In questo clima di esasperato attacco alla Procura di Palermo ed ai Giudici Ingroia e Scarpinato (ma non solo: basterà ricordare l’azione avviata contro i Magistrati Messineo e Di Matteo) noi, come Associazione Antimafie “Rita Atria” riteniamo doveroso esprimere non solo semplice solidarietà a questi Magistrati di frontiera – troppo spesso lasciati soli dallo Stato nelle loro battaglie di Legalità Democratica e di Giustizia, ed oggi addirittura aggrediti dallo stesso Stato – ma cogliere l’occasione per cercare di risvegliare le sopite coscienze del nostro Popolo troppo spesso scippato di memoria e di tensione civile.
Come non ricordare le ironiche accuse di un Presidente della Repubblica, l’on. Cossiga, ad un “Giudice ragazzino (il giudice Livatino)” cui quella alta Magistratura ebbe a dire che “non avrebbe affidato neppure la cura della resede della propria casa di campagna”? Come non ricordare che – piaccia o non piaccia, lo si voglia o meno riconoscere – quell’aggressione verbale aprì quel percorso di delegittimazione che si concluse, poi, con la inesorabile soppressione fisica di quel giovane e coraggioso Magistrato, con la presunzione (non infondata) di impunità.
Non ci sembra che dai Palazzi del potere sia mai giunto un gesto o una parola di pur tardivo ravvedimento, se non di pentimento, per quello spericolato attacco e per le sue dirette conseguenze mortifere.
Ora, per noi simili silenzi o simili reazioni ogni qualvolta un Magistrato voglia e rischi di illuminare i torbidi ed inconfessabili rapporti e collusioni tra rappresentanti istituzionali e forme o esponenti di criminalità organizzata, hanno l’insopportabile sapore di una pretesa di impunità di mussoliniana memoria. Quando il duce, il 3 gennaio del ’25, rivendicò la responsabilità umana e politica dell’assassinio di Giacomo Matteotti, mise solo in pratica quello che tre anni prima, nel suo discorso alla Camera dei deputati, quando si insediò alla Presidenza del Consiglio, aveva minacciato di fare: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un luogo di bivacco per i miei manipoli”, tentando, così, di scoraggiare chiunque da eventuali azioni di impegno e vigilanza democratica
Dunque non saranno escamotage di stampo pseudo “democratico”, come le affermazioni di voler preservare le prerogative costituzionali di questo o quello contro il presunto strapotere di alcuni Magistrati ed il loro strabordare dai limiti delle funzioni, ad ammorbidire i nostri toni nell’esprimere solidarietà a quei Magistrati che si sono da sempre esposti alle aggressioni ritorsive della criminalità organizzata e che oggi, proprio a causa di rappresentanti di quegli stessi poteri costituzionali per la cui difesa e tutela essi hanno rischiato tutto questo, si trovano ancor più sovraesposti a simili possibili violenze ritorsive.
Dio non voglia che ci si debba ritrovare per nuove e rinnovate celebrazioni mortuarie per le vittime della violenza criminale. In una recente di quelle commemorazioni è stato giustamente detto che alcuni uomini vi partecipano indegnamente a rappresentare lo Stato.
Contro di loro rivolgeremmo apertamente il nostro sdegno e la nostra accusa che oggi debbono fermarsi sulla soglia della sola solidarietà piena, da Cittadini Sovrani, verso i più leali servitori di questa nostra sovranità, cioè quei giudici contro cui si agitano le mormorazioni del potere.
Non permetteremo a nessuno di poter contare sul nostro complice e pavido silenzio per assecondare i progetti di usurpazione che qualcuno possa covare nella sua ansia e smania di potere insindacabile e di impunità.
Associazione Antimafie “Rita Atria”