Gli appassionati di manga e fumetti giapponesi, sanno cosa s’intende con la parola Bishojo. Letteralmente “bella ragazza”, è una parola giapponese usata, nel mondo dei fumetti, per identificare quelle storie che hanno per protagoniste eroine dai poteri sovrannaturali, capaci di sconfiggere il male a suon di magie. Un esempio utile a chiarire il genere ce lo offre uno dei cartoni animati più amati dai ragazzi cresciuti negli anni ’90, che per anni è stato il punto forte della programmazione pomeridiana dedicata ai ragazzi: parliamo di Sailor Moon, la bionda guerriera vestita alla marinara che, con il suo scettro magico e l’aiuto delle altre cinque guerriere Sailor, protegge la Terra tanto nei volumi manga e anime pubblicati in Giappone ed esportati in tutto il mondo, quanto nei 200 episodi televisivi trasmessi in ogni parte del globo.
Chiarito il genere e l’importanza della figura femminile, posta al centro di questo particolare tipo di fumetto, possiamo definire come Bishojo il progetto “Le ruote magiche”, nato dalla storia della 15enne Ileni Schofield e dalla penna (o meglio, matita) degli artisti dello studio Wish di Pistoia, che verrà pubblicato a puntate sul sito leruotemagiche.it, in cui è già presente il primo episodio della serie.
La protagonista del manga è Emi Sheffield, ragazza italo-inglese che sin dalla nascita è affetta da diplegia, problema agli arti inferiori che le impedisce di muoversi senza l’ausilio di stampelle. È questo il punto cruciale del fumetto: la disabilità della protagonista e, soprattutto, gli ostacoli con cui ogni giorno deve combattere la nostra eroina. “
Ho imparato crescendo che gli ostacoli più difficili da affrontare sono quelle barriere invisibili che molti essere umani costruiscono tra sé e chi è diverso da loro”: con questa frase, la piccola Emi, pone l’accento su quello che Ileni, la giovanissima autrice del racconto, anch’essa diplegica, ritiene essere l’obiettivo cruciale del progetto. Bisogna abbattere tanto le barriere architettoniche fisiche per concedere a tutti di raggiungere gli stessi luoghi, quanto quelle psichiche, ben più gravi e dolorose. Già nel primo episodio, la cattiveria e l’ignoranza vengono rappresentate dal dialogo tra due compagne della protagonista, pronte ad escluderla soltanto per il suo modo di camminare, così come viene mostrata la paura della giovane Emi, quando, alla vigilia di Natale, riceve in dono una sedia a rotelle che ai suoi occhi è un ostacolo in più lungo la strada dell’integrazione. Una specie di diversità nella diversità, che la dodicenne ha paura ad accettare, terrorizzata da ciò che i compagni potrebbero fare o dire a scuola.
Questo è soltanto il primo capitolo di una storia epica, in cui la piccola Emi diventerà una sorta di guerriera amazzone dopo aver trovato un vaso proibito, che migliaia di anni prima è stato aperto portando la discordia in tutto il mondo. La giovane, durante il viaggio, affronterà numerosi pericoli e, soprattutto, riuscirà a trovare il proprio posto nel mondo. Troverà sé stessa.
La lotta contro il male diventa, così, metafora della lotta che ogni giorno deve affrontare un disabile contro i pregiudizi, la cattiveria e l’ignoranza di coloro che non accetta la diversità. Il progetto, in cantiere dal 2003, si pone come scopo proprio quello di portare a galla i costanti problemi che i disabili trovano nel rapportarsi alla società odierna, piena di falso buonismo e pronta, spesso, a ignorare coloro che hanno bisogno di aiuto. Si sceglie la strada più facile perché non si ha la forza o l’intelligenza di capire in cosa sta la vera “diversità” delle persone. Non è “diverso” chi ha problemi a camminare, ma chi ha problemi a capire che tutti siamo uguali: esseri umani con un cuore al nostro interno, con sentimenti e emozioni che ognuno prova. È il personaggio di Gaia De Caro, 22 anni, insegnante di musica e migliore amica di Emi, a sottolineare tutto questo: “quello che non devi dimenticare mai è che ciò che fa grande una persona non sono i suoi abiti o le sue gambe, il vero valore di un essere umano si misura dal suo coraggio e dal suo cuore”. Coraggio e cuore: non credete che una ragazzina di 15 anni, diplegica dalla nascita, che dal 2003 si è impegnata in un lavoro così grande, ci stia insegnando qualcosa? Chi è il “diverso”, adesso? Complimenti a Ileni e allo studio Wish, insieme in questo importante e bellissimo progetto nel tentativo di aprire gli occhi alla società di oggi e di dare nuova speranza a chi è oppresso dai pregiudizi altrui. Quando il “male” è la società stessa in cui si vive, non bisogna arrendersi ma lottare ancora di più.