Benedetto Croce, Filosofo Italiano degli inizi del secolo scorso, usò questo incipit per ridimensionare le grandi cose e i grandi uomini del suo tempo.
Il ventenne Ján Hus-Palach, martire della primavera di Praga, nel 1969 lasciò solo un Testamento Spirituale: « Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana.”
E’ morto, senza testamento spirituale , Angelo di Carlo, 54 anni, originario di Roma ma da anni trasferitosi a Forlì, che l’11 agosto del 2012 si è dato fuoco davanti a Montecitorio per protestare contro il suo stato di disoccupazione e precarietà.
I tempi cambiano e se una volta un ragazzo di vent’anni si dava fuoco per la libertà, oggi un padre di famiglia si dà fuoco per il posto di lavoro. Possiamo fare tutta la dietrologia del mondo e la demagogia più becera, il fatto sostanziale è che ci sono uomini che sono disposti a morire per quello in cui credono. E il dolore che l’uomo civile sente davanti a queste morti non cambia se si muore per delle idee o si muore per un pezzo di pane. Il nostro sbigottimento, quel vuoto dell’anima che si sente dentro, è identico a prescindere se si è davanti a uno dei tanti emigranti che affogano nel mediterraneo tentando di sbarcare a Lampedusa o si è davanti al prete di rione che muore ammazzato dalla mafia.
Questi fatti e tanti altri che potremmo portare ad esempio, apparentemente differenti nel tempo e nella sostanza, hanno un comune denominatore. Interrogano l’anima di ogni uomo, lo costringono a vedere se è responsabile, corresponsabile o connivente, lo chiamano a stare nella verità delle cose e della storia.
In un mondo di 7 miliardi di persone in cui le risorse non sono più sufficienti e la cui popolazione è destinata ad aumentare in modo esponenziale, avere la mentalità di poter difendere il proprio orto dal “nemico” che sta oltre lo steccato è impensabile, anacronistico e irrealizzabile. Pertanto dare la tua fiducia e il tuo voto ad amministratori che pongono limiti e barriere alla libera circolazione dei popoli ti rende corresponsabile di tutte quelle morti di emigranti annegati nel mediterraneo perché hanno tentato di superare i limiti e le barriere poste dalla nostra legislazione.
E che dire del voto e della fiducia che dai a quegli amministratori che con le loro politiche sociali ed economiche hanno trasformato il pane in moneta-? Cosa dire della tua accettazione passiva, della tua ignavia davanti alle grandi differenze retributive tra un operaio e manager-? Sicuramente non abbiamo acceso il cerino di Angelo di Carlo ma con il nostro voto abbiamo reso più alta e dolorosa la sua fiamma.
La storia si ripete e anche oggi c’è bisogno di nuovi martiri, di nuovi partigiani. L’arroganza dei nostri amministratori e della classe dirigente del paese si è trasformata in una nuova dittatura. Una dittatura senza prigioni o pallottole ma fatta di catene e ricatti materiali e morali. In un epoca dove esiste una grande disoccupazione sociale è facile dire al lavoratore rinuncia alla tutela dell’art.18. E’ facile ricattare un dipendente che vuole andarsene ed è ancora più facile se sei un Assessore con la complicità del Dirigente, ma questa è un’altra storia.
Quel che rileva è che abbiamo bisogno di gente onesta intellettualmente. La tua anima e il tuo intelletto sanno cosa è giusto e anche i nostri amministratori e i nostri politici sanno cosa è giusto, dobbiamo solo pretendere che seguano la loro anima e il loro intelletto. Come diceva un famoso libro: tutti dobbiamo andare dove ci porta il cuore.
Pietro Giunta.