ISIS: CAPIAMOCI DI PIU’

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Aprendo la televisione, il pc, il giornale si sente parlare soltanto di Isis, questo perché, come sappiamo, venerdì 13 Novembre sei attentati hanno colpito Parigi, causando la morte di 130 innocenti. 

Da quel giorno gli articoli si sono susseguiti, ma spesso non fanno capire di cosa stiamo parlando e ci confondono le idee anche perché i politici sia italiani che europei stanno strumentalizzando le informazioni per i loro fini. Per esempio la risposta di Hollande alla strage è stata “Siamo in Guerra”  e si appellava all’Unione Europea e questo solo perché ha ricevuto il rifiuto dalla Nato.

Innanzitutto l’Isis è un califfato che si è proclamato da più di un anno e che ha come capitale Raqqa in Siria, ma non è nato lì bensì  in Iraq a seguito dei bombardamenti degli americani e la distruzione del regime precedente: gli USA dopo l’11 settembre hanno attaccato varie zone dell’Iraq, colpendo indistintamente le punte estremiste islamiche tra cui Al Quaeda, che era la prima ed è stata alimentata dai paesi Occidentali soprattutto dagli Stati Uniti. Questo ha fatto crescere tutte queste ale estremiste.  Comunque Al Quaeda si può considerare antagonista dell’Isis.

Il motivo per cui questi movimenti sono così forti è anche per una gestione della politica sbagliata: Stati che dicono di voler combattere l’Isis continuano a finanziarla come per esempio la Giordania, il Qatar, l’Arabia Saudita, Emirati Arabi , Kuwait che acquistano petrolio e gas dall’Isis e provvedono anche alle armi di questo califfato. Secondo alcune stime l’Isis avrebbe in mano due milioni di dollari.  Tutti  questi Paesi sono amici dell’Occidente infatti tutti i capi di Stato Europei e Americani vanno spesso in queste zone.

L’Isis, da anni, arruola  ragazzi soprattutto via Internet , utilizzando i Social Network .  Proprio per questo “Ci sono in azione sia Anonymus che un’altra sigla che stanno facendo delle operazioni di chiusura di tutti questi account che in qualche modo risultano attivi in questo arruolamento” dice Giuseppina Paterniti , giornalista Rai e vicedirettore del TGR di Rai 3 , che per anni è stata corrispondente da Bruxelles.

Colpiscono principalmente tutte quelle persone rilegate nelle periferie delle città e che non si sono integrate con la popolazione autoctona e si sentono esclusi. Ragazzi che non hanno tanti strumenti culturali che vedono che per loro non c’è posto per l’integrazione.  Per cui non hanno identità culturale e non condividono i valori occidentali come per esempio il  denaro e la competizione. L’Isis quindi , proprio a queste persone, offre l’identità che manca, un’identità forte e  inoltre dà loro anche dei soldi , tre-quattro mila euro al mese, li allena e vanno a combattere per una cosa per cui non sono stati allevati.

“Il corano dice che se tu sei suicida non arrivi in Paradiso, c’è pure una lettura distorta del Corano ed è tutta funzionale ad uno schema di potere” . dice ancora la giornalista.

Il rischio di tutto questo è una guerra totale, ma diversa rispetto alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale questo perché si useranno armi chimiche e batteriologiche che possono distruggere tutto.

Come si può risolvere questa situazione? L’uso delle armi è una soluzione?

 Giuseppina Paterniti dice ancora “ Il caso del Medio Oriente in particolare ci dimostra  che le soluzioni militari hanno dato vita a questi mostri. In Iraq l’Isis non c’era e imponendo una soluzione armata è nata. In Siria l’avanzamento c’è stato perché c’è stata una soluzione che va in quella direzione. Allora io credo sia necessario avere il coraggio di tagliare i viveri a questi gruppi. Cioè tagliare i finanziamenti. Dopo di che  non puoi arruolare nessuno a tremilacinquecento-cinquemila euro al mese se non hai i soldi. Se non gli compri più il petrolio e il gas questi non hanno più finanziamenti. E si devono bloccare anche i finanziamenti dei privati che stanno in Arabia Saudita , Kuwait, Qatar. Se non blocchi tutti questi finanziamenti loro continueranno a vivere e arriveremo ad una distruzione di massa” .

Anche l’Occidente può fare qualcosa in questo senso ovvero rinunciare all’amicizia con l’Arabia Saudita e tutti i paesi che continuano ad aiutare questo movimento,  ma nessuno ha il coraggio di farlo, perché è una situazione che sta bene a tutti. Si deve avere una politica estera coerente con la politica interna ovvero siccome sappiamo che questi Stati finanziano l’Isis dobbiamo prenderne  le distanze.

“La vera falla nostra è nella mancanza di collaborazione tra i servizi segreti” sostiene ancora il vicedirettore del TGR,   questo perché la Gran Bretagna e la Francia non sono d’accordo, in quanto vogliono tenere segrete le informazioni e anzi si spiano ancora a vicenda, infatti i vari Stati avevano notizie su le persone che hanno causato l’attentato a Parigi , solo che non sono arrivate a destinazione in quanto c’è ancora questo blocco tra gli 007 degli Stati europei.

Un altro tema su cui si discute è la chiusura delle barriere : “Chiudere le frontiere,  significa tornare ai controlli e ha un costo per le merci, un costo per le persone, non è più identità comune. Questo è il prezzo che si rischia di pagare” quindi sarebbe solo un passo indietro.

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