Per la prima volta si riconosce la rilevanza giuridica di una mondo virtuale, o meglio si riconosce l’agire umano in un mondo virtuale ed in questo senso si tenta di declinarne i diritti, cioè di stabilire quali sono i diritti che si possono riconoscere nel mondo del Web. Nasce da questa esigenza e per rispondere a questi interrogativi che è stata pubblicata sul sito della Camera dei Deputati la bozza della Dichiarazione dei Diritti Internet.
Troppa acqua è passata sotto ponti da quel lontano 10 Dicembre 1948 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo. Troppa storia era passata prima di avere quel riconoscimento del valore intrinseco dell’Uomo . Una storia fatta di guerre e di crociati, di streghe e Santi, di Medioevo e Rinascimento, sino ad arrivare a quelle che sono agli antesignani della Dichiarazione Universale, la Rivoluzione Francese e quella Americana.
E troppa storia è passata dopo quella prima Dichiarazione Universale, dalla guerra fredda a quella Israeliana Palestinese, dalla Aids a all’Ebola, dal muro di Berlino sino alla distruzione delle Torri Gemelle. Una storia che ha sempre avuto al cento l’Uomo nel suo mondo reale fatto di lacrime e sangue ed è per questo che acquista una certa rilevanza la nuova Dichiarazione dei diritti in internet. Per la prima volta l’uomo di pensiero e anima in un mondo virtuale.
Una bozza di 14 articoli che sono il frutto del lavoro della Commissione di studio per i diritti e doveri relativi ad Internet istituita dalla Presidente Laura Boldrini. La bozza pubblicata anche sul sito camera.civici.ci, rimane a disposizione per quattro mesi in attesa dei rilevi, appunti e suggerimenti di tutti i cittadini interessati.
Dal diritto d’accesso a Internet, al concetto di neutralità della rete, a quello della tutela dei dati personali, tutti diritti che rispecchiano in molte parti gli argomenti del momento e allo stesso tempo una cartina di tornasole della Carta Costituzionale. Ma non basta e si tenta di tutelare i naviganti prevedendo il diritto all’autodeterminazione informativa, il diritto all’inviolabilità dei sistemi e domicili informatici e il diritto all’identità informatica.
Particolare attenzione viene data poi all’anonimato e all’oblio dei naviganti, una sorta di eutanasia virtuale. Argomenti diventati oggi famosi per la notizia che Google, il famoso motore di ricerca, ha già reso operativi questi sistemi di tutela della persona.
È’ questo il momento per tutti i cittadini interessati di dire con chiarezza quale tipo di Web si vuole in Italia e quali diritti si devono rispettare anche nel mondo virtuale.
Pietro Giunta