Una marcia in più alla Lega una in meno all’Italia

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Ma che fine ha fatto la libertà di agire? È possibile etichettare una canzone come “Bella ciao”, simbolo della resistenza partigiana, simbolo della liberazione del nostro paese dal fascismo, come di sinistra? Bella Ciao rappresenta il popolo italiano, non ha un colore politico, o per lo meno non è possibile ridurla semplicemente a quello. A quanto pare, però, non tutti sono della stessa opinione: il sindaco leghista di Mogliano, provincia di Treviso, Giovanni Azzolini, non la pensa allo stesso modo: il giorno della liberazione dell’Italia dal regime fascista, infatti, la banda non potrà suonare “Bella Ciao”, piuttosto suonerà “La canzone del Piave”.

Scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, servì per dare un supporto morale alle truppe italiane durante la prima guerra mondiale, è anche vero che è stata cantata durante il secondo grande conflitto come inno nazionale, ma le sue radici storiche sono antecedenti ad esso. La canzone patriottica scritta in onore della liberazione fascista è Bella Ciao e pertanto non è corretto attribuirgli alcun colore politico.
Azzolini motiva la sua affermazione evidenziando che questa non è un inno nazionale e dunque non dovrebbe essere eseguita durante il giorno della liberazione. Aggiunge inoltre che, nel caso in cui l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dovesse richiederla in via ufficiale non sarà lui ad opporsi all’esecuzione del canto.
L’Anpi, d’altra parte, è amareggiata per la scelta del sindaco di Modigliano, non condivide la decisione di togliere la canzone dal repertorio della banda del 25 aprile, crede che in questo modo il paese di Modigliano possa restare orfano di uno dei simboli della lotta partigiana.
Sembra così che la Lega stia avendo il sopravvento nel nostro paese.

È evidente anche nelle parole del Ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che ha giudicato “pensabile” la proposta della Lega di rendere le graduatorie degli insegnanti regionali e non più nazionali. Questa nuova iniziativa sarebbe volta a dare una maggiore stabilità agli organici, il Ministro dell’Istruzione afferma, inoltre, di voler creare un sistema basato non sull’avanzamento degli insegnanti per anzianità bensì per meritocrazia. Ma questi sono obiettivi raggiungibili anche con altri mezzi: un reclutamento pluriennale, ad esempio, potrebbe risolvere il problema della stabilità del personale docente, ed inoltre garantirebbe una maggiore continuità agli studenti, indispensabile per fondare le basi per una buona istruzione. Cambiare docenti ogni anno infatti, rende più difficoltoso il cammino per la formazione di una buona cultura di base, troppe opinioni, troppi metodi differenti confondono gli studenti. Se il reale obiettivo della graduatoria regionale fosse effettivamente una stabilità degli organici allora che senso avrebbe aspettare il 2011?
Accettare la proposta della Lega farebbe compiere all’Italia un enorme passo indietro, rapportare infatti il luogo di residenza a quello del lavoro è una pratica che non si usa più da troppo tempo. Le graduatorie nazionali permettono ai docenti di poter insegnare in ogni parte d’Italia, consentendo loro di accedere a qualsiasi istituto o università del Paese; questo non solo favorisce l’avanzamento di carriera per meritocrazia, ma unifica anche la nazione stessa. Il passo che la Lega vuole compiere non è altro che un ulteriore tentativo di dividere l’Italia, non più semplicemente da Nord a Sud, ma ancor più settorialmente tra regione e regione.

Si rischia di perdere le radici stesse della nostra civiltà, si rischia di rendere vane tutte le morti avvenute per conquistare l’indipendenza, si perde la natura patriottica della nostra nazione, si cancellano le lotte partigiane. Non si onora più ciò che ha reso grande il nostro paese e coloro che sono morti in suo nome, piuttosto si cerca di cancellare tale memoria e oscurare un pezzo fondamentale della nostra storia.

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