Si possono scoprire mondi nuovi con un fumetto ? Quello che è avvenuto ieri sera a Villafranca Tirrena può aiutare a rispondere . A partire dalle 21:30, di fronte al Bar Gelatomania, in Piazza Marina , si è svolta la Presentazione del fumetto “ Sinai : La Terra Illuminata dalla Luna ” con l’autore, il fumettista Lelio Bonaccorso, che lo ha scritto con la collaborazione di Fabio Brucini . Lelio Bonaccorso è un disegnatore messinese, ma di fama internazionale, ha collaborato tra gli altri con DC Comics, Marvel e Disney ed è autore di diverse opere come “ Que Viva el Che Guevara ” , “ Gli ultimi giorni di Marco Pantani ” , “ Peppino Impastato, un giullare contro la mafia ”, “ Jan Karski, l’uomo che scoprì l’Olocausto ”, “ L’invasione degli scarafaggi, la mafia spiegata ai bambini ” , “ L’immigrazione spiegata ai bambini ” . Insomma, lo si capisce dai titoli, un autore che tratta temi impegnativi, senza tirarsi indietro . Nonostante la fama raggiunta e il fatto di essere un fumettista affermato, dà l’idea di essere una persona alla mano e mette subito a proprio agio gli spettatori con simpatia e con qualche battuta oltre a farci entrare subito nell’argomento . Un discreto riscontro di pubblico ha avuto l’evento di ieri, organizzato dalla Pro Loco di Villafranca Tirrena e moderato dal giovane giornalista Antonino Mangano . Era presente all’evento l’Assessore alle Politiche Giovanili e alla Cultura di Villafranca, Antonino Costa, che prendendo la parola ha ringraziato il fumettista per la sua presenza, dopodiché Antonino Mangano ha presentato l’autore, lasciando a lui lo spazio .
Lelio ha raccontato come l’idea del fumetto e l’argomento siano nati dall’incontro casuale in crociera con un giovane che a detta sua “aveva le trecce e sembrava un indiano”. Quell’uomo era Fabio Brucini, che lavorava per il CNR e si occupava anche di diversi progetti tra cui uno per lo sviluppo delle comunità beduine in Egitto . Lelio è rimasto colpito e incuriosito da questo personaggio ed hanno iniziato a chiacchierare delle comunità beduine egiziane , così è nata l’idea di un viaggio insieme. Nonostante gli inviti di amici e conoscenti a restare a casa, perché “ c’è l’Isis, ma chi ci vai a ffari ? ”( era il 2012 e di lì a poco sarebbe stato rapito ed ucciso barbaramente Giulio Regeni ) , Lelio decise di intraprendere questo viaggio . Non era solo, a guidarlo era Fabio, che in questi luoghi ci è vissuto con i figli e la moglie. Raccontando ciò si ferma e ci avverte di non fidarsi mai troppo di come la tv e i telegiornali dipingono le cose, perché certe situazioni e certi luoghi vanno conosciuti dal vivo, per capirne la complessità . Nonostante l’Egitto sia in mano alla dittatura militare di Al Sisi e venga dal periodo concitato della Primavera Araba, si è trovato bene, non ha visto nulla di spaventoso o di preoccupante . Quando incontrava i militari ai check point, luoghi che normalmente mettono un po’ di panico, si accorgeva che appena gli sentivano dire di essere italiano lo trattavano con molto riguardo, per i buoni rapporti che l’Egitto aveva sino a quel momento con il nostro Paese . I due amici raggiunsero il Sinai, il monte delle Tavole di Mosé, la Terra che i beduini considerano la propria patria, senza mai aver mosso rivendicazioni . Fabio fa scoprire a Lelio un mondo nuovo, che non conosceva, quello del deserto, lontano anni luce dall’Egitto di cui aveva sentito parlare in tv .
Il mondo dei bedu ( beduini è un termine di origine francese, nato come spregiativo ) che non hanno televisione, né condizionatori per vivere al caldo del deserto, nessun altro comfort, solo ciò che il deserto egiziano può offrire, vivendo di pastorizia, caccia, pesca e poca agricoltura . Non hanno un concetto di arricchimento, vivono di quel che hanno e quando Fabio chiede a Badr “ Vuoi che ti porti qualcosa dall’occidente? ”, quello risponde “ Non vedi intorno ? Qui abbiamo tutto ! ” . Questo popolo non parla l’arabo e non conosce l’inglese, ma parla il dialetto bedu . E’ geloso delle sue tradizioni, non senza però aprirsi un po’ al mondo globalizzato . Il fumetto Sinai è quindi un resoconto di viaggio, un resoconto non fatto solo di parole, ma di immagini, quelle che nella realtà hanno visto Fabio e Lelio . Ci porta alla scoperta di un mondo, una civiltà singolare che spesso non si conosce bene . Qualcosa però gli ha ricordato Messina, infatti arrivato di fronte al Mar Rosso gli sembrò di essere davanti allo Stretto, con la differenza che questo divide due terre, Sicilia e Calabria, quello quattro, Egitto e dall’altra parte Arabia Saudita, Giordania ed Israele .
Per Lelio tra l’altro “ noi siamo un po’ nordafricani infondo, le nostre abitudini ricordano un po’ le loro ” soprattutto il tempo … come noi siciliani portiamo spesso ritardo “ i bedu quando ti invitano all’ora del tè, spuntano dopo mezz’ora” . E appunto l’ora del tè, ora di conversazione, ricorda molto il nostro momento del caffè insieme . Quando un bedu ti invita a casa, la prima cosa che fa è offrirti un tè per conoscerti e conversare .
Lì Lelio ha incontrato personaggi molto particolari, come lo stesso Badr, il capo tribù Sheikh Ahmed e il custode del monastero di Santa Caterina sul monte di Mosé . Il Monastero è un luogo sacro della Chiesa Cristiana Ortodossa di rito greco, ma considerato tale anche da Ebrei e Musulmani . Infatti nel Sinai, nonostante sentiamo spesso parlare di fondamentalismo, convivono pacificamente cristiani, ebrei e musulmani da secoli . Il mondo dei bedu ed il Sinai sembrano essere un invito all’integrazione e alla convivenza tra popoli diversi .
il Popolo Bedu si divide in tribù basate a loro volta sui nuclei familiari e Sheikh Ahmed è il capo di una tribù beduina che Lelio cita, rispondendo alla domanda del moderatore Antonino Mangano sulla condizione della donna tra i bedu . Anche qui bisogna dimenticare il fondamentalismo wahabita, perché proprio Sheikh Ahmed è un capo tribù che si batte per il miglioramento della condizione della donna . A proposito di questo argomento Lelio ha raccontato una storia che fa parte del repertorio di novelle dei bedu, la storia della ragazza che sceglie tra i suoi pretendenti con la prova del fiammifero. Inoltre di solito tra i bedu un pretendente si fa avanti intrecciando un nastro bianco sull’albero della casa della donna . Se lei accetta la corte, intreccia un nastro rosso, altrimenti uno nero . Insomma la donna ha una buona libertà e capacità di scelta . Esiste anche il divorzio, ma se avviene, l’uomo restituisce la dote alla moglie .
Un’altra domanda del moderatore riguardava il rapporto dei bedu con la medicina . Essi hanno una forma di medicina tradizionale, ma che non è in competizione con la medicina scientifica . Anzi capita che i medici mandino i loro pazienti dal “ Doctur ”, il curatore bedu, quando la Scienza non trova soluzioni e, viceversa, il Doctur manda i suoi pazienti dai medici quando le sue cure non riescono a sortire gli effetti sperati . Quella dei bedu è una medicina su misura per la persona, con soluzioni che valgono per uno ma non vale per tutti . Tra l’altro i bedu hanno ideato la cura per il veleno del Pesce Leone, un pesce velenoso del Mar Rosso, che la scienza non era mai riuscita a trovare, bruciando la nafta o la gomma delle infradito e ponendola sulla ferita, così da far andar via parte del veleno .
Antonino Mangano ha chiesto tra le altre cose a Lelio Bonaccorso di parlare del rapporto dei bedu con l’istruzione. La vera istruzione è per i bedu l’esperienza ed il deserto, ma le tribù iniziano ad interessarsi anche al valore dell’istruzione scolastica . Capita spesso che i giovani bedu siano inviati a farsi istruire da un egiziano, in particolare per imparare l’inglese . Il deserto insegna ad esempio come comportarsi con il prossimo . Percorrendo le wadi, le strade create dal prosciugamento dei letti dei canali del Sinai, ci si può imbattere nelle Oasi . In ogni Oasi si trova una pietra che nasconde dei rifornimenti di solito adibiti con vettovaglie, fiammiferi, mantelli e insomma tutto ciò che può servire per sopravvivere ad una notte nel deserto . Chi passa ed usufruisce di un rifornimento è tenuto a mettere qualcosa di suo, in vista del prossimo che si troverà a passare, ed in segno di gratitudine verso il suo benefattore . Quella di aiutare il prossimo in difficoltà è un usanza millenaria che i bedu non si sognano nemmeno di mettere in dubbio . Un esempio anche per il mondo occidentale spesso preso dal cinismo e dall’arrivismo .
Interessante è il concetto di giustizia tra i bedu . Chi compie un furto o un delitto non viene arrestato o multato. Viene soltanto affisso nel deserto un cartello con un ritratto del delinquente, con la spiegazione di ciò che ha fatto . Così egli diventa “ disonorevole ” per la comunità e viene escluso da tutti . Continua a vivere come sempre, ma nessuno gli rivolge più la parola . Quado avrà successivamente rimediato al suo gesto, potrà tornare ad essere persona onorevole per tutti, che torneranno a parlargli . Un concetto di giustizia rieducativa o riparativa . I bedu su questo sono più avanti di noi italiani che parliamo da anni di rieducazione nelle carceri senza attuarla sistematicamente .
Alla fine dell’incontro, Lelio ha tenuto a concludere il suo intervento con questa affermazione: “ Di solito si ha più tempo nella preparazione del fumetto, si pensa l’idea, la si scrive e poi si disegna . Con Sinai non ho potuto farlo, dovevo disegnare mentre i personaggi che ho incontrato parlavano , e nel frattempo scrivere ciò che dicevano per poi colorare a casa ” Una fatica enorme perché Lelio doveva essere svelto e sempre pronto a cogliere ogni particolare .
Insomma, la risposta alla domanda iniziale dell’articolo è si, il fumetto assieme alla letteratura, può anche farci scoprire nuovi mondi che non pensavamo nemmeno esistere . Questa è la potenza del fumetto e della letteratura !
Gli organizzatori invitano anche ad un successivo incontro , moderato anche da Lelio Bonaccorso, il prossimo 25 Agosto alle 21:30 in Piazza Marina, ma incentrato sull’autore Marcello La Rosa con il suo libro sulla mafia messinese “Il fenomeno mafioso – Il caso Messina”.