La TV che fa paura

– Pubblicità-

Non lo credo ancora vero. La stupefazione del continuare – nonostante l’opinione oramai disgustosa che ho maturato rispetto la condizione del confronto democratico e del dibattito politico in un’Italia in cui l’ipotesi Cetto La Qualunque Premier appare la più dignitosa – , dicevo, la stupefazione del continuare a scoprire ogni giorno di averlo comunque sopravvalutato tale confronto politico-culturale del Paese, è un bel colpo. Forte. Che fa male allo spirito, non esagero. Oramai non fa nemmeno più ridere – aldilà della superba capacità di innovazione sproloquiale dell’On. Maurizio Gasparri e della stragrande maggioranza dei tesserati della Lega Nord – lo scempio dell’intelligenza umana a cui assistiamo ogni momento dalla parte inutile e silenziosa dello specchio televisivo. Forse però – e sono abbastanza sicuro di sbagliarmi anche stavolta – la devastante stupidità a cui abbiamo assistito qualche giorno fa’ risulta difficilmente pareggiabile, persino ai livelli a cui siamo abituati a “ragionare”.

Mi riferisco all’ultimo colpo sparato dal fedelissimo sicario di Silvio Berlusconi, Alfonso Signorini. L’intervista del direttore del settimanale “di costume” Chi al Presidente del Consiglio, e la strabiliante anteprima orchestrata tutta in funzione del – chinare il capo mentre si pronuncia – Presidente, la suddetta intervista dicevo, tramite il nuovo spazio televisivo concesso proprio dal Boss al promettente killer, infatti, è capace di raggiungere livelli qualitativi di discussione che superano di slancio – verso il basso, chiaramente – quelli a cui possiamo assistere nelle due dimore più famose d’Italia, quella della “democrazia”, il Parlamento della Repubblica, e quella della “televotocrazia”, la Casa del Grande Fratello, anche se a volte mi pare di confonderle un po’. Pacatamente però penso sia il caso di riportare i fatti, come un cronista – Signorini fa buona scuola – dovrebbe sempre prendersi il disturbo di fare. Eccoli:

Signorini presenta al pubblico amico certamente impreparato – non osate dire il contrario! – alla sceneggiata che si sarebbe consumata di li a poco in quello stesso studio, le incredibili – sono ancora sconvolto, ve lo assicuro! – foto dell’On. Massimo D’Alema in montagna con consorte.

Signorini: «L’avete riconosciuto? Sapete chi è questo signore? È Massimo D’Alema, Mr. Pd! Sapete dove stava? In montagna, tutto pieno di kashmir da capo a piedi! Sapete dove stava? Stava al Mottarone?»

Pubblico: «Noo!»

Signorini (risolino): «Stava al Terminillo?»

Pubblico: «Noooo!»

Signorini: «Stava a Pescasseroli?»

Signorini e pubblico: «Noooooo!»

Signorini: «E avete ragione! Sapete dove stava? Stava a (improvviso allungamento vocale) Saint Moritz!»

Pubblico: «Buuuuuuuu!»

Signorini: «Allora io mi chiedo, vedendo le immagini, ma dove sono andati a finire i comunisti di una volta?»

(applauso ed ovazione del pubblico)

Signorini: «Se adesso i comunisti si vestono di kashmir da capo a piedi, dove sono andati a finire sti comunisti? Però, se risponde Signorini, si sa che non è proprio super partes! Qualcuno super partes, e con più autorevolezza di me però c’è! Ma esistono ancora sti comunisti? Secondo voi, esistono ancora?»

Pubblico: «Noooooooooo!»

Signorini: «Ma io voglio sapere cosa ne pensa lui! Lui, il numero uno, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi!»

(applauso ed ovazione del pubblico all’entrata in scena del “numero uno”, mentre appare il sottotitolo del collegamento, con immancabile foto di un Berlusconi quarantenne)

Signorini: «Presidente, sti comunisti non sono più un pericolo! Se D’Alema si fa vedere a Saint Moritz pieno di kashmir dalla testa ai piedi! Ma ci sono ancora i comunisti, Presidente?»

Berlusconi: «Ci sono, ci sono! Esistono eccome!»

Signorini: «Ma no! E dove sono andati a finire? Tutti a Saint Moritz?»

Berlusconi: «Direttore, non è un kashmir che può cambiare il cervello e il cuore della gente! I nostri comunisti fanno finta di aver abitato su Marte per anni, ma non hanno fatto i conti con l’ideologia più disumana e criminale della storia, che ha prodotto più di cento milioni di morti!»

Signorini: «Siii! Ecco!»

Berlusconi: «Ora si sono imborghesiti! Indossano capi firmati, scarpe fatte su misura, caviale, champagne…»

Signorini: «Appunto! Appunto! Vanno anche alle Maldive in vacanza, hanno la barca a vela! Io Beppe Grillo quest’estate l’ho incontrato a ber l’aperitivo all’Hotel Pitrizza di Porto Cervo! Santoro si veste da Armani! Io non ci capisco più niente!»

(ennesima standing ovation del pubblico)

Berlusconi: «Eh, eh! Una volta andavano nelle Case del Popolo, adesso frequentano i salotti più chic! Ma non hanno perso il vecchio vizio di mistificare la realtà, e di demonizzare l’avversario, di insultarlo, di cercare di farlo fuori, come fanno con me, utilizzando i magistrati a loro vicini! Il loro scopo resta l’acquisizione del potere a ogni costo!»

Signorini: «E col ciuffolo che lei glielo da il potere, giusto?»

(infinita ovazione del pubblico, mentre Signorini mostra la dentatura in maniera decisamente innaturale […] la discussione prosegue amabilmente)

Se mi avesse fatto ridere nemmeno avrei scritto di ciò, ma la verità è che c’è poco da ridere oramai. Riderei a queste buffonate se non fossi cosciente che programmi come questo raggiungono il 20% di ascolti in seconda serata, e che sono davvero condizionanti per l’individuo – il famigerato “uomo medio” – italiano. Riderei se non sapessi che questo modo di fare televisione fa parte integrante di quella sottocultura che produce dossier falsi contro il personaggio scomodo del momento, che scredita un uomo in base al colore dei suoi calzini, che sa cogliere pienamente il qualunquismo di questo Paese senza abitanti, ed è capace di fomentarlo. Riderei se non fossimo vittime della propaganda, di una propaganda che non si nasconde, che non è velata, ma aperta e apertamente volta a deformare la verità, a bloccare il libero sviluppo dell’uomo, delle sue capacità cognitive, delle sue capacità critiche. Non ho più voglia di ridere alle stronzate di un Premier che sa di politica quanto io so di impianti sciistici alpini od appenninici. Non ho più voglia perché mi stanno togliendo il futuro, perché continuano a dirci che i militari muoiono in missione di pace, perché per “crescere” – come dicono loro – le condizioni di lavoro devono tornare all’Ottocento, perché gli italiani non si sveglieranno mai dal letargo della ragione. Hanno altro a cui pensare per ora.

– Pubblicità-