Di Francesco Polizzotti
Fino a qualche mese fa il mondo sembrava obbligato al miraggio del nucleare come soluzione al fabbisogno del pianeta. La crisi globale prima e la sciagura di Fukushima dopo hanno posto l’accento sul valore della “decrescita” come alternativa positiva all’approvvigionamento energetico indiscriminato degli ultimi anni. Il rilancio delle risorse rinnovabili, come risposta all’esigenza delle nazioni di produrre beni di consumo, è diventata una battaglia possibile e oggi quanto mai necessaria. Gli italiani, ad esempio recandosi alle urne, hanno voluto esprimere una diversa idea di piano energetico nazionale che non prevedi più, in prima istanza, alcun ritorno al nucleare respingendo anche il tentativo di economizzazione e sfruttamento anche delle risorse idriche del “Bel paese”.
Mentre i governi nazionali stanno ripensando le strategie di crescita e rilancio economico dei propri paesi, l’intraprendenza di migliaia di cittadini in rete sta ottenendo risultati sorprendenti anche nella diffusione di stili di vita sobri e contrari ad ogni tipologia di speculazione economica, alimentare ed energetica. Così ci si chiede che rapporto ci sia tra la fame nel mondo e quello che mettiamo in tavola tutti i giorni, il valore del mangiar critico come antidoto alle logiche del mercato globale dello sfruttamento del suolo, la scelta consapevole di agire in gruppi per contrattare i beni e ridistribuirli abbattendo costi troppo esosi. Questa è la filosofia che negli ultimi anni sta animando i Gruppi d’Acquisto solidale (Gas), gruppi di cittadini inquadrati in un’ottica umanista di cui sono espressione diretta.
I Gas sono gruppi di acquisto in rete che raccolgono nuclei di persone organizzate spontaneamente nei territori, che partono da un approccio critico al consumo e che vogliono applicare i principi di equità, solidarietà e consapevolezza dei beni acquistati (principalmente di largo consumo). Questi principi si estendono agli associati, ai fornitori e hanno come beneficiari quelle aziende che praticano agricoltura biologica, che sposano i principi solidali della responsabilità etica e che offrono prodotti di qualità.
Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarieta’ come criterio guida nella scelta dei prodotti. I gruppi di acquisto sono spesso collegati fra di loro in una rete che serve ad aiutarli e a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni ma possono costituirsi autonomamente a seconda dei beni di consumo individuati con prezzi accessibili che premiano le produzioni innovative contro la serialità dei mercati e le importazioni di dubbia origine.
Si tratta di un percorso che ha inizio molti anni fa. Nel vasto panorama dei GAS si trovano associazioni riconosciute, associazioni non riconosciute (fra cui numerosi sono i gruppi informali), cooperative del settore (botteghe del mondo) che trovano in questa forma un modo intelligente per acquistare quei prodotti che servono ai soci, possono essere organizzate territorialmente come lo è in molte regioni o nei distretti di economia solidale presenti in alcune realtà del Nord. Attualmente in Italia sono censiti oltre 600 GAS.
Il fenomeno dei Gas è ormai entrato nel sistema produttivo del nostro Paese. Anche il Magistero nell’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI riconosce al commercio equo e solidale particolare attenzione. Scrive il Papa «L’interconnessione mondiale ha fatto emergere un nuovo potere politico, quello dei consumatori e delle loro associazioni[…]. Anche nel campo degli acquisti, proprio in momenti come quelli che si stanno sperimentando dove il potere di acquisto potrà ridursi e si dovrà consumare con maggior sobrietà, è necessario percorrere altre strade, come per esempio forme di cooperazione all’acquisto[…]. Un più incisivo ruolo dei consumatori, è auspicabile come fattore di democrazia economica». (Responsabilità etica dei consumatori, CV n.66).
Ma quale rete mette insieme un G.A.S.? Sostanzialmente si creano dei canali diretti tra produttori e consumatori secondo il concetto del “chilometro zero”, basato su un rapporto fiduciario e personale. Secondo una ricerca di Col diretti, pubblicata nel mese di marzo, i Gruppi d’Acquisto Solidale sono aumentati del 30% in Italia e sono costituiti per lo più da condomini, gruppi di colleghi o anche parenti e amici che decisono di fare insieme la spesa per ottenere vantaggi e convenienza.
La storia di questo fenomeno ha origini variegate. L’antologia del commercio equo e solidale ci richiama ad esempio un prete tra i principali fondatori. Era il 1986 su iniziativa del sacerdote cattolico Fran van dei Hoff e dell’economista Nico Roozen. In Italia l’esperienza ha inizio più di recente nel
Tutti noi abbiamo appreso, grazie anche alla diffusione della conoscenza, che mangiar sano significa anche mangiare spendendo poco e bene. La gente si sta avvicinando con maggiore consapevolezza al cibo e agli ingredienti anche grazie a movimenti come Slow Food che promuove una nuova cultura del cibo, con la fortuna di selezionare quello che mangiamo.
C’è il desiderio in primis di tornare alla terra e ai prodotti locali. Da qui il valore assoluto del biologico che ai grandi centri commerciali lascia preferire la figura rassicurante degli ortolani di fiducia. Si tratta di una tendenza che sta contagiando gli italiani che intendono garantirsi volume di acquisto sufficiente ad ottimizzare i costi di trasporto e ad accedere a filiere corte che abbiano ricadute anche nell’economia locale.
Un modo senza ombra di dubbio che diventa volano economico per i piccoli e medi produttori delle province e che garantiscono la salvaguardia di beni alimentari e dell’ambiente. Le modalità maggiormente diffuse sono la distribuzione di cassette di ortofrutta a cadenza settimanale o bisettimanale e la vendita di pacchi di carne, conserve, strumenti per l’economia domestica.
«La vendita diretta è una opportunità per il Paese con un aumento della concorrenza che va a beneficio delle imprese agricole e dei consumatori che possono così garantirsi acquisti sicuri e di qualità al giusto prezzo», ha rilevato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “è anche una occasione far conoscere e divulgare i veri sapori della tradizione italiana per poterli riconoscere in tutte le altre forme di vendita senza cadere nell’inganno del falso Made in Italy”.
Qualche dato.
Da aprile 2008 i Gas censiti sono aumentati del 50%. 30 mila famiglie che muovono un giro d’affari di 75 milioni. Una mole di risorse che si sta spingendo a conquistare anche il Mezzogiorno d’Italia, dove ancora sono salde le buone abitudini culinarie di molti dei nostri genitori e nonni. L’affermazione dei Gas, complice anche la crisi economica di questi anni, sta vivendo un momento di grande diffusione. Una vera e propria economia alternativa quindi che non subisce per fortuna la competizione delle grandi filiere e della persuasione pubblicitaria dei media.
In Sicilia sono diverse le esperienze avviate, tra le tante quella di Roberto Li Calzi, 53 anni, fondatore dell’associazione Siqillyàh nel siracusano ed a capo del gruppo che tiene le fila dei gruppi siciliani. Su Messina spiccano il Gruppo d’acquisto solidale dell’Arsenale, composto da oltre 250 famiglie che acquista la verdura da un orto biologico creato ad hoc con la creazione di posti di lavoro per giovani del luogo, oppure il Gas Messina della Legambiente di Via dei Verdi coordinato da Daniele Ialaqua, passando per Ecologia solidale di Francesco Napoli o per realtà associative come il Bio Eco Rete Gas del Movimento Cristiano Lavoratori guidato da Giusy Chiricosta.