, poi sarebbe venuto tutto il resto”. Questa costante ricerca scandita dalla pioggia incessante ha portato De Luca dentro un porticato antichissimo, in una delle zone più antiche di Giampilieri, datata 1500. È lì che per la prima volta il Brigadiere si fa prendere dalla paura: “ho visto un casco, avvicinandomi ho toccato qualcosa e ho subito pensato che fosse una testa. Ho allontanato subito la mano ma per fortuna ho visto che si trattava di una grossa cipolla portata già dalla frana. Avevo subito pensato che fosse un ragazzo ma per fortuna non era così”. Pochi metri più avanti il primo incontro: “una donna che non riconobbi per la stanchezza, spalancò la sua porta. Non mi interessava chi fosse, l’importante era che tutti stessero bene. Ho visto un bambino dietro di lei e la donna mi disse che stavano tutti bene”. Solo grazie a questa donna De Luca capirà di essere nel bel mezzo del porticato e così deciderà di tornare indietro. Arrampicatosi su un palo e aggrappandosi ai balconi per non sprofondare nel fango che arrivava all’altezza dei primi piani, il Brigadiere riuscì a superare una delle case ridotte peggio nella zona. È qui che succede l’inverosimile, è qui che entra nella storia il piccolo protagonista della storia, che di lì a poco avrebbe compiuto due anni. “Avevo già superato di un paio di metri la casa quando è successo qualcosa di incredibile: ho sentito una voce, senza alcuna flessione dialettale. Non vorrei passare né per pazzo né per un santo, ma io ho sentito questa voce che mi ripeteva due volte le frasi e mi chiedeva di tornare indietro e andare verso di lei. È stata la terza frase a farmi pietrificare, mi diceva di andare a prendere il bambino. In quel momento non riuscii più a muovermi e scoppiai a piangere. Non riuscivo ad andare avanti così mi girai, improvvisamente quella voce mi ha dato una carica esplosiva. Tornai indietro e piangendo rispondevo che avrei preso il bambino anche se non sapevo il modo in cui entrare in quella casa ridotta in macerie”. Avvicinatosi alle rovine di quell’abitazione, De Luca è riuscito a trovare un’apertura di un metro in cui poter entrare. Nonostante il buio, il brigadiere vide una donna, Katia, completamente immersa nel fango. Sul suo petto c’era un bimbo, completamente immobile. Dopo aver preso il bambino, l’uomo ha rassicurato la donna prima di sentire nuovamente la voce che l’ha attirato in quella casa. “Ho preso il bambino e l’ho messo sul mio braccio sinistro. Stavo per uscire quando ancora una volta ho sentito quella voce che per due volte mi ha chiesto di alzare le braccia della donna. Ho preso le sue mani ma ho visto che non comandava le braccia e gliele ho adagiate sul petto. Non dava completamente segni di vita e non potevo tirarla fuori perché sembrava incastrata sotto la parete. Dovevo aspettare i soccorsi ma prima di andare via ho preso due peluche grandi, trovati lì vicino, e li ho usati per tenerle la testa dritta”. Né la donna né il bambino sembravano sopravvissuti, ma poco dopo, mentre De Luca stava per uscire dalla casa, Brian scoppiò a piangere. Il primo segno di vita del bimbo ha riempito di gioia il suo soccorritore, che in quel momento, in preda ad un attimo di assoluta lucidità, ha chiesto alla donna il nome del bambino. Questa, che fino a quel momento non aveva proferito parola, riuscì a gridare il cognome del piccolo. “Mi sono ricordato improvvisamente che dovevo chiedere chi fosse questo bambino, così mi abbassai nell’apertura e gridai finché la donna non mi sentii e rispose il cognome. Uscii e continuai lungo il torrente per tornare da mio genero”. Gli insulti di alcune persone disperate e altre richieste d’aiuto non hanno fermato De Luca, deciso a portare in salvo il bambino. Tornato al punto di partenza, prima di “scalare” il muro di fango e tornare in salvo, è riuscito a dare al genero il bambino. “Dopo che Santi  ha preso il bimbo dalle mie braccia ho cominciato a salire pian piano, e ho visto due uomini che non riconoscevo. Ho detto subito a Santi di stare attento a chi dava il bambino ma lui insisteva che fosse suo zio. Gli uomini erano Placido Scionti e Antonio Rodilosso. Presero il bimbo convinti che fosse il nipote, ma la moglie di Antonio, pulendolo, capì che si trattava di un altro bambino e lo portarono subito dai Carabinieri presso l’Unità di Crisi”. Terminata la notte, Giuseppe ritroverà il piccolo la mattina seguente al centro di raccolta. Il bambino è vivo, così come la madre Daniela, che può ancora stringerlo a sé grazie ai fatti della notte. L’arrivo tempestivo di De Luca che ha tirato fuori dalle macerie il bambino prima che potesse accadere qualcosa di disastroso si è rivelato determinante. La zia Katia, protettrice del nipote per quelle terribili ore in mezzo al fango, non ce la farà: portata in ospedale morirà una ventina di giorni dopo. Sono tante, tantissime le storie che ci sarebbero da raccontare sulla sera del primo ottobre, e ognuna di esse si porta dietro pezzi di vita di chi ha perso i propri cari tra le macerie. Questa storia, invece, racconta il modo in cui un bambino, scampato già nel grembo materno, nel 2007, alla prima alluvione che aveva colpito il paese, è sopravvissuto a un disastro che ha raso al suolo due interi paesi e che è sicuramente impossibile da cancellare. L’uomo e il bambino, in ogni caso, saranno sempre legati da un filo invisibile creatosi  quasi per caso, da una forza magnetica che ha portato l’uno tra le braccia dell’altro.

In allegato i precedenti articoli dell’autore:

http://ilcarrettinodelleidee.com/notizie/cuori-che-lacrimano.-seconda-parte-della-relazione-del-brigadiere-de-luca.html

http://ilcarrettinodelleidee.com/notizie/la-verita-chiede-di-essere-conosciuta.-terza-ed-ultima-parte.html

http://ilcarrettinodelleidee.com/notizie/la-verita-chiede-di-essere-conosciuta.html

http://ilcarrettinodelleidee.com/notizie/relazione-del-brigadiere-de-luca-sui-fatti-accaduti-a-giampilieri.html

 

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