Diciotto giorni di autobotti piene d’acqua
che girano per la città di Messina.
Orari di distribuzione idrica razionata che ricordano i tempi della “tessera”.
Bottiglie, bidoni e i nuovi contenitori di plastica del futuristico macchinario che è venuto da fuori e che presto si è inceppato. Ancora sette giorni, salvo complicazioni, prima di vedere all’opera i tubi che vengono dalla Germania e che dovrebbero sostituire la condotta rotta vecchia di 35 anni e aggirare la collina di Calatabiano interessata dalla frana.
Sono le 22,30 della sera quando Renato Accorinti, il Sindaco di Messina, risponde alla nostra telefonata, la voce è stanca ed è appena uscito dalla conferenza congiunta tenuta dalla Protezione Civile Nazionale, dall’Amam e dagli esperti mandati dal Governo, i responsabili degli acquedotti della CEA di Roma e di quello della Puglia.
Hanno tentato in molti di escluderlo. Nei primi giorni della vicenda vi è stato chi ha visto nell’intervento sostitutivo del Prefetto un tentativo di commissariarlo, senza voler riconoscere che la stessa legge sulla Protezione Civile riconosce una gradualità e una competenza diversa a seconda della gravità dell’emergenza. Evidentemente era più facile avere un capro espiatorio e un agnello sacrificale a cui indirizzare la giusta rabbia della città anche se di responsabilità del Sindaco in questo caso proprio non si può parlare. Del resto, dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del Governo nazionale e con la competenza passata alla Protezione Civile Nazionale nessuno ha parlato di commissariamento del Prefetto, anche se di fatto pure lui è stato scalzato. Tutto questo non ha impedito al Sindaco di essere in prima fila a parlare di infrastrutture che mancano e del diritto all’acqua.
Bisogna riconoscere che l’emergenza idrica della Città è un fatto che colpisce l’intera collettività e i Messinesi si sarebbero aspettato che le forze politiche, tutte e senza distinzione, invece di defilarsi, per non dire abbandonare il carro, fossero state più presenti. Avessero parlato anche loro in favore di Messina piuttosto che contro qualcuno, avessero dato collaborazione nell’interesse della città piuttosto che ricercare responsabilità che possono benissimo essere individuate dopo passata l’emergenza.
La risposta che Renato Accorinti ha rilasciato in merito alla collaborazione dei politici è tranciante.
Zero, ci dichiara. Non c’è stato un deputato Nazionale o Regionale che si sia avvicinato a questa nostra (della Città) problematica o abbia telefonato al Sindaco. Quando ho lanciato il grido dall’allarme per la mia città era una richiesta rivolta a tutti e a tutto. Una considerazione di questo genere deve essere fatta, davanti ad un problema gravissimo che riguarda l’intera collettività e che non ha bisogno che qualcuno ci speculi. E quando sin dall’inizio ho detto che le montagne ci arrivano addosso o che si trattava di dissesto idrogeologico a mo’ di sfottò qualcuno disse che io volevo deviare il discorso su altro. Ma quale su altro. Il dissesto ci ha fatto molto male in mille modi, il dissesto ha tolto la vita ai 37 morti di Giampilieri e “finuto u funerali (i politici) si scuddaru tutti i cosi”.
Il Sindaco di Calatabiano e molti quotidiani insistono nel dire che la frana è stata causata dalla perdita della condotta e non dal franare della montagna.
“Hei, dico…ma la forza di gravità esiste anche a Calatabiano, non dimentichiamolo. Il tubo si trova a metà della montagna e la frana ti viene da sopra, c’è poco da dire. Ma anche immaginando che il tubo perdesse da solo e non perché rotto dalla frana, l’acqua lo stesso va verso giù e non va verso su e in questo caso la parte di sopra della montagna franata chi l’avrebbe fatta scendere? In ogni caso, che lì ci troviamo di fronte ad un dissesto che interessa tutta la montagna dall’inizio alla base è un fatto acclarato dai migliori geologi della Protezione Civile Nazionale che sono andati a vedere i luoghi in questi giorni.”
Oggi molti puntano il dito sull’Amam e richiedono la testa dei vertici tecnici e amministrativi. Il Sindaco non entra nel merito ma riconosce che il progetto del famoso Bypass per superare l’emergenza è stato presentato dall’Amam. Alla stessa partecipata deve riconoscersi sia la scelta dei materiali in Klevar da utilizzare e provenienti dalla Germania che la scelta della Ditta Emiliana a cui affidare i lavori, il tutto sotto la supervisione della protezione civile nazionale che ha approvato il progetto.
“Gli esperti della Protezione Civile, continua Renato Accorinti, ci dicono che ci vogliono almeno 2 mesi per risolvere definitivamente la situazione ed ovvio che la città non poteva stare senz’acqua per tutto questo periodo e la soluzione l’ha trovata l’Amam. Non l’hanno trovata gli altri. I grandi esperti che sono venuti qui, hanno dovuto capire se questo progetto targato Amam fosse adatto ed alla fine hanno dovuto riconoscere che era la soluzione migliore. Davanti alla mancanza di un progetto alternativo bisogna riconoscere che è stata l’Amam a risolvere la situazione. Dobbiamo dare atto che è positivo quando vi sono sinergie che collaborano e danno soluzioni al dissesto della montagna, alla messa in opera della condotta definitiva e alla messa in opera dell’intervento emergenziale. Bene per tutti se si trovano le soluzioni a breve scadenza e a lunga scadenza.
Lei oltre a chiedere l’aiuto dello Governo per l’emergenza idrica, ha richiesto anche un intervento per avere infrastrutture, cosa intendeva?
“Io rivendico per la mia città il diritto all’acqua sempre, continua, il diritto all’acqua come bene comune, il diritto all’acqua come bene comune pubblico, il diritto a non vedere interessi privati di singoli o di multinazionali nella distribuzione dell’acqua ed infine, poiché l’Italia ha visto come una comunità di 250 mila abitanti è stata messa in ginocchio per una condotta che non funziona, questa è stata l’occasione per richiedere non solo la riparazione del tubo ma la ristrutturazione dell’intero percorso dell’acquedotto, cittadino e extraurbano, di avere condotte alternative e delle altre infrastrutture. Perché, in caso contrario, anche con l’acquedotto rifatto il Sud non ha nessuna possibilità di sviluppo perché mancano ferrovie, porti. Insomma, io rivendico la dignità del Sud. Un’azienda qui al meridione non può crescere come potrebbe farlo al Nord dove vi sono reti ferroviarie, reti stradali, contatti commerciali. Loro hanno condizioni favorevolissime.
Una fabbrica del Nord che dovesse operare con le condizioni in cui si trova il Sud fallirebbe.
@PG @DS