Si è appena chiusa la Settimana della Sicurezza in quel di Messina senza che sia stato tracciato un bilancio di ciò che è accaduto durante la settimana. Anzi, a dirla tutta, la maggior parte dei messinesi non sono stati raggiunti neanche dall’informazione, sfiorati dal suono di ambulanze, vigili del fuoco, sirene e allarmi senza capire cosa stesse succedendo. Sono state le scuole le più colpite dal finto terremoto “scatenato” ogni giorno dai vertici della Protezione Civile, così come i palazzi amministrativi, compresi le sedi di quartiere dislocate in tutta la città. Sarebbe dovuta essere la notizia della settimana, una sorta di appuntamento fisso su carta stampata, tg e internet, ma così non è stato, surclassata sul piano mediatico tanto dai gravissimi problemi che attanagliano la città messinese, l’Atm su tutti, quanto, probabilmente, dal modo in cui sono state svolte le evacuazioni, gonfie di incongruenze e ritardi.
Nonostante le dichiarazioni di giubilo provenienti dal Sindaco Buzzanca e dai vari politici intervenuti sull’argomento, le esercitazioni sono state portate a termine in modo ottimale soltanto in alcuni casi, lasciando interdetti i presenti. Basti citare ciò che è successo lunedì scorso al Rettorato, durante il primo giorno della Settimana della Sicurezza. Erano ben due le conferenze mattiniere ospitate dai saloni del plesso universitario e nessuna è stata interrotta, come avrebbe voluto il giusto svolgimento della manifestazione. Perché organizzare un evento del genere per poi portarlo avanti soltanto in parte, per non interrompere dei lavori che andavano fermati nonostante la loro importanza? Nel caso in cui un vero sisma avesse colpito la nostra città, le conferenze avrebbero continuato il loro corso senza lasciarsi scalfire dall’avvenimento, senza nessun crollo o ferito di alcun tipo? Probabilmente è ciò che accadrebbe visto che nessuno si è preso la briga né di rispettare gli allarmi e raggiungere i punti di raccolta, né di interrompere le conferenze per lo stesso identico motivo. E pensare che sia la prima, la presentazione di un libro nell’Aula Magna del Rettorato alla presenza del Rettore, sia la seconda, un convegno su economia e diritto tenuto da importanti nomi della casta universitaria con ospiti provenienti da Catania, Roma e non solo, avevano l’attenzione di un folto pubblico, proveniente tanto dalle tante scuole invitate quanto dagli alunni delle facoltà messinesi. Quanti morti e feriti avrebbe provocato un tale menefreghismo? Tanti, troppi.
Come se non bastasse, a pochi metri dai saloni già citati, l’evacuazione ha continuato il suo corso con l’arrivo dei vigili del fuoco e la messa in moto di un’enorme macchina organizzativa che ha previsto il salvataggio di un “ferito” rimasto intrappolato sul terrazzo della Facoltà, con tanto di salvataggio “volante”. Ebbene: sollevare la scala ad altezza-terrazza è stato più difficile del previsto, con i vigili del fuoco a dover fare i conti con errori di manovra che hanno generato qualche problema agli alberi adiacenti la Via San Filippo Bianchi, rei di sporgere sulla traiettoria della scala e trattati senza pietà dal movimento del mezzo. Uno spettacolo comico che è andato in scena per qualche minuto e che ha lasciato perplessi tutti i pochi evacuati presenti.
Senza voler entrare nel merito di colpe e accuse, o voler denigrare l’operato dei vigili del fuoco, gli stessi vigili che hanno sostenuto e aiutato moltissimi cittadini in situazioni di vera emergenza e senza i quali le zone alluvionate sarebbero rimaste abbandonate a sé stesse, una manifestazione del genere ha veramente uno scopo? Organizzare la settimana della sicurezza senza rispettare ciò che è stato precedentemente stabilito a tavolino e, soprattutto, senza coinvolgere tutta la città, ha un possibile risvolto pratico utile? E infine, se così fosse, organizzare gli eventi in orari diversi, simulare la catastrofe un palazzo per volta, potrà mai preparare la città a un evento tanto probabile quanto “atteso” quanto quello del terremoto? Una città come Messina, memore di ciò che è successo poco più di 100 anni fa, dovrebbe essere pronta a tutto, certo non dovrebbe affrontare in modo così superficiale quest’evento o, ancora peggio, sottovalutarne la portata. Il terremoto, come ampiamente dimostrato nel 1908, non fa particolarità a seconda del ceto sociale o del titolo di studio, e proprio per questo non dovrebbero essere fatte neanche normalmente. Nessuno ha superpoteri grazie ai quali sopravvivere in caso di sisma, neanche il Rettore.