La realtà è questa . Le dichiarazioni di ministri, presidenti e rappresentanti politici di vario genere sono sbagliate: la mafia esiste, qui come nel resto d’Italia. Non è soltanto una favola nata per spaventare i bambini o uno strumento mediatico con cui qualcuno riesce a farsi pubblicità scrivendo libri e andando sotto scorta. No. La mafia esiste ed utilizza quella spessa coperta chiamata “silenzio” per mischiarsi alla massa, nascondersi nell’ombra e colpire cittadini comuni, imprenditori, commercianti. Se è vero, quindi, che la criminalità organizzata non è soltanto l’invenzione di qualche squilibrato ma un cancro, uno dei tanti, che affligge la nostra società e si nutre della sua linfa vitale, è anche vero che, per fortuna, ci sono uomini e donne disposte ad uscire allo scoperto nel tentativo di estirparlo. Sono state tante, in questi anni, le urla di disprezzo e disperazione di chi ha chiesto aiuto e si è posto di fronte alla mafia per smascherarne i piani, denunciare gli illeciti e ostacolare un business di scala mondiale. Imprenditori e commercianti che dicono no al pizzo, giovani uniti in associazioni sempre più grandi e manifestazioni che coinvolgono sempre più cittadini, sono l’emblema di questa lotta, con un troppo piccolo “esercito” di persone comuni pronte a combattere il sistema mafioso.
Alle piccole legioni di negozianti già citate, potrebbe aggiungersi una categoria intera di lavoratori in grado, attraverso lo svolgimento della propria opera, di infliggere un duro colpo alla mafia: i giornalisti. Per la serie “ferisce più la penna della pistola”, è la conoscenza l’unica arma in grado di porre fine una volta per tutte al dominio della criminalità organizzata, conoscenza che dovrebbe essere favorita attraverso inchieste, studi e pubblicazioni su questo mondo occulto di cui tutti sanno ma nessuno parla. Uno dei giornalisti in questione, da anni impegnato nella lotta alla mafia e divenuto simbolo del giornalismo siciliano, è Riccardo Orioles, d’origine milazzese. Nel corso della sua vita Orioles ha fatto di tutto, dalla radio di inizio carriera al redattore fino a diventare direttore di vari giornali e, recentemente, scrittore. La carriera di Riccardo Orioles è segnata dalla collaborazione con Pippo Fava, celebre giornalista ucciso dalla mafia un anno dopo la fondazione de “I siciliani”, mensile edito a Catania con cui Fava, Orioles e altri ragazzi siciliani denunciavano le attività illecite di Cosa Nostra in tutta la Sicilia. L’esperienza dell’assassinio di Pippo Fava, collega, amico e quasi un fratello per Orioles, non ferma il grande obiettivo di denuncia perseguito da Riccardo, ma lo sprona a continuare nel corso degli anni nel tentativo di ostacolare i piani mafiosi tanto in Sicilia quanto nel resto del paese. Ha scritto di mafia, politica, massoneria, portando alla luce i misfatti mafiosi attraverso le proprie inchieste. Non sarà la chiusura de “I siciliani” a fermarlo: negli anni 90 fonderà il settimanale avvenimenti e sarà direttore di una nuova edizione de “I siciliani”, pubblicata per due anni. Dal 1999, quasi un pioniere del genere, ha scritto e diffuso “La Catena di San Libero”, e-zine gratuita, reperibile ancora oggi e inviata, a chi lo volesse, via mail. Al fianco di questa importante opera telematica, tra le prime del suo genere e molto diffusa in tutta Italia, nasce nel 2006 il mensile Casablanca, fondato e diretto dallo stesso Orioles, sempre allo scopo di denunciare gli illeciti mafiosi e la corruzione della nostra società, attraverso numerose inchieste svolte grazie ad uno staff preparato e coraggioso. Due anni dopo la fondazione, però, nonostante i numerosi appelli locali e nazionali, Casablanca è costretto alla chiusura per mancanza di fondi. Schiacciato dall’impossibilità di continuare in tale formato, Casablanca si trasforma in breve tempo nel magazine online “U’ cuntu”, nato per continuare l’opera di denuncia del mensile e dare una voce alla legalità. L’opera di “U’ cuntu” si associa ad un mensile, “iCordai”, diffuso a San Cristoforo quartiere del centro storico catanese, a cura del G.A.P.A. (Giovani Assolutamente Per Agire) e diretto dallo stesso Orioles.
All’opera di giornalista si affianca quella di scrittore, soprattutto grazie ad “Allonsanfan. La mafia, la politica e altre storie”, libro del 2009 in cui Orioles, attraverso la riproposizione di numerosi articoli scritti durante la sua carriera, ripercorre la propria vita analizzando la storia recente della nostra terra, i fatti più eclatanti di quella italiana e molte riflessioni sulle crisi politiche che affliggono da tempo il nostro paese.
Libri, articoli, mensili, settimanali e magazine online: Riccardo Orioles in questi anni è diventato simbolo del giornalismo siciliano attraverso un grande lavoro di inchiesta e analisi della società siciliana, delle organizzazioni mafiose e del sistema politico italiano, sempre più allo sbando. Orioles per anni ci ha raccontato storie incredibili di corruzione, sistemi mafiosi e molto altro, con la sua intera vita ancor più che con i suoi scritti. Un giornalista, sì. Uno scrittore, certo. Ma prima di tutto questo un uomo, un cittadino, un siciliano che si è ribellato ad un sistema profondamente radicato nella nostra nazione, senza paura di mettere in gioco la propria vita per abbatterlo.