La legge del buco

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Quante volte e quante volte, alla fatidica – e perenne – risposta della politica ai cittadini «soldi non ce n’è», ci chiediamo dove vanno a finire le tasse che ogni mese paghiamo a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale ed – indirettamente – internazionale. È un dubbio perenne questo, un tormento, che si fa sempre più pressante ogni volta che notiamo che – di tutto quello affidiamo alle fidate mani del Comune, della Provincia, della Regione e dello Stato – , quello che ci consente di elevare un po’ il livello dei servizi di cui disponiamo arriva dritto dritto – scuole ed università ne sanno parecchio – dall’Europa, dai fondi dell’Ue. Eppure la immaginiamo lì quest’Europa, così lontana, dentro le televisioni, ed invece vediamo così da vicino le altre istituzioni. Ci passiamo davanti in autobus, in macchina, in motorino, in bici, a piedi. Le guardiamo con noncuranza – da qualche tempo con più smorfie sul viso – , e sono così mute quelle costruzioni, ferme, morte. Ci pare quasi che quello che arrivi lì dentro, lì dentro stesso resti, lì dentro muoia. Immaginiamo – forse lo immagino soltanto io, in verità – ci sia un buco all’ingresso di quei palazzi – e dico Palazzo delle Aquile, Palazzo Comitini, Palazzo dei Normanni – , che risucchia ogni cosa. È un grande buco, enorme, e chi entra non se lo aspetta; solo quelli che lo conoscono bene il palazzo sanno come non cadere nel buco, tutti gli altri «aaaaaaaaaaaah!». Risucchiati dal buco. Risucchiati perché il buco, quello con la “b” maiuscola, non si accontenta di aspettare a fauci aperte gli arrivi dall’alto, ma suca suca e suca tutto quello che gli passa sopra, chiunque non sappia come difendersi dal buco stesso. Ho sempre pensato che in quel buco ci fosse ogni sorta di tesoro, ed ho pure pensato di farci un salto un giorno dentro quel buco – che poi sono quei buchi, perché ce n’è uno per ogni palazzo – , ma la paura mi fa sempre desistere. In ogni caso, di tutte le possibili cianfrusaglie e straganze che si potrebbero trovare nei buchi, e che spesso non immaginiamo neanche, ce ne sono tre che sono tipiche di questi buchi, tre vittime speciali del risucchio del Buco, accertate ormai da tempo. Sono vittime illustri, e sono le vittime preferite del Buco – dei Buchi – , perché è attraverso il loro continuo risucchio che il Buco si mantiene in vita. Sono la democrazia, la legge ed i soldi. Vittime illustri dicevo, celeberrime, perché ci hanno sempre detto che proprio su di esse si fonda il nostro mondo, la società come noi la conosciamo. Così ci hanno detto, ed è questo che ci lascia perplessi. Se ci avessero detto che la società si fonda sul Buco, avremmo preso coscienza della cosa, avremmo fatto abitudine suppongo, ci saremmo rassegnati… il problema è che non ci hanno detto questo, ed il Buco ancora ci sembra quasi un’entità sovrannaturale, che si erge su di noi e ci controlla.

Ma se da un altro buco – quello della serratura – sbirciamo dentro i nostri palazzi del potere, per ammirare il famoso Buco, ci rendiamo conto che di sovrannaturale c’è davvero ben poco. Osservando attentamente, il Buco assume sempre più il volto di un altro mostro – tanto conosciuto e tanto pericoloso – , il mostro della mala amministrazione e della corruzione, che infesta i nostri palazzi come la muffa infesta il gorgonzola, e che ruba tutto, democrazia e legalità, per un unico fine: i soldi. Dal buco piccolo, quello della serratura, non vedi le cose chiaramente, ma di certe cose ti accorgi comunque, e se nel Comune di Palermo il numero dei dipendenti supera quota 9mila impiegati, è indubbio che ciò significa – in una municipalità in cui risiedono circa 656mila cittadini – che 1 su 60 di questi sarà un impiegato comunale. Praticamente, ogni volta che entrate in un autobus della linea 101, almeno una dei passeggeri lì presenti con voi sarà un impiegato del Comune. Per ragionare sull’assurdità di ciò basta comparare i dati con il Comune di Milano, che ha una cittadinanza di oltre 1 milione e 300mila abitanti, più del doppio del capoluogo siciliano, ed un numero di dipendenti comunali pari a 16.212. Se è possibile immediatamente sostenere che, in proporzione, i dipendenti del Comune palermitano dovrebbero essere circa un migliaio e passa in meno, inserendo nel conto i dipendenti di quelle società o consorzi partecipati dal Comune con una quota del 99 o 100% – ovvero Amap SpA, Amat Palermo SpA, Amg Energia SpA, Amia SpA, Ge.S.I.P. Palermo SpA e Ges.A.P. SpA – il conto dei dipendenti sottoposti all’autorità municipale raggiunge un numero che si approssima ai 16mila, e che diventa, per l’esattezza, di 21.886 dipendenti se ad esse aggiungiamo anche gli addetti delle altre società partecipate palermitane. Adesso, in autobus, siete circondati da impiegati – direttamente o indirettamente – comunali. Scappate!

Negli ultimi due anni, le spese per gli stipendi – fra i quali quello dello skipper del sindaco Cammarata – hanno rappresentato il 72% della spesa comunale. Lo sconcerto aumenta se si comparano i dati di assenteismo del capoluogo siculo e di quello lombardo: 33% contro 8%, mentre il Comune di Palermo dovrebbe ringraziare le maestre d’asilo, le uniche che – con un tasso di presenza del 93% – elevano una situazione degradante e vergognosa.

Se saltiamo un gradino e dalla serratura dorata degli alti uffici del Comune, invece, prestiamo attenzione al numero ed alla spesa per i dirigenti di Palazzo delle Aquile, la manfrina non cambia. 102 dirigenti a Palermo (655mila abitanti), 166 Milano (1milione e 326mila), 106 Torino (907mila), passati dai 203 della giunta Iervolino ai 104 di quella De Magistris a Napoli (960mila abitanti). E se la media per gli stipendi dei dirigenti di siciliani – 70.795 euro lordi annui – non è paragonabile a quella di altri capoluoghi – che pure non si trovano in una condizione di tracollo finanziario come quello palermitano, 92.183 Torino e 95.238 Milano – , rimane l’incognita dei quattro dirigenti – Marina Pennisi (Servizio sport ed Impianti sportivi), Domenico Verona (attività generali del Servizio SUAP), Calogero Bosco (avvocato dirigente cassazionista) e Maria Concetta Labate (dirigente responsabile del VIII circoscrizione) – e dei 156 titolari di «posizione organizzativa e/o alta professionalità», che il Comune, sul suo sito istituzionale, dichiara ufficialmente di pagare per le loro attività. Probabilmente saranno stati anche loro risucchiati dal Buco.

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