Siamo nel XIV secolo, in un’Inghilterra che diede i natali ad uno dei più grandi drammaturghi al mondo. La figura di William Shakespeare si impone nella cultura europea del 1600. Il più imminente drammaturgo della cultura occidentale. Figura amata, ammirata da tutto il mondo. Le sue opere evidenziano il genio e la cultura di un uomo impareggiabile. Opere simbolo del glorioso rinascimento inglese. La mancanza di notizie biografiche sul suo conto ha portato molti biografi a interessarsi alle sue origini e all’alone di mistero che avvolgeva la sua figura, anche se molto spesso questi studi hanno portato a teorie in grado di mettere in ginocchio la storia e la vita presunta del drammaturgo inglese per antonomasia.
La storia vuole che un tale Shakespeare di nome William nacque il 23 aprile 1564 a Stratford On Avon. Ma nello stesso 23 aprile 1564, molto lontano dall’Inghilterra, in Italia, in una Sicilia del Cinquecento, a Messina nacque un tale Michelangelo Florio di Giovanni Florio e Guglielmina Crollalanza. La goccia che fece traboccare le origini tanto auspicate inglesi del famoso drammaturgo fu la tesi esposta nella pubblicazione di Martino Iuvara di Ustica ex docente di letteratura italiana all’università di Palermo, la notizia fece scalpore e per giorni fu di bocca in bocca tanto da arrivare ai piani alti del giornalismo. La tesi venne accolta dal The Times che con tanta euforia proclamò l’Italianità di Shakespeare quasi fosse una questione di Stato, vedendo in Florio lo stesso fortunato William inglese. Ma ciò che colpisce e mette in crisi l’ideale patria britannica di William Shakespeare è la storia di tale Michelangelo Florio Crollalanza che pare più che simile alla storia di Sir Shakespeare che abbiamo ricostruito tramite le sue opere tanto famose. Il giovane Florio, di nobili origini, nativo messinese era ben noto per la sua cultura e la sua perspicacia.
A 16 anni conseguì il diploma al Gymnasium in latino, greco e storia. A Messina stessa presentò la commedia in dialetto siciliano “Troppu Trafficu ppi nenti” andata perduta. E’ il 1599 quando l’inglese William Shakespeare pubblica “Much Ado ABout Nothing”, al secolo troppo traffico per nulla, ambientata in una Messina troppo lontana e sconosciuta per il tale inglese per evidenziarne con tanta cura e dovizia di particolari lingua costumi e consuetudini. Di Shakespeare sappiamo poco ma di Florio sappiamo che le mete dei suoi viaggi lo portarono in Danimarca, Grecia, Austria, Francia. A Trevisio di innamorò di una poco nota Giulietta, ma la storia d’amore ebbe un esito tragico, finita con il rapimento e la successiva morte di lei. E’ lo Shakespeare inglese a fare di una ben nota Giulietta un’eroina romantica, divenuta simbolo dell’amore, conosciuta in tutto il mondo, la cui storia si concluse con la sua morte e quella del tanto amato Romeo(forse un Florio che avrebbe voluto morire accanto all’amata..).A causa dell’Inquisizione Michelangelo Florio dovette raggiungere Londra, anzi per specificare una tale Stratford On Avon a noi nota, dove trovò ospitalità da parenti materni( i Crollalanza si presume) e nella quale famiglia veniva affettuosamente chiamato Willliam, in ricordo di un cugino morto prematuramente. A tale punto i due personaggi assumono il medesimo volto, anzi quello per eccellenza noto. Si narra inoltre che proprio in Inghilterra Michelangelo Florio coltivò la passione per la scrittura e il teatro e che si firmasse con il cognome materno, Crollalanza. La chiave di volta che secondo molti spiega il mistero che avvolse la sua identità è a portata di mano, è proprio il suo nome. William Shakespeare, ossia William Shake-The-Speare ( ricorre spesso anche il trattino in molte sue opere, spesso ingiustificato per l’appunto) tradotto significa “Scrolla la lancia” , precisamente (s)Crolla-lanza. Il nome sarebbe quello attribuitogli dalla famiglia inglese adottiva anche se richiama come cognome e nome quello della madre, Guglielmina Crollalanza. Molti ipotizzarono che un avvenimento avesse portato l’autore dell’Amleto ad un cambio d’identità, molte altre ipotesi vogliono che il nome d’arte(nome materno tradotto in questo caso) come spesso capita sia andato a confondersi con il vero nome. Dello Shakespeare storico sappiamo che in molti avessero fatto notare l’accento straniero, e che dopo il matrimonio era la moglie a tradurre i suoi versi.
Complici i notevoli riferimenti nelle sue opere alla tradizione siciliana ai suoi luoghi e alla sua cultura, furono in molti i biografi che accettarono la presunta tesi della sua sicilianità. Gli Inglesi, come dargli torto, sono stati più che restii ad accettare l’italianità presunta di quello che è divenuto il simbolo dell’Inghilterra, tanto acclamato nella cultura della patria anglosassone. Ma sono in molti a vedere nella sua firma quella del messinese Michelangelo Florio Crollalanza, anche se per gli Anglosassoni è l’Inghilterra ad assumersi la patria( e la gloria) di Sir Shakespeare, a loro parere si sta facendo proprio troppo rumore per nulla: Shakespeare resta Inglese. Un dilemma che avrebbe dovuto essere sciolto secoli fa, un’identità avvolta nel mistero, Shakespeare messinese o inglese che sia stato, rimane uno degli autori più noti e acclamati al mondo, anche se la sua identità resta il più grande dilemma shakespeariano.
Maria Cristina Palumbo