Una ventata di buonismo percorre il pensiero sociale cittadino, politici-scrittori, forze sindacali, opinionisti e comuni cittadini, spaventati e intimoriti dalle tensioni sociali che in questi giorni scuotono Messina si preoccupano di buttare l’acqua sul fuoco. “Bisogna pensare ad altro,……..è necessario fare quadrato, mettere insieme le proprie forze per emergere dalla devastante situazione in cui viviamo e lo dobbiamo fare mettendo da parte le proteste inutili,. (Franco Tiano)
L’unione e la comunione d’intenti, la rimozione degli ostacoli, il fare sistema, il bene comune sono necessari e, ormai, la gente sa e mal sopporta gli scontri inutili e “caciarosi”, Chi ancora preferisce lo scontro sperando di attirare attenzione appartiene al passato. Cose così non si vogliono più. Chi non lo capisce è, decisamente, fuori tempo massimo”. (CISL)
Mi sembra che la paura della protesta e il pur meritorio intento di calmare gli animi lasciano irrisolte le questioni, oltre a non risolvere i problemi. Sembra che queste forze del “bene” dimentichino che stiamo parlando di lavoratori a cui non viene pagato lo stipendio. Lavoratori che non sanno come comprare da mangiare. Sono i lavori dell’ATM e di Messinambiente, i lavoratori dei servizi sociali Nuova Presenza , Azione Sociale, Nuove Solidarietà , Le Gardenie. Progetto Vita, Faro 85.
Tutti questi lavoratori non “possono pensare ad altro”, lo vorrebbero fare ma i morsi della fame o la paura della stessa non lascia spazio ad altri pensieri. Le loro non possono e non devono essere considerate proteste inutili. La loro protesta ha un nome ed un cognome e ha dei responsabili a cui è rivolta, sono questi politici cittadini che da dieci e più anni si scambiano le poltrone tra la provincia e il comune. Da anni conoscono la disastrosa situazione che oggi sta esplodendo ma preoccupati di non perdere il loro potere hanno nascosto le magagne nella sabbia e si sono avvalsi di collaboratori e manager che per non chiamare conniventi preferisco chiamare incompetenti.
Tutti questi lavoratori non sona soli nella protesta, nei loro cortei vi sono le forze che non si arrendono alla stagnazione sociale, che non hanno paura di esprimere i loro pensieri e di gridare il loro disaggio o partecipare e condividere il disaggio dell’altro. Non basta dire “abbiamo bisogno di ridisegnare i ruoli e le funzioni sociali attraverso il principio meritorio, la vocazione oggettiva e la competenza tecnico e giuridica “reale” riguardo le problematiche da affrontare.”
Bisogna alzarsi dalla poltrona e andare nei cortei a vedere quelle mamme che camminano a testa alta e fiera di chi ha fatto e continua a fare il proprio dovere e il proprio lavoro senza essere pagate. Quei lavoratori che vedi la mattina pulire le tue strade e guidare gli autobus con le tasche piene di solleciti di pagamento. Si mostrano vergognosi quasi che fosse una colpa, in una società che premia i ricchi e schiaccia i poveri, il ritardo nel pagamento di una bolletta.
Ma la fazione dei “buonisti” con la pancia piena non demorde e timorosa di perdere il consenso propone e dispone incontri e dibattiti, e non contenta accusa i simpatizzanti a favore della protesta di essere caciarosi. Poiché in settimana è previsto l’ennesimo e inutile incontro risolutore tra tutti i sindacati e il Sindaco, l’attenzione che appartiene al passato il nostro sindacalista, dopo tanto silenzio nel momento della protesta, pare proprio che riesca a raggiungerla.
Io non ho fame come coloro che protestano ma sicuramente ho la dignità di non dire all’affamato di tacere, di non lamentarsi e di non protestare. E non accolgo le proposte che facendo leva su un inspiegato principio di responsabilità comune parlano di : cercare un collant sociale, dei punti fissi da raggiungere che diventino un presupposto oggettivamente e soggettivamente obbligato.
La responsabilità ha un nome e un cognome e Messina vuole lavoro, strade senza buche e illuminate, fognature che non trasbordino, scuole agibili e sicure, legalità. Messina vuole tutto questo e tanto ancora e i lavoratori voglio essere solo pagati. Sicuramente di collant sociale e punti fissi non sanno che farsene.
Pietro Giunta.