ROSADILICATA: LA RABBIA, IL DOLORE, L’AMORE

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Una scenografia essenziale, così come l’accompagnamento musicale. Due chitarre come sfondo di una storia che incanta e trascina, coinvolge e sconvolge. Un’unica donna al centro del palco. Ma non una donna qualunque. Un’unica storia raccontata per immagini, suoni e canzoni. Ma non una storia qualunque.

In scena, la storia di Rosa Balistreri.

La donna, la cantante, la madre. La SICILIANA Rosa Balistreri. La personalità che ha permesso alla musica italiana del Novecento di arricchirsi di sonorità antiche, così come di contenuti sempre irrimediabilmente attuali. Rosa Balistreri, la donna che, da coraggiosa emigrata, ha fatto emigrare con sé anche la tradizione musicale siciliana, regalandola al mondo.

Oggi, è l’associazione culturale ‘Ilnaufragarmèdolce’ che regala all’Italia e all’Europa la storia di una delle personalità siciliane più caratteristiche del secolo scorso, con la rappresentazione teatrale ‘RosadiLicata’. Un lavoro capace di far resuscitare un’icona, portandola in scena in più repliche, varcando anche i confini nazionali.  Scritto e interpretato da Chiara Casarico, il lungo monologo diretto da Emilia Martinelli e accompagnato dalle chitarre di Roberto Mazzoli e Stefania Placidi, ripercorre cronologicamente il cammino di Rosa, dall’infanzia fino al successo. Un percorso fatto di musica, immagini e istantanee che fa rivivere il dramma e la forza di una donna che, ribellandosi alla povertà, alla società meridionale patriarcale, ai soprusi e alla violenza, ha abbandonato la sua terra, la sua Sicilia, per sfuggire a un presente intollerabile, a un futuro soffocante. La stessa terra al contempo tanto amata e tanto odiata. La stessa terra della quale poi canterà, con la voce del proletariato, delle donne maltrattate, dei reietti, degli sconfitti.

Il tutto raccontato in modo semplice, e per questo straordinariamente diretto. La scenografia, a cura di Lorenzo Terranera, essenziale come tutto il resto, racchiude simboli e rimandi sottili e al tempo stesso evocativi. Un carretto decorato in bianco e nero, simbolo di povertà e semplicità. Misero contenitore di tutto ciò che di più caro un povero siciliano può possedere. Da questo verranno presi gli oggetti protagonisti della storia di Rosa, evocata così con un gioco di rimandi. 

Tutto semplice e complesso al tempo stesso. Così come semplici e complesse le storie di emarginazione, emigrazione e frustrazione che accompagnano da sempre le vite dei tanti siciliani (e siciliane!) che abbandonano l’amata/odiata terra madre.

Un progetto nato con l’obiettivo di dar voce a una donna amatissima e odiatissima. Un’icona idolatrata e disprezzata da una Sicilia spaccata in due, divisa tra tradizione e desiderio di riscatto.

Noi de ilcarrettinodelleidee, abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’autrice e attrice Chiara Casarico, cercando di scavare più in profondità e scoprire quanto, di Rosa, è ancora vivo.

Rosa Balistreri, una donna che ha portato la Sicilia oltre lo Stretto. Ma anche una donna che, quello Stretto, lo ha superato fisicamente per fuggire da una realtà difficile e soffocante. Ha in sé l’amore per la sua terra e l’amarezza di un’emigrazione quasi obbligata. Quanto di Rosa c’è in Chiara? Entrambe artiste, entrambe siciliane, entrambe lontane da casa.

La Sicilia la sento molto, a livello viscerale. Non posso fare a meno di andarci almeno una volta l’anno. Tuttavia in Sicilia non ho mai abitato e forse non ci abiterei mai. Il nostro è un rapporto di amore-odio come credo sia stato per Rosa, che ha sempre amato la sua terra, ma che è dovuta scappare per sopravvivere. Allontanarsi per sopravvivere. Mettere una distanza per realizzarsi. La Sicilia è una terra di forti contrasti, anche a livello di paesaggi, di colori, di odori e di sapori…

In che modo Rosa Balistreri può essere un’icona attuale? Come può costituire esempio e riferimento per le donne del sud del 2016?

Proprio per la forza che ha avuto nell’allontanarsi, pur rimanendo vicina, da una mentalità maschilista che relega la donna siciliana a sottostare al patriarcato e al peso della famiglia. Rosa non ha mai rinnegato le proprie origini, tuttavia è una donna ribelle e per questo non è mai stata troppo amata da tutti i siciliani. Le donne del Sud – e non solo – purtroppo hanno ancora parecchia strada da fare per l’emancipazione e Rosa è una donna che ce l’ha fatta. La sua storia è un bell’esempio. Rosa è una donna che ha subito parecchie violenze, una donna delicata, ma indurita dall’esperienza, che non si è lasciata andare, che non ha voluto ingoiare violenze, ingiustizie e soprusi e si è liberata, coltivando e nutrendo la propria anima.

I testi e la regia sono a cura di donne. Quanto questo particolare ha influito sul risultato finale? Quanto l’essere donna e l’essere meridionale ha caratterizzato la produzione?

Sia io che la regista, Emilia Martinelli, siamo di origini meridionali (Emilia è napoletana) e sicuramente conoscere certi processi, certe regole non scritte, diventa importante per approcciare un personaggio e una storia del genere.

Avete portato lo spettacolo su palchi italiani, parigini e belgi. Che differenze avete riscontrato?

Portare ‘Rosadilicata’ all’estero è stata un’emozione grandissima. Sia in Francia che in Belgio abbiamo sentito quanto la nostalgia delle proprie origini pervada tutti gli italiani che abbiamo incontrato, a prescindere che fossero di prima, di seconda o di terza generazione. In Francia abbiamo incontrato un pubblico leggermente più colto rispetto al Belgio dove la maggior parte erano ex minatori, tuttavia in entrambi i casi, le parole che recitavo e le canzoni che cantavo diventavano molto più forti e più grandi di quelle che recitavo e cantavo in Italia. Diciamo che la saudade ha colorato tutto di malinconia, ma anche di gioia. Abbiamo fatto l’effetto di una petit madelaine in forma di teatro.

Quali le reazioni di un pubblico estraneo alla lingua siciliana? C’è il rischio che una non comprensione dei testi porti a un’analisi superficiale e a una conseguente elaborazione dello stereotipo della donna del sud? Lo spettatore francese dimostra compartecipazione o semplice godimento di una donna siciliana ben rappresentata?

Il nostro spettacolo è a metà tra un monologo di narrazione e un concerto, quindi anche chi non capisce bene la lingua può apprezzarlo. Chiaramente è necessario dare delle coordinate sulla storia che raccontiamo, altrimenti arriva solo l’emozione – che già non sarebbe poco… Rispetto alla questione “stereotipo della donna del Sud”, credo che oggi non si possa più pensare che certe situazioni si riscontrano solo tra le donne del sud. Putroppo la violenza di genere è diffusa in tutto il mondo e le donne – nonostante abbiano fatto, almeno in occidente, parecchia strada – devono ancora lavorare molto per l’emancipazione. Per questo la storia di Rosa è una storia esemplare, un bell’esempio di emancipazione attraverso il canto!

GS Trischitta

 

Prossimo appuntamento: 15 giugno, Casa Internazionale delle donne, Roma.

ROSADILICATA – La rabbia, il dolore, l’amore

testo e interpretazione

Chiara Casarico

musiche dal vivo

Roberto Mazzoli (chitarra)

Stefania Placidi (chitarra)

regia

Emilia Martinelli

consulenza musicale

Gabriella Aiello

scenografia

Lorenzo Terranera

disegno luci

David Barittoni

 

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