La vita che scorre, inesorabile. Un susseguirsi di eventi la cui monotonia rende invisibili. Il ripetersi, costante, incessante, di momenti che divengono abituali e, per questo, trascurabili, immeritevoli di attenzione. La drammatica scoperta che un’intera vita è trascorsa, da sola, nella totale passività. Ciò che resta è l’amara consapevolezza della propria impotenza. Tornare indietro non si può. Non esistono scontrini, il cambio non è permesso.
“The last life” parla proprio di questo. Il cortometraggio d’esordio della casa di produzione Dog’s Movie Production, presentato giorno 15 ottobre alla libreria La Feltrinelli di Messina. In soli 10 minuti, la condensata riflessione su un’intera esistenza. Il raggiungimento dell’alienazione da se stessi. L’improvvisa coscienza della vecchiaia, l’atroce percezione di un corpo cambiato, in conflitto con una mente, una memoria, giunta troppo tardi alla consapevolezza di non aver realmente vissuto. Tramite la ripetitività dei gesti, degli abiti, delle abitudini, con una fotografia basata sui freddi toni della memoria, i due giovanissimi registi (Maurilio Forestieri e Marzio Golino) riescono a rendere, con assoluta oggettività, una soggettività complessa e tormentata. Ad aiutare la riuscita dell’intento e a rendere il tutto straordinariamente efficace, l’interpretazione dell’attore messinese Gianfranco Quero, protagonista del corto. L’esperienza si vede, e si sente, dentro. Primi piani concentrati su sguardi più eloquenti di qualsiasi parola. Espressioni, movimenti, cadenze capaci di esprimere in maniera condensata il dramma di una vita intera. Il tutto disegnato e ritmato alla perfezione dalle musiche coinvolgenti di Seba Salmeri. E infine il monologo, in penombra, con l’attenzione tutta concentrata sulle parole, spietatamente vere, tanto semplici da risultare violente. Un invito alla riflessione sul tempo che trascorre nella nostra indifferenza. Una spinta a fermarsi, a distrarsi dalle distrazioni per assaporare le banalità, che non torneranno più. Ogni luna, ogni sguardo, ogni pranzo, risata, pianto, orgasmo, lite, alba, tramonto, per quanto drammaticamente scontati, vanno vissuti nella consapevolezza di essere momenti unici, che non torneranno.
Curioso che siano stati proprio due giovani a decidere di dedicare un corto a una tematica così lontana dalla realtà dei vent’anni. In effetti, spiega il regista Maurilio Forestieri : “l’idea è venuta da un messaggio ricevuto da Gianfranco Quero. Mi sollecitava alla realizzazione del cortometraggio, affermando che non sapeva quanto tempo ancora gli sarebbe rimasto! Ho preso questa sua battuta scherzosa come lo spunto sul quale articolare l’intero lavoro”. Così conferma lo stesso protagonista, “ho accettato la collaborazione con Maurilio, mio allievo di laboratorio. E sono stato contento di vedere in questo lavoro una Messina così come potrebbe essere, privata di quella parte di cittadinanza che la rende una realtà di cui non andare fieri”.
In conclusione, un lavoro completo, attento e coinvolgente, che offre una riflessione tutta personale nei confronti di una vita che, straordinariamente diversa da persona a persona, rivendica comunque il dovere, da parte di tutti, di una piena consapevolezza. Un invito pacatamente urlato all’immortale “carpe diem”.
Sul set, insieme a Gianfranco Quero, Silvana Ficarra, Monique Gualtieri, Renata Sieni e i registi Maurilio Forestieri e Marzio Golino.
Gaia Stella Trischitta