“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene“. Quando Paolo Borsellino disse questa frase aveva in mente un obiettivo ben chiaro: amplificare il più possibile il triste suono delle esecuzioni mafiose, dei ricatti imposti ai commercianti, di tutto ciò che legale non è, ma che in terre come la nostra è purtroppo profondamente radicato (perlomeno nelle menti di molti).
La Parrocchia Santa Maria di Gesù Inferiore è uno dei maggiori esempi di come si possano mettere in atto le parole di Borsellino solo con la voglia di sensibilizzare la popolazione, senza porsi l’obiettivo utopico di sconfiggere la mafia da sola: non voli pindarici, ma fatti concreti. Entrando nella chiesa, ci si rende subito conto di come Don Terenzio tenga moltissimo ad avvicinare il più possibile la gente alle sue iniziative. I manifesti appesi nella bacheca delle news parlano chiaro: no alla mafia, no al racket, no all’illegalità. Ed è per questo che la sua Parrocchia sta intraprendendo un percorso chiamato, ovviamente non a caso, “Al servizio della legalità”, che ha compreso finora diversi appuntamenti con personalità che hanno avuto direttamente a che fare con numerosi problemi legati alla piaga della criminalità organizzata.
Una delle iniziative più “popolari” è quella del volantinaggio anti pizzo, che il 21 Dicembre si è replicata per la terza volta. Spiega Don Terenzio che “è stato importante e molto partecipato; la possibilità che noi forniamo è quella di un aiuto, ma sempre indiretto, perché è l’esercente che si deve mettere in contatto con chi di dovere. Noi possiamo solo fare da tramite, far capire che c’è un’alternativa al pagamento del pizzo, essere quindi una sorta di ponte tra commercianti e chi può, appunto, dare un aiuto concreto“.
Una posizione ben definita, e supportata anche da cariche importanti: “Il 21 con noi c’era anche Enrico Colajanni, di Addiopizzo, con il quale abbiamo preparato i volantini da lasciare a più persone possibili“.
L’iniziativa senza dubbio è interessante e sopratutto utile, dato che per sconfiggere il nemico bisogna conoscerlo, e la piovra mafiosa è uno di quei nemici del territorio che non si conosce mai abbastanza. Ma la gente per strada, invece, come ha reagito? “Be’, è come gettare un seme: non sappiamo se crescerà, se germoglierà, ma noi ci stiamo provando”. Giusto. In mezzo al poco o nulla messo in campo dalle istituzioni per favorire la lotta a questa piaga sociale, per fortuna c’è ancora gente che conosce il valore di una vita senza compromessi di questo tipo, e che lotta con le armi che ha a disposizione per difendere il proprio territorio e provare a riconquistarlo. Don Terenzio è così; ha un dono, quello di amare la propria terra, e non solo: ha anche lo spirito giusto per schierarsi in prima linea in iniziative antimafia, quantomai necessarie per debellare al più presto questo cancro della società.
Nal calendario della legalità, presente sul sito internet della Parrocchia, è stato riportato questo stralcio del discorso di Paolo Borsellino durante i funerali di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta: “La lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità”; difficile trovare una citazione più azzeccata per descrivere l’impegno di Don Terenzio e della sua Parrocchia. Volantinaggio anti pizzo, impegno contro la mafia, “lezioni” sulla legalità: se imparassimo tutti qualcosa dal suo “piccolo” esempio, riusciremmo davvero a debellare questo male atavico dalla nostra società.